Nora, una donna nella Genova del ’45 [ALlibri]

Marenzana 2di Angelo Marenzana

 

Per il secondo appuntamento con ALlibri facciamo un salto nella Genova del 1945 in compagnia di una coppia di autori, Rino Casazza e Daniele Cambiaso, che hanno saputo ricostruire con grande forza narrativa un personaggio coinvolgente.

La trama di Nora (Eclissi edizioni) prende spunto da un fatto di cronaca del tempo.
L’efferato omicidio di un orefice scuote la città stremata da bombardamenti e rastrellamenti. Nora, la vedova, diventa la principale sospettata. Chi è veramente Nora Gargano? Un’innocente tradita dalla cattiva fama di arrampicatrice sociale? Un’uxoricida cinica e menzognera? O altro ancora?

Al Commissario Paolo Picasso, soprannominato “l’Artista”, viene assegnato il caso. Si tratta di un’indagine molto pericolosa per lui, che tempo addietro era stato l’amante di Nora e si vede costretto ad affrontare insieme alle insidie dell’inchiesta, anche la difficoltà di mantenere il segreto e di controllare i propri sentimenti.

Perché lei finge di non conoscerlo? Come si spiegano le incongruenze sulla scena del delitto? E perché la Gestapo si interessa del caso?

I giorni della Liberazione sembrano confondere le carte e solo nel dopoguerra si arriverà a una condanna. Ma è stata fatta davvero giustizia?

La caparbia volontà di Picasso porterà a conoscere la verità sull’omicidio e sul mistero che Nora ha protetto. E saranno scoperte sconcertanti.
Si concentra sul corpo, soffocando ogni altro pensiero. Il morto. Il marito di  Nora, una donna nella Genova del '45 [ALlibri] CorriereAl 1Nora. Ci sarà tempo, dopo, per mettere ordine in quel bailamme. Gli si accosta, e subito, a pochi passi, nota la cassetta che contiene il carbone per la stufa. Tutto intorno, sul pavimento, c’è una cortina di fuliggine e sangue, tantissimo sangue. Al Commissario, sulle prime, quel corpo steso sul pavimento, con le gambe rivolte verso il corridoio e la parte superiore in cucina, sembra un grosso pupazzo immerso in un barattolo di vernice rossa. I lineamenti dell’uomo sono irriconoscibili, la testa presenta una vasta ferita all’altezza della nuca e il viso è una maschera lorda di sangue. Da uno squarcio nel petto si è allargata una chiazza densa, scura. Ha inzuppato il tovagliolo che il morto porta annodato al collo.

“Ammazzato mentre pranzava. Meno male, invece, che io non ho ancora mangiato”, riflette il Commissario, meravigliandosi per un istante del proprio cinismo. Respinge il pensiero e, vincendo l’istintivo ribrezzo, si piega sul morto per esaminarlo, facendo attenzione a non imbrattare i lembi del cappotto. Si muove lento, con cautela, per non sporcare con le proprie orme la scena del crimine, che appare quanto mai confusa, piena di tracce, segni, chiazze di sangue. Le ferite sono davvero numerose, chi ha colpito l’uomo si è accanito con una furia indicibile. “C’è autentico odio in tutto questo. Chi ti ha ammazzato, ti conosceva. E non ti amava”, pensa Picasso. «Dottore, che ne dite?»

Il medico che è accorso in seguito alla chiamata solleva per la prima volta lo sguardo su di lui. È un uomo di mezz’età con un paio di occhialini rotondi e il viso pallido e affilato. Non s’è visto molto spesso in Questura, al punto che, in quell’attimo, a Picasso sfugge persino il suo nome. «Sarà necessaria l’autopsia per un rapporto preciso. Qualcosa, però, posso già portarlo alla sua attenzione.»

Picasso nota come il medico usi il “lei”, anziché il “voi” prescritto. Decide di non dare importanza al dettaglio e si concentra sulle sue parole, mentre un agente scatta alcune fotografie dell’ambiente. «A tutta prima, la morte sembra causata da un numero impressionante, forse una ventina, di fendenti di arma da taglio. Un coltello, un pugnale, magari una baionetta. Dovrò esaminare con cura i tagli. Questo colpo, qui, vede?» Gli indica la base del cranio, la nuca. «Sì, lo vedo.» «Ecco, questo è stato sferrato con un corpo contundente diverso. Potrebbe essere una bottiglia o qualcosa del genere. A giudicare dalla lesione e dal sanguinamento, potrebbe essere stato prima stordito e poi finito a pugnalate. Le farò avere un rapporto dettagliato quanto prima.» «Grazie, dottore. Chi abita qui?», chiede rialzandosi, a voce più alta, in modo da essere sentito dagli altri poliziotti presenti nell’appartamento. Uno degli agenti intervenuti per primi si fa avanti.

«Qui risultano abitare il gioielliere Gesualdo Maglione e sua moglie, tale…», ha un attimo di esitazione, che a Picasso sembra interminabile, poi riprende: «Eleonora Gargano.» Udendo il nome, Picasso avverte un vuoto improvviso. Deve appoggiarsi alla parete. «Chi ha trovato il corpo?» «La portiera e un vicino che ha sentito dei rumori strani. Hanno trovato… questo. La donna è ancora di là, in camera. È stata legata e imbavagliata. Abbiamo faticato non poco ad aprire la porta.» «È molto scossa, come può immaginare», interviene il medico.
«Credo che dovremo ricoverarla per un controllo.» Picasso si sfila i guanti, si toglie il cappello a tesa larga e si passa una mano tra i capelli. «D’accordo. Ma prima voglio vederla.»

La vita è un gioco beffardo. Non mi sarei mai aspettata di veder comparire tra i volti dei vicini, dei poliziotti, dei medici e degli infermieri anche il tuo. Te ne stai lì, calmo, immobile, a guardarmi, proprio come quando ti ho conosciuto. Ho sempre pensato che fossi simile a me, in questo. Impenetrabile. Pensieri e immagini che si inseguono e si sovrappongono.

La prima volta in cui ci siamo visti, ad esempio. Era una domenica di primavera, su a Gavi. Dalla pasticceria, dove stavamo entrando io e Gesualdo, stava uscendo una coppia. Lui ben messo, l’aria del funzionario statale, sicuro di sé ma non prepotente. Quasi timido, anzi. Col bel pacchettino di dolciumi sorretto per l’occhiello del nastro, come si conviene.

Lei, come molte altre del resto, era insignificante. Il solito tipo di donna ormai trasformata in angelo del focolare e madre amorevole. Lei era ciò che non sono stata e non sarò mai. Fin da quel primo sguardo, ho capito che saresti stato mio. Senza sapere che eri un poliziotto. Senza immaginare che ti avrei ritrovato qui, così, in questa stanza. E lo so che ti piaccio ancora, lo riconosco quel lampo negli occhi. Mi vedi? Ho paura, non ne ho mai avuta così tanta. E la paura mi eccita, sai? Come ti chiamavano i colleghi? Ah, sì. L’artista.

 

Nora una donna
Cambiaso Daniele, Casazza Rino
Eclissi Editrice – Ebook EclissiEditrice.com

 

Della stessa coppia di autori è possibile trovare in libreria ancheNora, una donna nella Genova del '45 [ALlibri] CorriereAl
La logica del burattinaio
Edizioni della Goccia
oppure nei bookshop la versione digitale dell’editore Algama