Fantasmi di strada [Il Superstite 366]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 
Quando un secolo fa frequentavo le scuole medie dell’Andrea Vochieri, una delle “trasgressioni” preferite era quella di tornare a casa, in Pista, attraverso il dedalo della “Cararola”, quell’insieme di vecchi cortili tutti collegati fra loro che dalle spalle dell’ex convento delle Orsoline poi adibito a istituto scolastico sboccava attraverso un percorso suggestivo e accidentato tra vecchie case (un tempo fabbricati della Borsalino quando ancora non esisteva la fabbrica) direttamente in Corso Cento Cannoni alle spalle di quella che oggi è l’Esselunga.

Oggi non esistono più le vecchie case e neppure il labirinto. Il vecchio è stato abbattuto ed è stato eretto il nuovo: eleganti, asettici e un po’ anonimi palazzi condominiali. Ma quella di un tempo era proprio un’avventura, una sorta di rito d’iniziazione alla quale non tutti intendevano sottostare. Qualcuno si sottraeva dicendo: «Ci sono i fantasmi!» e lo si mandava a quel paese, sepolto da pesanti allusioni alla propria pavidità, robe del tipo «Sei un cagasotto.»

Quando, tra gli anni ’80 e ’90, l’amico Gian Maria Panizza andò ad abitare nel bel mezzo della Cararola, in un meraviglioso terrazzo a confine tra due corti, scoprii che il cagasotto di trent’anni prima un po’ aveva ragione. Il Gian sosteneva di udire nottetempo (e non soltanto nelle notti di plenilunio, come recita l’originale nucleo della leggenda) il misterioso rumore sul selciato non asfaltato “come di zoccoli di legno” più o meno sempre intorno alla mezzanotte. «Una volta ho visto pure di chi si trattava e per un pelo non mi prende un colpo. Era novembre e mi trovavo appoggiato alla ringhiera a fumare una sigaretta quando sento questi rumorosi passi ormai familiari al mio orecchio e scorgo di sotto una figura biancastra ed evanescente, senza dubbio una donna. Sai, non ho provato alcuna paura.
Anzi, ho avvertito un sentimento positivo. Ma tutti nella Cararola sanno chi è. È la Suclen, lo spirito inquieto di una suora che ai tempi dell’Inquisizione venne murata viva in una segreta del Convento delle Orsoline in via Lodi. La imprigionarono perché fece come la Monaca di Monza e altre sue sorelle, ovvero tradì i voti di castità per la carne, forse un cuoco o uno stalliere. Una volta non scherzavano. Comunque da allora vaga senza pace, ma senza odio, tra questi vicoli. Forse qui c’è ancora qualcosa da cui non intende staccarsi».

Fantasmi di strada [Il Superstite 366] CorriereAl

Riferisce Franco Castelli che storie analoghe si sentono un po’ dappertutto, ad esempio a Novi Ligure, ma senza andare oltre i nostri confini, ricordo che durante la mia infanzia si vociferava nel rione Pista di una monaca che, per ragioni identiche a quelle della Suclen, si era impiccata dentro Villa delle Rose, dalle parti del Gypsy’s, e che di notte il suo spirito tornava a terrorizzare le suore. Castelli riporta anche di fenomeni poltergeist avvenuti in una casa, proprio di fianco al Convento delle Orsoline durante gli anni precedenti la prima guerra mondiale. Come informa lo studioso alessandrino (La Città, marzo 1997), nell’alloggio abitato dal canonico Volante, professore di fisica al seminario, “uomo colto ma stravagante”, in certe ore del giorno, ma soprattutto di sera, si udiva un gran frastuono: “colpi ben assestati, oggetti trascinati e lasciati cadere di botto, ruote che giravano e macinini che cigolavano”, e Lucia Lunati, madre di Fausto Bima, quando sentiva il baccano, “diceva in dialetto che don Volante batteva la fisica”. Lo riporta lei stessa nel libro La mia cara Alessandria (Ferrari, Occella & C, Alessandria, 1968) e di sicuro la Lunati, al di là delle tante interpretazioni che si possono dare sulla “fisica”, alludeva probabilmente alla pratica della seduta spiritica effettuata con il tavolino a tre gambe in grado di richiamare nell’Aldiqua spiriti burloni e rumorosi.

La Lunati però offre anche altri spunti interessanti. Nella casa in questione, i “battiti” – evidentemente un poltergeist, una fenomenologia d’infestazione — continuarono anche dopo che quegli inquilini traslocarono. Continuarono cioè a farsi udire a casa vuota.
E l’autrice riporta così che “in quella casa si continuò a battere la fisica, anche dopo la partenza degli inquilini”. Senza porsi troppi problemi su chi la battesse “la fisica”. Il riferimento implicito — anche se non espresso, quasi autocensurato perché forse troppo grezzo e in odore di superstizione dato il periodo (siamo alla vigilia di una guerra – è ovvio: gli “spiriti”, di sicuro evocati ma non congedati, continuavano a farsi sentire. Loro stessi in prima persona “battevano la fisica”. Varrebbe qui la pena di sottolineare che l’alloggio in questione, sede del presunto poltergeist, faceva parte dell’antico complesso abitativo che aveva, appunto, ospitato il convento delle Orsoline. E il cerchio sembra chiudersi, tornando al nostro personaggio della Suclen.

Val la pena di aggiungere che la tradizione delle sedute spiritiche in Alessandria non è mai venuta meno, alimentando un folclore moderno che ha preso vigore sin dagli anni ’70 senza conoscere tramonto. Il fatto è che le sedute andrebbero condotte con cognizione di causa.

Proprio in quel periodo, in via Volturno, più o meno all’altezza del ristorante Moscardo, un automobilista – giornalista piuttosto noto – perse il controllo della propria auto e centrò una mezza dozzina di Fiat 500, posteggiate a destra e a sinistra. A suo dire era stato terrorizzato da un’orribile e gigantesca forma nera umanoide che gli si era parata di fronte all’improvviso sbucando da un portone sul lato destro. Ebbene, all’interno della casa popolare antistante – a destra – l’incidente, un gruppo di persone insospettabili aveva appena terminato una “seduta”, dimenticandosi, pare, di “congedare” l’entità chiamata a partecipare all’allegra riunione. Non è dimostrabile alcun collegamento tra i due eventi (seduta e sinistro), ma tutte le macchine incidentate erano di proprietà degli acchiappafantasmi.