L’università del futuro fra bit e democrazia. Per Alessandria sarà davvero la volta buona? [Centosessantacaratteri]

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10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

 

Quale università per il futuro? Una domanda “posta paradossalmente poco in Italia”. E una domanda, verrebbe da aggiungere, posta poco ad Alessandria, città dove sono state gettate le basi, già negli anni Ottanta del secolo scorso, dell’Università del Piemonte Orientale che festeggia i vent’anni.

Il capoluogo sta comunque cercando di uscire finalmente dal torpore che per troppo tempo ha, di fatto, relegato l’Ateneo a comparsa sempre sullo sfondo del tessuto sociale, con solo una parte del sistema industriale che fin da subito ha iniziato a interagire, seguito poi ad alcuni ambienti professionali. La dimostrazione, all’interno di un quadro ancora largamente incompiuto, arriva da alcuni protagonisti locali, come la Fondazione Cassa di Risparmio che ha voluto riprendere il ciclo di incontri sul tema ‘Interagire con il futuro. Nuove tecnologie, nuove opportunità’, organizzato in collaborazione con ‘Codice Edizioni’, proponendo un confronto che ha visto protagonista proprio un Dipartimento alessandrino, insieme all’ospite che ha formulato la prima riflessione: Juan Carlos De Martin, codirettore del Centro Nexa, il centro di ricerca interdipartimentale del Politecnico di Torino, che studia le componenti della forza di Internet e i suoi effetti sulla società, autore del volume ‘Università futura tra democrazia e bit’ (Codice Edizioni, casa editrice di Torino fondata da Vittorio Bo e Maria Perosino nel 2003). Con Juan Carlos De Martin ha dialogato Salvatore Rizzello, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali. Presentati da Antonio Maconi, vicepresidente della Fondazione Cra, e coordinati da Vittorio Bo, hanno dato a un confronto che ha stimolato il pubblico, presente in misura decisamente maggiore rispetto agli incontri precedenti.

L’università del futuro fra bit e democrazia. Per Alessandria sarà davvero la volta buona? [Centosessantacaratteri] CorriereAl

“L’iniziativa – sottolinea Pier Angelo Taverna, presidente della Fondazione Cra – si propone di informare il pubblico sui mutamenti in corso nella società con il supporto di docenti e ricercatori di livello nazionale e internazionale”. Lo scopo è illustrare “i grandi cambiamenti in corso” e uno di questi vede al centro proprio l’università. Per la quale è arrivato il momento della svolta. “Bisogna partire dal dato storico e guardare almeno a 20-30 anni” dice subito De Martin. Nel salone della Fondazione Cra risuonano le parole che riprendono alcuni dei concetti che si possono leggere nella introduzione del volume: “Come mai in Italia si scrive da sempre molto di università (anche se meno che in America) ma pochissimo su quale idea di università? Siamo noi a essere più lungimiranti, forse perché l’università e nata in Italia quasi mille anni fa e quindi siamo naturalmente depositari di qualcosa che sfugge agli altri? Non credo, sono convinto che siano in particolare gli anglosassoni ad avere ragione e noi torto: non è affatto scontato, infatti, quale debba essere il ruolo dell’università nella società”. Il libro di De Martin merita una attenta lettura perché vuole “parlare a tutti coloro che hanno a cuore il futuro del paese: non si può, infatti, parlare del futuro dell’università senza parlare anche, e a fondo, del futuro dell’Italia. E viceversa”.

A giudizio del codirettore del Centro Nexa “abbiamo di fronte cinque sfide da cui dipende il futuro dell’umanità: ambientale, tecnologica, economica, geopolitica e democratica. Sfide a cui si aggiunge, per noi italiani, quella rappresentata dal futuro sempre più incerto del nostro paese. Dopo oltre vent’anni focalizzati sugli aspetti economici della missione dell’università, è ora di riscoprirne le radici umaniste e di portarle nel ventunesimo secolo”. Nei venti minuti di intervento, ecco arrivare a un certo momento la riflessione sull’università “che deve guardare fuori dalla finestra, immergersi nel mondo in cui vive”, puntando a un cambiamento della didattica e della ricerca cercando di essere davvero capace di declinare concretamente quella interdisciplinarietà “molto lodata in pubblico, ma attivamente scoraggiata in pratica”. E se l’aspetto tecnologico “è importante”, c’è però bisogno “di qualcosa in più: la contaminazione umanistica con le scienze umane e sociali”. È questo il modo di assicurare quel valore aggiunto che può fare la differenza nell’educazione e formazione che deve guardare a un futuro che è già domani.

Non sarà sfuggito alla platea che ad Alessandria esiste da tempo parte di quell’università tratteggiata da Juan Carlos De Martin. Già quando c’erano ancora la Facoltà, sia sul fronte di Giurisprudenza, sia con Scienze, per prime, sono stati avviati percorsi di studio e di interazione con il territorio che hanno trovato proprio nella interdisciplinarietà un elemento di forza. Con la riforma e la nascita dei Dipartimenti il processo è continuato con successo. E adesso è l’intero tessuto locale che comincia a rendersi conto del patrimonio di cultura, conoscenza e ricerca che ha a disposizione. Nell’intervento di Rizzello e nel successivo, breve per motivi di tempo, dialogo con l’ospite, si è parlato anche di “comunità”. Quella che “deve essere l’università, insieme alla città”. La capacità del “dialogo costante con la società” è una delle chiavi di volta, puntualizza Rizzello.

Sarà la volta buona, dopo vent’anni? Il processo avviato avrà bisogno di verifiche e messe a punto complesse e costanti. Ma, come dice Gianfranco Cuttica di Revigliasco, sindaco di Alessandria, il fatto di volere finalmente dare il via alla “costruzione delle strutture permanenti (per prime quelle residenziali per gli studenti, ndr)” sintetizza l’obiettivo della “simbiosi fra opportunità formativa e necessità della società alessandrina”. Si vedrà da adesso in avanti se quelle pronunciate saranno le ennesime dichiarazioni di principio, oppure se il giro di boa è reale. Ciò che appare fondamentale è che in tutti i protagonisti vi sia quella conoscenza, competenza, passione e chiarezza di obiettivi, necessarie affinché Alessandria passi da ‘città con l’università’ a città universitaria.