Bufale, proteste e disinformazione

print

Soro Bruno 1di Bruno Soro
www.cittafutura.al.it

 

 
“…l’umanità tende a essere un po’ credulona, e a bersi tutto quello che le viene propinato. Un buon atteggiamento sarebbe invece chiedersi sempre se l’informazione che stiamo ricevendo è vera o falsa, e in caso di dubbio andare a verificare.
I primi a dover fare questa informazione dovrebbero essere proprio i giornalisti, coloro che confezionano le informazioni e le divulgano: in alcuni casi ciò non accade e vengono spacciate per notizie enormi bestialità”.

D. Degl’Innocenti e Chiara Segré, “Cacciatori di bufale. Come riconoscere e smascherare le notizie infondate e le leggende metropolitane nella realtà e nel Web”, Edizioni Sonda, Casale Monferrato 2017

 
Se è vero quanto ebbe a scrivere Carlo M. Cipolla (1922-2000), uno dei più importanti “cacciatori di bufale” del Novecento, in un saggio pubblicato per ironia della sorte lo stesso anno della disastrosa alluvione che ha colpito Alessandria e l’intera regione piemontese nel novembre del 1994 (1), c’è di che preoccuparsi. “Vien sovente ripetuto da persone che si credono o vogliono parere dotte e sagge – scrive Cipolla – che la storia è maestra di vita e che l’uomo apprende molto dall’esperienza!”

Dopo più di quarant’anni di ricerche e di indagini storiche egli si sarebbe convinto “che questa ingenua convinzione fa acqua da tutte le parti e che l’uomo non impara un accidente di nulla né dalla sua esperienza personale né da quella, collettiva o individuale, dei suoi simili e continua pertanto a ripetere con monotònica pervicacia gli stessi errori e gli stessi misfatti, con conseguenze deleterie per il progresso umano.”

Sfogliando le notizie di cronaca pubblicate a partire da metà ottobre in merito ad un Anniversario dell’alluvione del 6 novembre ad Alessandria CorriereAlpresunto maggior rischio alluvionale lamentato nel corso di una «tavola rotonda», promossa sotto un’arcata del ponte Forlanini dal comitato alluvionati “Oltre il fango”, c’è da rimanere allibiti: cito per tutti il titolo sparato a caratteri cubitali da La Stampa giovedì 26 ottobre: “Il Tanaro minaccia come nel ‘94”. Ora, coloro i quali, come il sottoscritto, oltre ad avere subito quell’alluvione hanno seguito in questi ventitré anni i lavori per la messa in sicurezza di Alessandria dalle esondazioni del Tanaro e della Bormida sanno bene che, stando ai dati riportati nel documento ufficiale dell’Autorità di Bacino “Linee generali dell’assetto idrogeologico e quadro degli interventi sul Bacino del Tanaro” (Parma 2000), gli eventi alluvionali che hanno riguardato il bacino del Tanaro nell’arco di poco meno di un secolo e mezzo sono stati 29, con una media di quasi uno ogni 5 anni, ma che la città di Alessandria risulta essere stata interessata in maniera significativa solo dall’evento alluvionale del novembre 1994. Aggiungerei, per aggiornare la statistica, anche l’evento di piena del 24-26 novembre dello scorso anno.

Inoltre, come ho avuto modo di scrivere qualche settimana prima dell’evento di piena dello scorso anno per la rivista Nuova Alexandria, pubblicato sul numero unico del 2017 (2), il permanere di fantasiose «bufale», come quella di coloro che ritengono che la città di Alessandria sarebbe oggi ancor meno sicura di allora dalle esondazioni dei fiumi, al pari di chi ascrive la causa di quell’evento all’apertura di fantomatiche quanto inesistenti dighe, fa sì che valga ancora una volta la pena, come ci chiede l’amico Pier Luigi Cavalchini di “discutere pacatamente, senza metterla in rissa”.

 CorriereAlLa prima cosa sulla quale occorre essere d’accordo è che, incontestabilmente, un evento alluvionale come quello del 1994 NON PUÒ PIÙ RIPETERSI CON LE STESSE MODALITÀ DI ALLORA. Sono infatti mutate quelle che i fisici chiamano “le condizioni al contorno”: sono state costruite arginature, sia in sponda destra che in sinistra del Tanaro (quest’ultima a difesa della ferrovia e in allora inesistente); sono stati demoliti e ricostruiti, in conformità alle prescrizioni normative del Piano Stralcio PS-45, sia il vecchio ponte della storica ferrovia Torino Genova (il cui intasamento ha provocato la formazione di un enorme invaso svuotatosi nella tarda mattinata del 6 novembre in seguito al cedimento della massicciata della ferrovia) e il vecchio ponte Forlanini (due ponti storici la cui demolizione nessuno ha lamentato); sono stati costruiti due nuovi ponti, il Tiziano, fortemente voluto dall’allora Prefetto di Alessandria Vincenzo Gallitto, in quanto ritenuto “funzionale all’adeguamento del ponte Cittadella”, ed il ponte della Tangenziale (un’opera quest’ultima che fa da argine ad una contestuale esondazione del Tanaro e della Bormida); è stato demolito il ponte Cittadella ─ la cui presenza, sia detto per inciso, avrebbe sicuramente provocato la tracimazione del Tanaro nell’evento alluvionale del novembre dello scorso anno ─, sostituito dal nuovo ponte Meier.
Pertanto, chiunque sostenga che oggi “la città di Alessandria sarebbe ancor meno sicura di allora” mente sapendo di mentire: trattasi di una clamorosa bufala che va smentita nella maniera più categorica.

Capisco che per chi ha paura ─ specie se si tratta di persone anziane che abitano nelle aree maggiormente colpite dalla disastrosa alluvione del 1994 ─ sia più rassicurante credere a una bugia (del tipo “hanno aperto le dighe”) piuttosto che fare lo sforzo di documentarsi su come siano andate veramente le cose e vivere costantemente nell’incertezza che ciò possa accadere di nuovo. Bene ha fatto quindi l’ing. Carlo Condorelli, a capo della Direzione territoriale idrografica A27 del Piemonte Orientale, a sottolineare che il pericolo lamentato dal Comitato Alluvionati circa il fatto che “Alberi e sabbia fanno da tappo al Tanaro” è “sopravvalutato”, così come ha fatto bene don Gino Casiraghi, parroco della parrocchia di S. Maria della Sanità degli Orti e Presidente dell’Associazione volontari per la protezione civile Orti Sicuro, a ribadire che “La pulizia sotto il ponte Forlanini, quella che chiede il Comitato, aumenterebbe la sicurezza solo di pochi centimetri, oltre ad auspicare che, per “quanto riguarda il Tanaro e i fiumi in generale, bisogna educare (i cittadini) a saper leggere la realtà e i corsi d’acqua”.

Giova, a questo proposito, ricordare che sul sito di Orti Sicuro (http://orti-sicuro.blogspot.it/), attivo dal 2012 e visitato da oltre 134 mila accessi, sono disponibili per tutti coloro che dispongono di un collegamento a internet i dati sulle previsioni del tempo (quelle di Meteo Liguria, basate sui modelli meteo-marini, forniscono previsioni assai attendibili sui quantitativi di pioggia che cadranno, in successione di 12 ore in 12 ore fino alle successive 72 ore); i dati sulle precipitazioni in Piemonte nelle ultime 3-12-24-48 ore (che consentono di prevedere il possibile innalzamento dei fiumi); nonché i livelli idrometrici in tempo reale (sempre aggiornate) del Tanaro, della Bormida e di tutti i loro affluenti: tutte informazioni estremamente utili per farsi un’idea circa la pericolosità di qualsiasi evento di piena.

Capisco anche che cavalcare la protesta faccia notizia, ma così facendo si fa cattiva 23 anni dopo l'alluvione: la strategia dello struzzo CorriereAlinformazione e si alimenta la paura, oltre a minare la qualità e l’affidabilità di un quotidiano. Credo non sia stato un buon servizio nelle ultime settimane alimentare la paura con titoli come: “Alessandria non è ancora in sicurezza” (La Stampa, di lunedì 6 novembre). Un conto, infatti, è dare spazio ad una denuncia seria e documentata come quella della dottoressa Gianna Calcagno sulle “problematiche idrogeologiche riguardanti il tratto del fiume Tanaro che influisce sulla sicurezza della città di Alessandria” (documento che verrà illustrato martedì 14 novembre alla Commissione Consiliare Sviluppo del Territorio, il cui contenuto è stato anticipato nel servizio di Piero Bottino su La Stampa di domenica 15 ottobre), altra cosa è riportare insistentemente per giorni le preoccupazioni di un Comitato che lamentava la (presunta) pericolosità di problemi come “la pulizia del fiume” (nel frattempo in parte affrontati e risolti dall’AIPo), e che sollecitava la Regione ad “occuparsi delle delocalizzazioni” di attività che insistono sulle aree golenali. Cosa sacrosanta e legittima, ma che riguarda la tutela di precisi interessi individuali.

Il tutto però è avvenuto sottacendo alcune questioni che, a mio avviso, meriterebbero invece una maggiore attenzione e di essere ricordate. Il 23 gennaio 2017 davanti alla Commissione Sicurezza presieduta dall’ ing. Claudio Lombardi, della precedente amministrazione, l’ing. Carlo Condorelli ha illustrato una relazione sull’evento di piena del 24-26 novembre 2016 nella quale venivano precisati tutti gli interventi effettuati dall’AIPo “per somma urgenza, ordinaria manutenzione e ricalibratura dell’alveo” nelle varie provincie piemontesi dal 1994 all’ottobre 2016 (e relativi costi sostenuti), unitamente a quelli ancora in progetto al fine di aumentare ulteriormente la sicurezza di Alessandria dalle esondazioni del Tanaro e della Bormida.

Dopo avere illustrato gli interventi più recenti per la messa in sicurezza del nodo idraulico di Alessandria su Tanaro, Rio Loreto e Bormida, (3) l’ing. Condorelli ha espresso in quella sede alcune considerazioni sull’evento di piena del novembre 2016, mettendo in risalto che “In generale in tutte le sezioni idrauliche di riferimento si sono superate le relative soglie di pericolo, le acque sono esondate in golena, andando ad interessare le opere arginali presenti, che sono state sollecitate per un arco temporale significativo, garantendo comunque il contenimento dei livelli di piena, anche se in taluni tratti con franco arginale ridotto”.

In particolare è stato precisato che per quanto ha riguardato il tratto del Tanaro tra Asti e Alessandria, “Le acque sono rimaste contenute nei rilevati arginali, anche se con franco ridotto in taluni tratti, con laminazione nelle golene”. Quanto al tratto di attraversamento di Alessandria, “le acque di piena (del Tanaro) sono state tutte contenute all’interno del sistema arginale, anche se con franco ridotto in taluni tratti”, precisando altresì che “l’evento di piena ha anche interessato il fiume Bormida”.

In buona sostanza, quindi, il completamento di tutti gli interventi per la messa in sicurezza del nodo idraulico di Alessandria Tanaro-Bormida-chiavica Rio Loreto, ha garantito il transito del colmo di piena. Questo per quanto attiene la memoria storica, senza peraltro dimenticare gli interventi in somma urgenza dell’AIPo per porre rimedio ad alcuni danni provocati dall’evento di piena. (4)

Se rivolgiamo invece lo sguardo al futuro, in quella Relazione ci si soffermava sulla “necessità di procedere (…) alla realizzazione di un sistema di casse di laminazione delle piene a partire da monte di Alba (CN) fino ad Alessandria (Casse di laminazione di Alba (CN), Isola d’Asti (AT), Rocchetta Tanaro (AT), Alessandria (AL)), per la riduzione del colmo di piena”, precisando inoltre che “un ulteriore beneficio in Alessandria si otterrebbe con l’abbassamento della soglia esistente a valle del nuovo ponte Cittadella (Ponte Meier)”.

Quindi, e in conclusione, tanto clamore per nulla? Niente affatto. L’aspetto più interessante di quella Relazione riguarda, a mio avviso, una diapositiva (per comodità del lettore riportata più sotto)  che compare sia in testa sia alla fine della presentazione riguardante la cosiddetta “carta della pericolosità da alluvione”. Una cartina che andrebbe affissa, opportunamente ingrandita, nell’androne del Comune di Alessandria in modo che tutti i cittadini prendano coscienza che la sicurezza assoluta non esiste (nemmeno qualora venissero ultimati tutti i lavori, casse di esondazione comprese).

Bufale, proteste e disinformazione CorriereAl

Da quella carta si evince chiaramente come, in sponda destra del Tanaro, metà centro storico e gran parte di quell’area che insiste all’interno della Tangenziale (che comprende oltre al quartiere Orti, il Villaggio Commercianti, e il Cimitero), al pari dei quartieri di Astuti, dell’Osterietta e di San Michele in sponda sinistra, rientrino nell’area definita nella legenda della cartina tra gli scenari di alluvione «rari» (e quindi non impossibili). Tutti questi insediamenti risultano pertanto inclusi nella cosiddetta fascia C del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF), un provvedimento adottato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino nel 1997 e confluito nel Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) nel 2001, stranamente rimosso nel recente dibattito sulla sicurezza di Alessandria dalle esondazioni dei fiumi. Si tratta di un’area classificata nella Presentazione del PSFF “di inondazione per piena catastrofica, costituita dalla porzione di territorio (…) che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi” rispetto alla cosiddetta «piena di riferimento», quella assunta quale base per tutti i lavori progettati e realizzati per la messa in sicurezza della città.

Auspicando che i responsabili dell’Amministrazione comunale si facciano carico di rivedere il Piano Comunale di Protezione Civile, in modo tale da fornire indicazione a chi risiede nelle zone soggette ad evacuazione in merito ai comportamenti da tenere nelle situazioni di rischio (dando chiare indicazione su quali siano le aree di raccolta per i cittadini evacuati, dove parcheggiare le auto, sulle norme di comportamento da tenere in caso di alluvione e così via), consiglierei a tutti coloro che abitano in quest’area e non riescono a convivere con il rischio di subire i danni di una prossima alluvione (quando mai dovesse accadere), di prendere in seria considerazione la possibilità di trasferirsi in una zona più sicura, e a chi invece sceglie di rimanere, di tenersi informati, di restare sempre vigili nelle situazioni di allertamento e di sottoscrivere una polizza di assicurazione contro gli eventi catastrofici. Con buona pace degli “untori di bufale”, di chi cavalca le proteste e di chi fa cattiva informazione.

 

 

(1) C.M. Cipolla, Tre storie extra vaganti, il Mulino, Bologna 1994, pp. 17-18.

(2) L’estratto di questo articolo è disponibile per chiunque volesse documentarsi sulle cause (irripetibili con le stesse modalità) della disastrosa alluvione di ventitré anni fa sul sito di Orti Sicuro (http://orti-sicuro.blogspot.it/).

(3) Per quanto riguarda il fiume Tanaro e Rio Loreto gli interventi effettuati dall’AIPo hanno riguardato, cito testualmente “la realizzazione della chiavica in corrispondenza della confluenza del Rio Loreto compreso il completamento sistema arginale in corrispondenza dell’immissione del Rio in Tanaro, l’adeguamento in quota e il completamento dell’argine dx e sx del Fiume Tanaro dall’ex ponte della Cittadella alla confluenza Bormida in comune di Alessandria”. Per quanto concerne invece il fiume Bormida essi hanno riguardato “il completamento del sistema arginale del fiume Bormida nel tratto in sinistra idraulica compreso tra il ponte ferroviario della linea Torino-Genova a sud e poco a valle del ponte autostradale a nord, in comune di Alessandria”.

(4) Tali lavori hanno riguardato “il ripristino e rialzo arginale per pericolo di sormonto argine strada Grilla sino a Cascina Sardegna e il contenimento della filtrazione sul paramento lato campagna del rilevato arginale in destra idraulica del fiume Bormida in località Stortigliona”, nonché “il consolidamento di sponda in corrispondenza del muro arginale esistente in destra Tanaro in località Orti”.