Premessa. Sa tempo mi documento sul “chiodo fisso” della Regione Piemonte: accorpare ASO e ASL/AL, ad un solo anno dalla scadenza del mandato di Chiamparino.
Due aziende oggi del tutto autonome, gestite da due Direzioni generali e che auspico rimangano tali e quali. Dal mio punto di vista di cittadina/paziente, e senza entrare nella diatriba politica, sono in accordo con ciò che ha scritto sull’accorpamento nei giorni scorsi il Dott. Giancarlo Forno: “Un’analisi (molto) critica della mozione Ravetti di accorpamento Asl e Aso di Alessandria”.
Con il Dott. Forno, per quel che ne so, sono in accordo molti medici che lavorano nell’ASO che comprende l’ospedale civile, l’ospedale infantile e il Borsalino.
L’ASL AL invece è un’altra “parrocchia” dell’universo sanitario regionale, la sede legale è in via Venezia in una grande struttura, dove ci sono gli uffici di gestione burocratica. L’ASL AL comprende i presidi ospedalieri nelle varie città della provincia, e i presidi sanitari come il nostro Poliambulatorio Patria.
Fanno parte dell’ASL/AL anche molte strutture che queste 69 pagine raccontano nel dettaglio.
Ho voluto fare questa premessa perché tanti sono i fruitori della sanità che non conoscono la differenza tra ASO e ASL, e come funzionano le due strutture.
Le mie esperienze in ambito sanitario: fino a ieri l’unica struttura sanitaria alessandrina utilizzata per le mie necessità è stato l’ospedale di Alessandria (ASO-Azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria).
L’ unica pecca da me riscontrata e denunciata più volte sono i tempi di attesa spesso inaccettabili, ma si sa che è un male nazionale grazie anche ai ‘tagli’ di medici e paramedici: quelli che ci sono non riescono a coprire le richieste. Il nostro ospedale, nonostante sia una struttura datata, ha tante qualità, a partire da un’ottima segnalatetica, sia che si entri da via Venezia, sia dallo spalto. L’utente sa sempre dove dirigersi, e questo è già un buon principio organizzativo che denota attenzione e buona direzione di tale struttura.
Altra qualità è la buona immagine di medici, paramedici, infermieri che si incontrano nei corridoi, compresi quelli nei reparti, con camici e uniformi candide che paiono appena usciti dalla lavanderia. Quindi decoro ma soprattutto igiene, che è alla base di una struttura ospedaliera: a questo aggiungo l’eccellenza e la professionalità del personale medico, infermieristico e anche amministrativo.
Arrivo alla mia recente esperienza personale.
La sera di venerdì 9 marzo ho avuto purtroppo un incidente domestico. Ho ‘tamponato’ come ho potuto sperando di non dover ricorrere a cure ospedaliere, ma data una certa gravità e aver trascorso la notte in bianco, sabato mattina mi sono recata al Pronto Soccorso, dove ho avuto l’assistenza necessaria. Ero però sprovvista di antitetanica. ed essendo fino settimana ho dovuto attendere lunedì 12, quando mi sono recata al Poliambulatorio Patria (vale a dire ASL/AL) per fare l’antitetanica.
C’ero stata parecchi anni fa per una pratica dei miei genitori, e già allora ricordo una coda infinita, in piedi, uno appiccicato all’altro e non esagero, in un lungo e stretto corridoio. Mi ero fatta una brutta opinione dell’ambiente, che ha uno scopo importante e complesso.
Lunedì 12 accompagnata da mio marito sono entrata al Patria, per non perdere tempo ho chiesto ad un impiegato di chi ‘spuntava’ solo la testa dietro ad un bancone dove dovessi andare, e mi ha risposto: “di là e poi sale al primo piano”. Ma le possibilità erano due: una e destra e una all’opposto, quindi mi sono fatta precisare il “di là”. Graziosamente con un cenno di mano l’impiegato mi ha indicato di ‘inforcare’ il corridoio di destra.
Arrivata al primo piano dopo quattro rampe di scale, ho provato a cercare una qualche indicazione: non trovandola ho ‘infilato’ la testa in un ufficio dove vi erano due (suppongo) dipendenti in borghese, a cui ho chiesto dove dovessi andare per una antitetanica. I due si sono guardati con punto interrogativo, consigliandomi poi di provare nel corridoio delle infermiere: ma dove erano le infermiere?
Perlustrando i corridoi del piano, pieni di persone in attesa ho trovato un’infermiera che andava di fretta, l’ho fermata per chiedere dove dovevo attendere, cosa dovevo fare etc.etc., e gentilmente mi indicò il punto. In effetti contro una porta vi era un foglio A4 con una serie di indicazioni elencate, bastava che supponessi di dover leggere lì prima di agitarmi. In attesa mi guardavo intorno, qualche brontolio, un signore che ne è andato spazientito e una signora si è messa a discutere educatamente con la prima infermiera che ha messo il naso fuori da una porta.
Arrivato il mio turno nulla da eccepire sull’infermiera che mi ha fatto il vaccino, ho riscontrato gentilezza e professionalità e in aggiunta mi ha fornito indicazioni per la medicazione del mio problema.
E veniamo al dunque, ed è una critica: le critiche o le osservazioni dei cittadini non dovrebbero offendere ma essere di stimolo a far meglio.
Ciò che ho visto non mi è piaciuto per niente. Il Poliambulatorio Patria ha una storia importante, ma purtroppo oggi questa struttura la ritengo inidonea all’utilizzo che ne viene fatto.
Scale a salire, scale a scendere, lunghi corridoi, la tristezza e la sciattezza desolante del luogo.
Per agevolare la buona fruibilità degli utenti, non sarebbe forse opportuno che tale servizio sanitario del Poliambulatorio fosse spostato nella grande area di via Venezia, che abbraccia addirittura un isolato, un tempo ospedale psichiatrico, ristrutturato dove vi è la sede legale ASL/AL e l’ARPA?
La struttura del Patria in Pista potrebbe ospitare la sede legale dell’ASL/AL, e i suoi uffici.
Il Poliambulatorio in un ambiente lineare a due passi dai due ospedali a mio parere sarebbe un intervento corretto. Sfruttare al meglio le possibilità di spazi idonei a beneficio dei cittadini di ogni età avrebbe dovuto essere prioritario. C’è sempre tempo, basterebbero le “persone giuste al posto giusto” e per intenderci capaci di gestire bene un settore di questa delicatezza.
Infine: la frase nella lettera del Dott. Forno, che ora cito, la dice lunga su ciò che una buona parte della struttura ASO andrà a perdere: “Singolare la parte “dispositiva” della Delibera di Giunta Regionale allorquando dichiara espressamente non l’accorpamento dell’ASL e dell’ASO di Alessandria, ma la costituzione di una nuova Azienda Sanitaria Locale denominata ASL AL (stessa denominazione dell’attuale ASL di Alessandria): leggasi l’ASO AL viene assorbita da parte dell’ASL AL, come se fosse un normale Presidio ospedaliero”.
Dopo Pasqua partirà la lunga campagna elettorale regionale, e lasciare decidere alla nuova amministrazione sarebbe più corretto che compiere una scelta forse discutibile a fine mandato.