Surrealismi di Savinio e Landolfi [Novecento]

Surrealismi di Savinio e Landolfi [Novecento] CorriereAl 2di Pietro Mercogliano

 

 

Se in generale l’opera d’Arte ha la funzione di comunicare attraverso un linguaggio sensibile l’intuizione di un significato che esiste oltre il tessuto del reale, la corrente del Surrealismo porta questo concetto alle estreme conseguenze: e racconta, attraverso un suo corredo di simboli affatto privo di referenti che possano ritenersi univoci, l’esistenza di un mondo onirico fatto di forme da dormiveglia e deliranti associazioni.

E se una vena surrealista è sempre esistita nella storia delle Arti, è nel primo dopoguerra che – su ispirazione di “L’interpretazione dei sogni” di Freud – insieme ad altri movimenti di avant-garde il movimento surrealista dà esplicitamente una definizione di sé stesso.

Probabilmente le piú note espressioni di Surrealismo appartengono alle Arti Figurative, in particolare grazie all’elefantiaca personalità e al genio di Salvador Dalí; ma vi fu anche un Cinema surrealista, e lo stesso Dalí vi ebbe un ruolo fondamentale; e pressoché ogni espressione artistica, dalla Cucina alla Musica, ebbe il suo Surrealismo.

Né la Letteratura fu da meno: anzi, nella sua origine il Surrealismo è soprattutto un movimento letterario.

Seppure la gran maggioranza degli scrittori surrealisti sia stata francese, non è mancata anche all’Italia qualche firma che si rifacesse a questa estetica.

Bisogna citare almeno Alberto Savinio, che in realtà si chiamava Andrea Surrealismi di Savinio e Landolfi [Novecento] CorriereAlFrancesco Alberto de Chirico ed era il fratello minore del celeberrimo pittore Giorgio. Alberto Savinio fu pittore a sua volta e musicista, oltre che scrittore.
Tipico di tutta la sua opera, in ogni forma di espressione, è il gusto per la citazione (in particolare del Mondo Classico): come porzioni di rovina in un’ampia piana o squarci di sogno nei primi minuti del mattino, elementi di citazione affiorano per un moto guidato da cause tanto complesse ed inconsce da apparire casuale. Si tratta di suggestioni, del suggerimento continuo che l’accumulo strano di simboli porti il suo significato inafferrabile.
Spesso la matrice simbolista è nelle sue opere come nascosta; sia in pittura sia in letteratura, accanto a opere smaccatamente simboliste, produsse anche lavori di apparentemente piú piana ispirazione: ritratti da un lato, biografie di personaggi famosi e reportage di viaggio dall’altro. Ma, anche in questi casi, l’onnipresente ironia dell’Autore e la voluta scarsità di rigore nella forma hanno proprio lo scopo di distogliere dal senso letterale e sussurrare l’esistenza di qualcosa d’altro.

Surrealismi di Savinio e Landolfi [Novecento] CorriereAl 1Un ruolo simile ha l’ironia in un altro surrealista nostrano: Tommaso Landolfi. La sua è un’ironia assai piú aristocratica, mestamente sferzante su quasi ogni aspetto della Società a lui contemporanea.
Landolfi, appartenente a un’antica famiglia del caduto ambiente borbonico, si chiude nel suo Linguaggio barocco e sorride del Mondo. I suoi racconti hanno la nettezza e l’allusività dell’apologo, sono semplici e difficilissimi, oscuri e folgoranti. La magia vi convive con la quotidianità, e un sentimento di stampo romantico vi sogghigna commosso.

Nettamente meno legato al gusto della citazione in quanto tale, Landolfi fu però attivo conoscitore della Letteratura: e traduttore dal Russo oltreché dal Tedesco e dal Francese.
Non è affatto masochismo, ma sadismo verso sé stessi quello che informa il crudo sguardo con cui Landolfi rivela il Mondo: e tutto avviene in una Lingua quasi troppo elegante, bellissima, immediatamente riconoscibile.
Attraverso forme nettamente distinte ma apparentemente incongrue, il Surrealismo descrive strati della Realtà altrimenti inattingibili.