Sempre più fiction [Il Flessibile]

 CorriereAldi Dario B. Caruso

 
Le cose che accadono qualche volta sono paradossali.

Ascolti una notizia, pensi come sia possibile, affondi in una fiction di prima serata e infine trovi addirittura plausibile la notizia stessa.

Alcuni lo chiamano meccanismo di autodifesa, altri assuefazione.

Sono finiti i tempi in cui gli attori delle soap opera morivano tragicamente per poi ritornare sulla scena a seguito della drastica picchiata dell’audience: oggi la realtà ha superato la fiction.

Al Festival di Sanremo vince una canzone apertamente fuori dal regolamento.

Tutto passa sotto silenzio, come nulla sia stato; si elogia a ragione la gestione della manifestazione, si festeggia la canzone che torna al centro della kermesse, si proclama la miglior edizione di sempre.

Se non fosse che il tutto è viziato da un’evidente falla, un grottesco gioco delle parti, una partita di interessi che modifica la realtà tramutandola in fiction.

La necessità di un protagonista risorto scavalca la legalità.

 

In alcune scuole italiane si sta radicando l’abitudine dei genitori di attendere i professori all’uscita e malmenarli, nel nome delle ingiustizie subite dai figli.

Non era difficile prevedere che, prima o poi, saremmo giunti a tanto.

Allentare sempre più la cintura fa sì che i pantaloni cadano e le mutande non proteggano a sufficienza una parte del corpo ormai logora.

Detto ciò, la necessità di una giustizia fuori dalla legge prevarica i diritti primari della persona.
Le parti politiche fingono di scannarsi a suon di proclami e slogan.

La situazione è drammaticamente esilarante, come fosse una sceneggiatura architettata da tempo.

I protagonisti.

Il vecchio, già defunto, riesumato e riportato in auge dal succedersi degli eventi, possiede due facce spendibili secondo occasione.

Il bello, giovane rottamatore sulla soglia dell’autorottamazione, possiede una faccia sola che sa però mostrare magistralmente secondo occasione.

Il cattivo, l’uomo implacabile col ghigno del buon padre di famiglia, sostiene posizioni insostenibili e raccoglie consensi comprensibili.

Il nuovo, tanto nuovo non è visto che ha difficoltà a gestire tra i suoi nuove facce affogate in vecchie rogne.

Il fantoccio, nonostante il prestigioso passato decide di prestare la faccia (e non solo) ad altri nomi appartenenti a ex apparati di ex partiti.

La mamma, usa Photoshop come non ci fosse un domani ma quando si presenta in pubblico tradisce le pieghe dell’età e delle idee.

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Nel bellissimo film “Viva la libertà”, il regista Roberto Andò fa pronunciare ad uno dei suoi protagonisti: “In fondo la politica e il cinema non sono così lontani, sono due mondi in cui il bluff e il genio coesistono, e spesso non è facile distinguerli”.

Mi scatta un profondo allarme.

Vuoi vedere che alla lunga perfino il commissario Montalbano, ultimo barlume di legge, ultimo buono burbero e sciupafemmine che assicura alla giustizia i veri cattivi, rischierà di annoiarci?