Noise [Il Superstite 351]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

 

Il rumore, i rumori. Il suono, i suoni, l’accozzaglia di entrambi. Decibel. A quanti si può morire? Stante il lavoro dell’ESA  (l’Agenzia Spaziale Europea) che ha recentemente costruito uno strumento per verificare la resistenza alle vibrazioni di satelliti, razzi e shuttle destinati allo spazio, la soglia della mortalità è di 154 decibel. L’apparecchio in questione, composto da quattro corni che vengono azionati in contemporanea, sviluppa un suono propagato di quell’intensità, ma di per sé non sono i decibel a uccidere bensì i danni irreversibili provocati dalla pressione sui timpani. L’esposizione infatti distrugge i condotti uditivi in pochi secondi. Quando il fenomeno avviene, nel  corpo umano si producono mortali emboli di aria che, partendo dai polmoni,  arrivano fino al cuore e uccidono la vittima in pochissimo tempo. Questo ammesso che lo sfortunato sia ancora vivo e che la pressione del suono non lo uccida facendo esplodere i polmoni durante l’esposizione. Va da sé che le precauzioni per chi lavora a contatto con tale micidiale dispositivo siano enormi e che esistano efficienti misure di sicurezza per  impedire incidenti, ma l’esistenza di tale congegno non è che la ciliegina sulla torta di un vastissimo repertorio di funambolismi acustici usati come vere e proprie armi in ambiti militari e sperimentali: infrasuoni, ultrasuoni, basse frequenze, onde d’urto, granate incapacitanti e magnetofoni giganti sono stati usati e si usano tuttora in tutte le troppe guerre sporche che si combattono nel mondo. Persino i cosiddetti “suoni fantasma dal cielo” o “Trombe del Giudizio” si sospetta che abbiano un’origine di questo tipo, al di là dei numerosi fake confezionati ad arte che circolano in rete e sugli youtubes.

Un argomento comunque affascinante che però stranamente non ha coinvolto più di Noise [Il Superstite 351] CorriereAltanto cinema e letteratura. Al di là di un metafisico e inquietante The Shout di Jerzy Skolimowsky, uscito nel ’78 in Italia con il titolo L’australiano (la storia di un uomo in grado di uccidere con un insopportabile urlo terrifico), bisogna attendere il 2007 per vedere Noise di Henry Bean, che però affronta il tema in chiave comedy limitando la molestia del rumore al problema personale di Tim Robbins che, in assenza di tappi nelle orecchie, decide di trasformarsi nel giustiziere incappucciato che vaga di notte a spaccare e a distruggere tutte le macchine che creano inquinamento acustico. Ironia e intelligenza di sicuro, ma siamo ovviamente lontani dall’horror che potrebbe essere il vero  terreno di elezione della tematica.

Forse il vuoto potrebbe colmarlo il recente The Sound di Jenna Mattison, dove l’infestazione paranormale di un tunnel della metropolitana è annunciato da un suono orribile che viene investigato da un’affascinante blogger all’apparenza uscita dal CICAP tanto non crede nel soprannaturale. Per quanto si sforzi di avvicinarsi a un film di pura sensazione uditiva, The Sound ha raccolto recensioni men che tiepide e allora è meglio ripiegare, se si vuole entrare a gamba tesa nel cuore del problema, sulla straordinaria graphic novel, già forte di diverse uscite, scaturita dalla mente di Pietro Gandolfi, The Noise, realizzata graficamente da Nicola Genzianella e da un pugno di valenti disegnatori (Luca Panciroli, Paolo Antiga, Andrea Cucchi, Leonardo Marcello Grassi, Christian Ferrero e Simone Delladio): ci troviamo negli Stati Uniti e un suono misterioso e lancinante irrompe dal nulla e prende a tormentare l’udito e la mente della gente. Un rumore che ha un potere terribile perché le persone reagiscono in maniera folle e si trasformano in assassini sanguinari. Ben presto è l’Apocalisse su vasta scala e la storia diventa corale, assumendo diversi punti di vista su vari personaggi che con intelligenza identificativa vengono graficamente resi da disegnatori altrettanto diversi. The Noise è una delle poche, vere, novità del settore e affronta un problema che non è affatto da confinare nei reami del puro fantastico. Basterebbe chiederlo gli abitanti della frazione di Ranzi (Pietra Ligure), che sovrasta l’Autostrada dei Fiori, richiedenti da anni un sistema di pannelli fonoassorbenti per contrastare l’immane inquinamento acustico che proviene dal basso, in grado di non farti dormire e farti dar di matto. Non è che siamo troppo lontani dalla malefica interferenza immaginata da Pietro Gandolfi…