Rettore Emanuel: “L’obiettivo è partire in autunno con la facoltà di Medicina ad Alessandria. L’UPO sarà sempre più ateneo integrato: essere tripolari è un valore aggiunto”

Piemonte Orientale, i primi 20 anni dell’ateneo con Alessandria che resta sullo sfondo, mentre Vercelli e Novara diventano due quartieri della stessa città [Centosessantacaratteri] CorriereAl 1di Ettore Grassano

 

 

“Certamente concludere il mandato di Rettore con il via libera all’apertura della Facoltà di Medicina ad Alessandria mi farebbe molto piacere. Ma non si tratterebbe di un successo personale, semmai della tappa importante di un processo di crescita del nostro ateneo: che non è Alessandria, Novara o Vercelli, ma molto di più. E’ L’Università del Piemonte Orientale”.

E’ prima mattina, e il professor Cesare Emanuel è di ottimo umore. Ne ha tutte le ragioni: queste sono settimane frenetiche ma anche di grande soddisfazione per l’Upo, che a fronte di risultati di assoluto rilievo sia nelle classifiche sulla didattica che sulla ricerca, non smette di crescere, e di investire sul futuro. Il Rettore Emanuel (“il mio successore verrà eletto a maggio, ma entrerà in carica il 1 di novembre: ed io tornerò con piacere ad insegnare e a fare ricerca”) è certamente tra coloro che più in questi ultimi anni hanno creduto al progetto di ‘sdoppiamento’ del corso di Laurea in Medicina, con apertura dei corsi ad Alessandria, e ci spiega quali potrebbero essere ‘i tempi’, e anche le ricadute positive per il nostro territorio, di una simile decisione. Non solo: proviamo anche a capire meglio la situazione ‘logistica’ del polo alessandrino dell’Upo, la questione sempre aperta e ‘migliorabile’ dei servizi per studenti e docenti, e più in generale quale potrà essere la (rapida) evoluzione degli atenei pubblici in Italia.
Rettore Emanuel, partiamo da Medicina. Arriverà ad Alessandria, e quando?Cisl: "Fuga dalla sanità: giovani e anziani alessandrini vittime del 'caro cure'" CorriereAl
Siamo in una fase delicata, in cui è giusto avere entusiasmo, ma occorre anche essere concreti, e realisti. Noi siamo pronti, ma la decisione spetta ai Ministeri della Salute e dell’Istruzione, e alla conferenza Stato Regione. Quando si è trattato di ‘gemmare’ i corsi di Economia, o di Lettere, la scelta è stata soltanto nostra. Abbiamo osato, e i fatti ci stanno dando ragione. Per Medicina c’è il numero chiuso: abbiamo 100 posti all’anno a Novara, e da qualche anno aspettiamo il via libera per altri 50. Se come speriamo quest’anno sarà la volta buona, saranno destinati ad Alessandria. Lo sapremo a fine maggio.

 

Università del Piemonte Orientale, corsa a due per il Rettore? [Centosessantacaratteri] CorriereAlSe così fosse i corsi del primo anno partirebbero già in autunno?
Certamente sì, per poi andare a crescere, anno dopo anno, fino al completamento del corso di laurea. Ovviamente si tratterà di sviluppare una forte sinergia con le strutture sanitarie del territorio, a partire dall’Azienda Ospedaliera, ma mi pare ci sia piena sintonia. Mentre per i corsi teorici la nostra struttura agli Orti, che ospita il Disit, è sicuramente adeguata ad accogliere anche Medicina.

 

E’ evidente, Professore, che Medicina non è una facoltà qualunque: sarebbe destinata ad avere un impatto molto forte sul territorio, sul piano occupazionale, ma anche socio culturale…
Non c’è dubbio, è stato così a Novara, ed è così ovunque. Medicina rappresenta un propulsore, un lievito che ha forti ricadute sul territorio, di ogni tipo. Rappresenta un investimento importante per la città che va ad ospitarla, e offre ampie prospettive di sviluppo.

 

Alessandria è una città con l’Università, ma deve diventare città universitaria, ci Il mesto balletto per Palazzo Rosso [Centosessantacaratteri] CorriereAlripetiamo spesso nel dibattito cittadino. E’ autolesionismo, o c’è del vero?
E’ verissimo, ma vale per tutte le città in cui un ateneo va ad insediarsi, e a crescere poco a poco nel tempo, radicandosi. Se proprio vogliamo individuare una peculiarità alessandrina, diciamo che la crisi degli enti locali di questi anni, a partire dalle vicende del comune, non ha aiutato, da questo punto di vista. Fondamentale è sempre stato ed è il ruolo svolto da istituzioni come la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ma è chiaro che esiste ancora un deficit, sia in termini di strutture di accoglienza per studenti e docenti, sia in termini di servizi e di ‘osmosi’ tra l’università e il territorio. Occorre lavorarci, e sta succedendo.

Gli orologi del Municipio [Un tuffo nel passato] CorriereAl 5Nei mesi scorsi si è parlato sia di progetti legati sia a strutture della Diocesi, sia a strutture comunali, con dichiarazioni di intenti del sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Cosa c’è di concreto?
Premetto che una strada non esclude l’altra, e che anzi si tratta di percorsi complementari. Siamo di fronte ad un caso in cui l’offerta di servizi stimola e trascina la domanda: se si offrono agli studenti, e al corpo docente, opzioni di accoglienza di livello, è tutto il sistema Università a beneficiarne, crescendo. E con l’università cresce la città. Comunque: sul fronte Diocesi siamo agli accordi finali, presto speriamo di poter dare annunci concreti. Le proposte del comune sono assolutamente stimolanti: naturalmente si tratta di passare dalla fase delle idee, alla loro attuazione.

C’è anche chi propone soluzioni diverse: ossia un’accoglienza diffusa, in appartamenti privati, con contributi per gli studenti, e incentivi fiscali ai proprietari che affittano…
Sono cose diverse: è chiaro che la crescita dell’università traina anche il mercato degli affitti, come quello della ristorazione, delle librerie o dei servizi in generale. Ma quel che manca oggi ad Alessandria, per fare un altro salto di qualità, è proprio la presenza di studentati e luoghi di aggregazione e vita sociale insieme per chi si iscrive e frequenta. E’ quello il lievito che serve per diventare davvero città universitaria.

 

Il suo mandato di Rettore scadrà fra qualche mese: come è cambiato il ‘sistema Gli orologi del Municipio [Un tuffo nel passato] CorriereAl 5università’ in questi anni?
Ci sono state trasformazioni enormi, che continueranno, e saranno sempre più accelerate. Oggi il mondo è globale, e deve esserlo anche l’Università. Ci muoviamo in un contesto di concorrenza sempre più forte peraltro, e gli atenei giovani e ‘territoriali’ come il nostro devono saper fare di queste loro caratteristiche un punto di forza. Aprendosi anche a sinergie molto forti con altri atenei pubblici. Faccio un esempio molto concreto: se andrà in porto il progetto di trasferire gran parte dell’Università di Milano a Rho, a soli 15 minuti di auto dalla nostra sede di Novara, è evidente che questo potrebbe crearci contraccolpi. Ecco allora perché è importante da un lato vedere nel competitor, specie se pubblico come noi, un interlocutore e non un nemico: ragionando ad esempio su una piattaforma di offerta sempre più ampia, diversificata e integrata. Dall’altro lato però la nostra territorialità ‘tripolare’ diventa un valore. E far crescere il polo alessandrino (che, attenzione, è sempre Upo, non università di Alessandria) diventa fondamentale per raggiungere un target territoriale più ampio.

 

No ai campanilismi inutili insomma, e via libera alla crescita integrata Emanuel nuovadell’Upo sempre più tripolare. Lei professore ha un suo ‘delfino’, o erede designato, per il Rettorato?
(ride, ndr) No, assolutamente. Non credo ai nepotismi, e non ho mai lavorato per avere eredi. I percorsi personali non contano, conta la capacità di continuare nel percorso di crescita del progetto Università del Piemonte Orientale. Mi pare che in questi sei anni alcuni traguardi ‘di tappa’ siano stati raggiunti: passerò volentieri il testimone alla figura che verrà individuata a maggio, e da novembre tornerò a fare la mia parte di docente, a più stretto contatto con gli studenti. Ci rivedremo sicuramente anche ad Alessandria.