Vendetta senza fine [ALlibri]

Marenzana 2a cura di Angelo Marenzana

 

 

Prosegue l’avventura di ALlibri con la presenza di Franco Luparia, casalese, da sempre appassionato, appunto, di libri e film di “avventura”. Con il tempo si è sempre più indirizzato su generi specifici: action, spy-stories, intrighi internazionali e la costante lettura di decine di classici lo ha spronato a cercare una sua dimensione di “narratore” occasionale.

Con lo pseudonimo di Jason Hunter ha esordito sul nr. 1623 di Segretissimo Mondadori introducendo il personaggio di Wildguy con il racconto breve “Diamanti insanguinati”. Il primo romanzo ad ampio respiro con questo protagonista è Vendetta senza fine edito da Edizioni della Goccia nel giugno 2016.

Col proprio nome ha pubblicato i seguenti racconti lunghi per la collana Dream Force di Delos Digital: “Omicidi su commissione” – “Notte di fuoco” – “Barcellona show down” – “Duro come la pietra” – tutti reperibili in formato e-book sui migliori stores on line.

Il brano in lettura raccoglie i primi tre capitoli di Vendetta senza fine.Vendetta senza fine [ALlibri] CorriereAl
Capitolo 1
Budapest, Ungheria.

L’inverno era arrivato presto, spinto da venti freddi generati nella lontana Siberia. Dopo quasi una settimana le precipitazioni erano terminate, lasciandosi dietro enormi cumuli di neve, strade insidiose e gravi disagi per la mobilità. La temperatura era ancora di alcuni gradi sotto lo zero, malgrado in quell’istante il sole splendesse nel cielo sgombro da nubi.
L’uomo strinse la sciarpa e sistemò meglio la chiusura del pesante parka: il freddo si insinuava subdolo e la cosa non era affatto piacevole. Camminava a passo spedito, emettendo nuvole di fiato condensato. Aveva quasi terminato di percorrere il Ponte della Libertà, sotto al quale il Danubio proseguiva, immutabile, il suo cammino verso il Mar Nero. Sulla sponda opposta, dall’alto della collina, il Budai Vár sembrava sorvegliare tutto e tutti con la sua imponente presenza.
Franco Senesi accese una sigaretta dirigendosi verso Fovam Ter. La mente divagò, quasi con malinconia: la giornata iniziata da poco, malgrado il clima rigido, avrebbe permesso un’istruttiva passeggiata per le vie del centro. Ma, con suo rammarico, lui non era in città per fare il turista: era arrivato in Ungheria con documenti falsi. A trentaquattro anni svolgeva, già da parecchio tempo, la professione di agente a contratto per conto dei più autorevoli servizi segreti europei. Organizzazioni che si rivolgevano a lui quando le castagne da levare dal fuoco bruciavano troppo. Un elemento facilmente scaricabile, ma i cui servigi venivano lautamente ricompensati. In virtù della brutale efficienza con la quale spesso risolveva le missioni qualcuno, all’MI6, lo aveva soprannominato Wild Guy. Lui si era sentito lusingato e ne aveva fatto suo il nick, adattandolo in un nome in codice ormai ben noto nel mondo clandestino: Wildguy.
Aveva messo insieme una piccola squadra di mercenari, micidiali quanto lui, che quasi sempre lo supportavano nello svolgimento delle operazioni. Da qualche tempo lavoravano, quasi in esclusiva, per un’entità chiamata CIDE: il Comitato di Intelligence e Difesa Europeo era il servizio segreto supremo dei paesi aderenti al Trattato di Schengen. Un organismo diretto dall’uomo incaricato della sua creazione: il generale Vittorio Senesi. Una leggenda nel mondo dello spionaggio, un uomo d’azione dotato di capacità tattiche ben superiori alla media. Era il padre di Franco.
Wildguy si fermò all’ingresso della piazza. Sul lato di fronte a lui si ergeva la facciata neogotica di Nagycsarnok, il Mercato Centrale. La struttura coperta era il luogo presso il quale aveva appuntamento con la persona che doveva prendere in consegna.
– Ti vedo – la voce giunse nitida – Váci Ucta si sta affollando. Meglio sbrigarsi.
Cody Stevens era mimetizzato alla perfezione tra i passanti: nemmeno Senesi riusciva a identificarlo.
Wildguy indossava uno zuccotto in lana sulla parrucca: capelli castano chiari, lunghi fino alle spalle, che celavano auricolare e microfono. Baffi posticci e un paio di spessi occhiali completavano il travestimento: nelle stanghette trovava alloggio una microcamera ad alta definizione.
– Sono in posizione – Marlene von Herbenstein era pronta all’azione.
Per ultima giunse la comunicazione di Amedeo Costantini: si trovava su un furgone Volkswagen, parcheggiato al limite dell’area pedonale: – Tira gli occhiali sul naso, in modo che possa vedere meglio ciò che hai di fronte.
Senesi obbedì. Quindi si avviò, attraversando in diagonale la piazza: – Vado dentro.
Capitolo 2

Wildguy fece il suo ingresso all’interno del mercato coperto, attento a tutto quanto lo circondava. Il lavoro, ancora in evoluzione, con un sensei del tutto particolare, aveva sviluppato in lui la singolare capacità di proiettare la propria coscienza all’esterno. Un sesto senso che, quando utilizzato, gli permetteva di sincronizzarsi con le vibrazioni del mondo circostante. L’addestramento a uccidere e a superare qualsiasi situazione faceva il resto.
Il mercato aveva aperto da poco, ma già i primi clienti si aggiravano tra le bancarelle al piano terra. Wildguy vide coppie di anziani, giovani mamme che riempivano di spesa i carrelli, qualche giovane che bighellonava. Dal piano seminterrato salì un uomo di circa sessantacinque anni, i capelli grigi tagliati a spazzola. Indossava un cappotto cammello. Dritto come un fuso, mostrava un’ottima forma fisica. Reggeva, nella mano destra, una borsa contenente pesce fresco appena acquistato, avvolto in fogli di carta lucida. Poco più in là una donna dall’aspetto trasandato, con un capiente borsone appeso al braccio, tentava di contrattare il prezzo della carne. I lunghi capelli castani apparivano sporchi e ingarbugliati.
Il soffitto era altissimo: entrando dalle vetrate il sole creava spazi illuminati da luce abbacinante, alternati a poco rassicuranti macchie d’ombra. Malgrado sembrasse la solita routine quotidiana Senesi avvertiva un senso di minaccia incombente. Salì al piano rialzato, puntò il bar in fondo al corridoio e si accomodò a un tavolino libero. Posò, con noncuranza, lo Zippo con l’effigie del lupo a fianco del contenitore con i tovaglioli di carta.
Quasi perse la concentrazione quando la cameriera, uno splendido esemplare di magiara dalla fluente chioma corvina, prese l’ordinazione. Quasi… proprio in quell’istante un cappotto cammello comparve nel corridoio. L’uomo diede un’occhiata casuale all’accendino, dirigendosi alla toilette. Quando tornò si sedette al tavolo a fianco, appoggiando gli acquisti su una sedia libera. Senesi sorseggiò con cautela la brodaglia nera spacciata per caffè.
Non appena gli furono serviti un tejföl ripieno di panna e un succo di frutta, l’uomo si rivolse a Wildguy, in perfetto inglese: – Può sembrare pesante, come prima colazione, ma in tutta Budapest non li fanno squisiti come in questo posto – ammiccò, sorridente, alla specie di frittella nel piatto davanti a lui. – Non riesco a resistere alla tentazione anche se, alla mia età, dovrei starci attento.
– Non si sa mai quando una tentazione può essere fatale. Anche cambiare le proprie abitudini potrebbe esserlo. – Senesi accese una sigaretta, osservando la reazione del suo anziano interlocutore. Questi si limitò ad ammiccare in direzione dello Zippo, sorridendo senza dire una parola: l’aggancio era avvenuto.
– Lei ha inviato una richiesta e io sono qui per esaudirla. Mi chiami Wildguy.
L’uomo non riuscì a dissimulare del tutto la sorpresa: – Ne hanno mandato uno cattivo, questo è bene – mormorò – Lei sa chi sono?
Senesi bevve un sorso, prima di rispondere: – Nikto, l’uomo che ritorna da un mondo che non esiste più. In quanto al suo vero nome, in occidente nessuno lo ricorda. – Wildguy lo osservò annuire, soddisfatto. – La procedura di contatto è risultata corretta. Sono passati quasi sei anni dall’ultima comunicazione. Perché vuole rientrare?
– Ho dedicato la vita all’incarico assegnatomi anche se qualcuno, dalla vostra parte, aveva con tutta probabilità perso fiducia. – Nikto scosse il capo, con fare desolato – Trentadue anni, trascorsi da infiltrato in territorio ostile. Sa cosa vuol dire?
Senesi espirò un nuvola di fumo azzurrognolo: – Posso immaginarlo.
– No, non può. – il cipiglio divenne amaro – Voglio rientrare per la ragione più semplice di questo mondo: sono bruciato. Le persone alle quali ero accodato mi hanno scoperto mentre raccoglievo prove riguardanti un’operazione micidiale che sta entrando nella sua fase finale.
– Di cosa si tratta? – appena posta la domanda Wildguy lo vide sorridere.
– Amico mio, ho percorso duemila chilometri, tra molte difficoltà, per arrivare fino a qui. Oltre non posso andare, senza il suo aiuto. Mi porti fuori: si guadagni le mie informazioni.
Senesi stava per controbattere quando la voce di Stevens irruppe nell’auricolare: – Due uomini, entrati a distanza di un minuto l’uno dall’altro. Giacconi in pelle, grandi e grossi, si aggirano per il piano terra.
Un attimo dopo Wildguy era in piedi: – Andiamo.
Capitolo 3

Nikto lasciò una manciata di fiorini sul tavolo, quindi afferrò le borse con la spesa e seguì Wildguy, che gli rivolse un’occhiata interrogativa: – Ma che cazzo fai?
L’altro gli fece l’occhiolino, invitandolo con un cenno del capo a proseguire il cammino. Troppo tardi: sul pianerottolo, a una decina di metri da loro, comparve uno slavo con il cranio rasato e il viso dell’assassino di professione. Non appena vide Nikto infilò la mano sotto il lungo pastrano di pelle nera. Wildguy fu più veloce: gli spari rimbombarono assordanti; il bersaglio, centrato alla gola e all’occhio destro, carambolò giù dalla rampa. Addio speranze di andarsene indisturbati.
Senesi giunse all’imbocco della scala. Si ritrasse immediatamente: l’altro sicario, da sotto, spazzò l’area con una raffica. Utilizzava uno Steyr AUG A3. Roba da professionisti, pensò Wildguy, lanciandosi in avanti. Con un balzo saltò la ringhiera. Atterrò flettendo le gambe, rotolò in avanti, inquadrando al contempo l’avversario. Vuotò il caricatore, invano. Raggiunse il riparo offerto da un banco frigo, ricaricando l’arma. Con la coda dell’occhio vide Nikto atterrare poco più in là, constatando quanto fosse in ottima forma, malgrado l’età. La mano sinistra reggeva la spesa, la destra impugnava una Glock 18C.
L’interno del mercato era pura confusione: clienti in preda al panico strillavano buttandosi a terra o cercando di raggiungere l’uscita. Gli inservienti si trinceravano dietro le loro postazioni. Il sicario sopravvissuto si spostava sparando verso gli obiettivi. Una giovane fu falciata da una scarica. Nikto distese il braccio, lasciando partire una salva di proiettili da nove millimetri. Vetrine si infransero rumorosamente. Dall’ingresso arrivarono un paio di nuovi giocatori, Steyr in pugno. Si allargarono a ventaglio, sparando. Wildguy ne colpì uno a centro massa, mandandolo a schiantarsi scompostamente contro un chiosco.
– Attento! – Senesi non perse tempo: Nikto lo aveva avvisato, non c’era ragione per esitare. Scivolò dalla parte opposta del suo riparo. Una grandinata di pallottole lo inseguì: la donna con i capelli lerci aveva estratto una mitraglietta da sotto al cappotto. Le esplose la testa ancor prima che Wildguy fosse riuscito a inquadrarla: dai pressi dell’entrata un uomo alto, i capelli mossi raccolti in una lunga coda, la aveva freddata, MP5k fumante in pugno. Già si muoveva rapido, alla ricerca di nuovi bersagli: Cody Stevens si era unito alla festa.
I sicari sopravvissuti, colti di sorpresa dall’evolversi degli eventi, esitarono un secondo di troppo: il primo fu falciato dal fuoco incrociato di Senesi e Nikto. Il secondo morì contorcendosi, colpito da due colpi piazzati da Stevens.
Wildguy affiancò Nikto, lo sospinse verso le porte, latrando al microfono: – Amedeo, pronto a raccoglierci.
Scariche di statica, spari e urla provenienti dall’esterno, quindi la voce di Marlene irruppe affannata nell’auricolare: – Ho ingaggiato battaglia: qui fuori ce ne sono altri, l’uscita è preclusa, ripeto, l’uscita è preclusa.
I tre all’interno rimasero come congelati. Fu Senesi il primo a riprendersi: – Cody, crea un varco, laggiù. – indicò un punto in cui l’immensa parete vetrata era sgombra da qualsiasi ostacolo.
L’inglese, rapido come la folgore, lanciò una granata. L’esplosione sembrò scuotere il mercato sino alle fondamenta. Schegge di vetro e resti del telaio in ferro schizzarono ovunque, un enorme polverone si alzò, offuscando la visuale.
– Via, via, via! – Wildguy si tirò appresso Nikto, Stevens venne per ultimo. Schizzarono attraverso la nuvola, urtarono contro metallo contorto, schegge di vetro li graffiarono ma, infine, si trovarono all’aperto.
Fovam Ter era un delirio: un paio di cadaveri giacevano in un lago di sangue. Alcuni passanti cercavano di fuggire arrancando sulla pavimentazione ghiacciata. Incurante dei proiettili che le fischiavano intorno, una bionda statuaria rispondeva al fuoco dei sicari: imbracciando un Beretta AR 70/90 sgranava un rosario mortale.
Wildguy e Stevens inquadrarono altri bersagli, abbattendoli con freddezza.
Il rombo di motori su di giri li sorprese: da una viuzza laterale quattro moto da enduro irruppero sulla scena. Monocilindrici Yamaha elaborati, gomme chiodate da ghiaccio. I sicari sciamarono guidando con una mano. Lampi radiali si sprigionarono dalle canne delle corte mitragliette KBP 9A-91.
– Quanti cazzo sono? – Wildguy e i suoi stavano cercando disperatamente un riparo utile. In quell’istante il Transporter condotto da Costantini attraversò la piazza a tutta velocità. Investì un primo motociclista, che si schiantò contro il muro del mercato, spezzandosi il collo. Il furgone si mise di traverso, scivolando sul ghiaccio: un secondo sicario non riuscì a evitarlo, impattando sul fianco. La moto lo disarcionò. L’uomo volò oltre il tetto del veicolo. Senesi gli sparò, finendolo mentre era ancora in aria.
Il portellone laterale del Volkswagen era già aperto. Il veicolo creava una barriera protettiva per i fuggitivi.
– Salite, porca troia, datevi una mossa! – Costantini, dal finestrino aperto, fece partire una lunga raffica verso gli assalitori.
Tra spari, imprecazioni e urla di incitamento, i tre corsero verso la salvezza. Stevens si tuffò all’interno. Senesi sospinse l’uomo più anziano. A mezzo metro dal portellone Nikto sembrò essere spinto in avanti da una gigantesca mano invisibile. Un getto di sangue scuro schizzò da un foro, aperto poco sopra il polmone. Atterrò scomposto sul pianale interno, sbattendo il viso, perdendo la presa su arma e borse della spesa.
– Merda! – Wildguy vi si fiondò a sua volta, chiudendo la lunga porta scorrevole. Mentre metteva Nikto in posizione supina sentì il furgone scattare in avanti.
Costantini investì in pieno un terzo motociclista. La donna, in movimento sulla strada, tagliò in due l’ultimo con una raffica precisa. Saltò sul sedile del passeggero nel momento in cui il Transporter le passava a fianco. Il veicolo accelerò, dirigendosi verso le arterie che costeggiavano il Danubio.