Il brigantaggio nella Fraschetta tra Settecento e Ottocento: le imprese di Antonio Mayno detto ‘Passapertutto’ [Alessandria in Pista]

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Copia di Cento cannoni per Alessandria [Alessandria in Pista] 33di Mauro Remotti

 

 

Il brigantaggio e il contrabbando nella zona della Fraschetta hanno origini antiche, risalenti almeno al XVII secolo[1], quindi ben prima delle gesta, note al grande pubblico, di Mayno della Spinetta, il ladro gentiluomo[2].

 

Negli ultimi anni del Settecento, il nostro territorio fu sottoposto alla dominazione francese[3], contro la quale si registrarono diverse insorgenze popolari a causa delle devastazioni provocate dalle continue guerre e dalla iniqua tassazione.  Inoltre, nell’arco temporale  di quattro anni (esattamente dal 1794 al 1798) le cattive annate agricole determinarono un aumento smisurato del prezzo del grano.

Nella maggior parte dei casi, la guerriglia anti-francese era in mano a feroci avventurieri (contrastati senza troppo successo dalla polizia sabauda), che saccheggiavano a più riprese il Monferrato e l’Alessandrino, proclamando talvolta effimere repubbliche.

Tra i banditi che imperversarono in quel turbolento periodo, rientra a pieno titolo Antonio Mayno[4], soprannominato “Passapertutto”. Di questo “altro Mayno”[5] abbiamo notizia attraverso la sentenza pronunciata dal Senato di S.M. in Torino, in data 19 agosto 1797, nella causa delegata al Reale Consiglio di Giustizia di Alessandria. La pena di morte “col mezzo del supplizio della ruota” venne poi commutata con l’impiccagione pubblica ad Alessandria.

La massima pena era stata comminata ad Antonio Mayno per i sui efferati atti di banditismo compiuti nell’area della Fraschetta, spesso insieme al sodale Giovanni Andrea Oddone.

In particolare, era stato accusato di avere tentato di introdursi, nei primi giorni del mese di dicembre del 1795 – congiuntamente ad altri tre complici – nella casa dell’ebreo Raffael Vitali della Torre situata nel Ghetto di Alessandria. Scoperto da una pattuglia militare, Antonio Mayno si diede alla fuga, ma venne raggiunto da Gaspare Piana, sergente di reggimento. Dopo una colluttazione, il bandito procurò  al poliziotto una ferita mortale.

Inoltre, Mayno e Oddone erano entrambi accusati di aver assalito il 19 giugno 1796, tra Cascinagrossa e San Giuliano, il soldato francese Rajnero Goudard, derubandolo della sciabola, delle pistole e del cavallo. Il maltolto fu poi restituito al militare in circostanze mai sufficientemente chiarite.

Un altro episodio che li vede coinvolti ebbe luogo il 27 agosto dello stesso anno. Sul principio dell’abitato di Spinetta Marengo, aggredirono il domestico Andrea Mourne, già al servizio del generale francese Serviez. Dopo averlo percosso, gli rubarono la bisaccia.

Più grave l’azione criminale accaduta qualche giorno più tardi. Con la partecipazione di altri malviventi, attirarono, a scopo di rapina, tre soldati francesi (fra i quali una donna vestita con abiti maschili) in una vigna vicino a Frugarolo. I malcapitati furono uccisi, e i loro cadaveri vennero sotterrati la mattina seguente.

Il provvedimento del Senato sabaudo evidenzia, in conclusione, che Antonio Mayno e Giovanni Andrea Oddone assalirono un soldato francese lungo strada maestra che da Alessandria andava a Tortona, ferendolo a colpi di coltello. Il militare, che aveva tentato di fuggire, venne poi ammazzato con un colpo di fucile sparato da “Passapertutto”.

 Non è dato sapere se tra Antonio Mayno e Giuseppe Mayno, re di Marengo e Imperatore delle Alpi, vi fossero legami di parentela. Sicuramente erano entrambi briganti, che però interpretarono il loro ruolo in maniera alquanto diversa: Antonio fu soltanto un brutale bandito da strada, mentre Giuseppe Mayno divenne il prode difensore dei più deboli contro i soprusi dell’invasore francese.

 

 

                                                             

[1] Fausto Miotti, Brigantaggio e ordine pubblico in Alessandria tra XVIII e XIX secolo, in Nuova Alexandria, n.8, 1999

[2] Vedi su CorriereAL gli articoli di Mauro Remotti dedicati a “Mayno della Spinetta: il Robin Hood della Fraschetta”.

[3] Nell’aprile del 1796, Napoleone Bonaparte sconfisse l’esercito piemontese prima a Millesimo e poi a Mondovì. Dopo avere firmato l’armistizio di Cherasco, il re Vittorio Amedeo III, dovette cedere ai francesi la Savoia, NizzaBreglio e Tenda. Gli succedette al trono Carlo Emanuele IV, il quale riuscì a mantenere la sovranità sabauda soltanto sulla Sardegna. Il 9 marzo 1799 il Piemonte venne annesso formalmente alla Francia. Nel contempo, però, le truppe austro-russe, comandate dal generale Aleksandr Vasil’evič Suvorov, sconfissero i francesi rioccupando Torino. A seguito della rapida e vittoriosa Seconda campagna d’Italia,  il Piemonte entrò a far parte del territorio francese sino alla “Restaurazione”.

[4] Fu Francesco.

[5] Claudio Zarri, L’altro Mayno della Spinetta, Rassegna Economia, n.2 – 1997 .