Sanità e fusione di aziende: parole in libertà, mentre la competenza resta un miraggio [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

 

Sanità alessandrina fra parole in libertà, scarsa conoscenza delle norme, il tutto mescolato a memoria cortissima e strumentalizzazioni politiche. Al centro del contendere del dibattito politico, in cui non mancano aspiranti statisti che non conoscono bene nemmeno le competenze delle due aziende, c’è il progetto di fusione, avviato dalla Regione Piemonte, fra l’Asl e l’Aso (azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria). Il Consiglio comunale del capoluogo ha approvato un ordine del giorno, presentato dalla Lega Nord, contrario all’operazione.

Dopo alcuni passaggi in Commissione consiliare, il testo è stato portato rapidamente in discussione durante i lavoro consiliari. Evidentemente il risultato elettorale ha galvanizzato la maggioranza di centrodestra, dimenticando altresì che le amministrazioni locali ben poco possono fare sul piano della programmazione sanitaria. Ma tant’è. E allora giù di accetta sul progetto, che peraltro non è nemmeno ancora andato all’esame della Commissione regionale sanità e che potrebbe subìre modifiche e aggiustamenti vari prima dell’eventuale approvazione.

A parte gli svarioni registrati in Consiglio comunale in cui ancora una volta c’è chi ha parlato della futura ‘Facoltà di Medicina’ (le Facoltà sono scomparse con l’ultima riforma universitaria, mentre per Alessandria si parla dell’ipotesi, che per ora resta tale, dello sdoppiamento del corso di Medicina di Novara), non è mancato chi ha sbandierato una lettera sottoscritta a dicembre da molti medici ospedalieri a sostegno dell’attuale direttore generale, Giovanna Baraldi (che peraltro scade a maggio perché non ha più i requisiti), in cui venivano espresse critiche al progetto di accorpamento e si sparava a zero sugli ospedali provinciali di competenza Asl (criticata fra le righe del testo).

Insomma, di tutto di più. Senza dimenticare un altro intervento recente, quello di Giancarlo Forno, classe 1950, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che fino al 2005 ha svolto l’incarico di direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Alessandria (l’ultimo periodo lavorativo lo ha svolto all’Infantile). Forno smantella quella che definisce la “proposta di Domenico Ravetti” (in realtà la proposta approvata dal Consiglio regionale era stata presentata da Pd e Movimento 5 Stelle) seguendo un ragionamento di chi ha vissuto la prima e la seconda repubblica rimanendo ancorato a modelli della sanità ormai superati, mentre lo stesso Ravetti replica dichiarando “stupore che un ex dirigente non conosca, o non riporti, i dati della mobilità passiva, della produzione, del piano nazionale esiti, delle liste d’attesa e dei due bilanci. Basterebbe leggerli per capire che dobbiamo cambiare il sistema organizzativo esistente che è per natura concorrenziale e nei fatti poco funzionale”.

È finita? No. Infatti ad Alessandria pare ci sia chi sta facendo di tutto per modificare l’obiettivo del progetto di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) ospedaliero puntando su ematologia (uno dei campi di competenza di Candiolo) mentre l’ipotesi originale, condivisa anche a livello regionale, puntava sul potenziamento della ricerca sul mesotelioma e su un centro studi collegato alle patologie ambientali. Intanto proprio l’istituto di Candiolo si appresta a diventare hub regionale per contrastare la mobilità passiva e aumentare la ricerca. Quello che Alessandria dovrebbe altrettanto fare, a patto che si perseguano gli interessi pubblici e non quelli personali.

Il problema, in questa fase, non è scendere in battaglia con gli opposti schieramenti che si scontrano all’ultimo sangue per fare vincere il pro oppure il contro, piuttosto è analizzare – con gli strumenti e i parametri della sanità di oggi e senza dimenticare le reali risorse finanziarie a disposizione – con piena cognizione di causa e con competenza tecnica e clinica la nuova organizzazione della sanità regionale. Tutto qui. Ma forse è chiedere troppo.