Nebbia fitta sul parcheggio Berlinguer di Alessandria, quello di fronte all’ospedale civile. Dopo il trionfalistico comunicato del Comune, al termine dell’incontro fra amministratori e direzione ospedaliera, rilanciato tale e quale nei giorni scorsi, sono rimaste però senza risposte le domande di fondo. Quelle che da un anno e mezzo a questa parte sono state al centro di schermaglie, rimbalzi di critiche, mezze verità che hanno visto contrapporre, nei fatti, l’azienda ospedaliera e il Comune di Alessandria, all’epoca guidato da Rita Rossa.
Ci sono stati incontri, scambi di mail, sollecitazioni, ma non si è mai arrivati a un dunque. Tranne che in un caso. Quando è stata proprio Giovanna Baraldi, direttore dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, a dire chiaramente che “in un’ottica di collaborazione e disponibilità” aveva proposto “sin da inizio 2016, la conversione delle opere con l’installazione di videosorveglianza e illuminazione, per cercare di risolvere a breve termine il problema della sicurezza nel piazzale. Tale proposta di riconversione non è mai stata autorizzata dal Comune di Alessandria”. Ed è questo il passaggio con il quale vengono respinte al mittente le accuse di inadempienza che sono arrivate da Palazzo Rosso, in particolare dall’ormai ex primo cittadino del Pd.
Già, ma avere messo nero su bianco alcuni passaggi sembra proprio non sia servito molto. La maggioranza di centrodestra che oggi guida Palazzo Rosso non pare andare oltre a qualche dichiarazione diplomatica (e un po’ barocca nello stile). Ecco la frase finale del comunicato, diffuso al termine dell’incontro: “Il clima è stato particolarmente cordiale e costruttivo e ha consentito di chiarire efficacemente alcuni aspetti che, nelle scorse settimane, avevano fatto emergere problematiche basate più su equivoci interpretativi della complessa questione che su reali difficoltà di interlocuzione istituzionale tra le due Parti che, al contrario, intendono proseguire con determinazione un dialogo foriero di scelte condivise, lungimiranti, a vantaggio degli utenti dell’ospedale e di tutta la comunità locale amministrata”.
Se da Palazzo Rosso non si entra nel dettaglio, vorrà dire che l’ospedale ha interesse a farlo. Non va infatti dimenticato che è il proprietario del terreno. Invece no. Ecco cosa replica Giovanna Baraldi. “Non commento e non rispondo. Le cose stanno procedendo e quando sarò tutto risolto convocheremo una conferenza stampa”. In attesa delle ennesima “verità” ufficiale, ricordiamo i quesiti, che poi non erano poi così strani. L’ospedale aveva scritto, in una comunicazione di fine agosto inviata al sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, di essere disponibile “a realizzare il progetto originale (la realizzazione di 83 nuovi posti auto) approvato dal Comune di Alessandria”, oppure “a monetizzare l’obbligazione dovuta per l’opera di ampliamento relativa alla sopraelevazione del Pronto Soccorso, stimata in circa 98.000 euro”. Alla fine del recente incontro è stata presa una decisione? Non si sa.
L’autorizzazione alla riconversione delle opere con l’installazione di videosorveglianza e illuminazione, è stata data o meno dal Comune di Alessandria, come è stato richiesto l’anno scorso dalla stessa azienda ospedaliera? Non si sa.
La bozza di protocollo di intesa, trasmessa dal Comune all’ospedale, inviata in modo informale via mail l’anno scorso è stata ufficializzata, protocollata e successivamente discussa, o è rimasta praticamente lettera morta? Non si sa.
In attesa che la nebbia si sollevi, ricordiamo la storia recente del parcheggio Berlinguer. Nel 2005 il Comune di Alessandria autorizza l’ospedale a realizzare la sopraelevazione del Pronto soccorso per il nuovo blocco operatorio e il permesso prescriveva come compensazione urbanistica secondaria l’ampliamento del parcheggio Berlinguer per una superficie di 2.581 metri quadrati, pari a 83 posti auto. L’ospedale chiede, è il 2011, l’autorizzazione che viene concessa dal Comune nel settembre del 2015. A questo punto cambia la situazione ambientale. Aggressioni e molestie aumentano in modo esponenziale, nasce un comitato spontaneo, vengono raccolte firme e tutto finisce in Prefettura. Siamo nel marzo del 2016. Al termine di una riunione allargata a Palazzo Ghilini viene deciso di potenziare l’illuminazione pubblica e di installare un sistema di videosorveglianza. L’ospedale è pronto, bisogna però mettere a posto un po’ di cose nei rapporti fra i due enti ed ecco che da Palazzo Rosso viene spedito alla direzione dell’azienda guidata da Giovanna Baraldi una bozza di protocollo di intesa.
E qui cominciano i problemi. Negli uffici di via Venezia vengono rilevate delle “difformità in merito alla definizione puntuale delle superfici interessate e degli importi di progetto dell’approvato ampliamento del parcheggio che richiedono tempistiche non compatibili con l’urgenza dell’intervento trattandosi di problemtiche di pubblica sicurezza”. E quindi il direttore generale scrive al Comune chiedendo all’allora sindaco, Rita Rossa, che “venga concessa con la massima urgenza l’autorizzazione alla realizzazione dell’illuminazione e della videosorveglianza, derubricando contestualmente il permesso di costruire del 2005 con la soppressione del richiesto ampliamento del parcheggio e rimandando a successivi provvedimenti la definizione delle problematiche restanti”. In sostanza, al posto della compensazione edilizia con nuovi posti auto, cambiamo destinazione e mettiamo illuminazione e telecamere.
Siamo all’inizio di ottobre del 2017. In attesa dei prossimi eventi.