El Mansur, Giovanni Battista Boetti (monferrin-alessandrino) [Alessandria perduta]

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Boccassi Ugodi Ugo Boccassi

 

 

 

Giovanni Battista Boetti, nato a Piazzano di Camino Monferrato (ai confini della provincia di Alessandria) nel 1743 ed educato nella prima infanzia a Casale Monferrato. Dopo una vita avventurosa, fattosi frate domenicano e recatosi missionario in Oriente, riuscì a dominare le tribù dell’Asia minore, alle quali si presentò come profeta inviato da Maometto, con la predicazione di una dottrina mista di cristianesimo e islamismo. Profittando della guerra tra Russia e Turchia (1786 – 1792) fu indotto dal governo ottomano a dirigere la sua attività nel Caucaso con successo e quindi assumendo il nome di El Mansur (il vittorioso) riuscì a formare uno stato che abbracciava il Curdistan, l’Armenia, la Georgia e la Circassia (zone molto contigue agli accadimenti bellici odierni). Vinto in seguito dal generale russo Principe Potemkin, morì in prigionia nel 1794.

Così il Dizionario enciclopedico Labor, presentava l’avventuriero monferrino Giovan Battista Boetti. Il personaggio non è certo uno sconosciuto e su di lui esiste una abbondante bibliografia, anche recente (1989). La rilevante per una sorprendente attualità, è la missione che Boetti si era data: un grande stato con religione unitaria che prevedeva un mix tra cristianesimo e islamismo. Cosa che peraltro per qualche anno gli riuscì, grazie ad una innata capacità istrionica ed anche camaleontica El Mansur, Giovanni Battista Boetti (monferrin-alessandrino) [Alessandria perduta] CorriereAlnel presentarsi a seconda dell’interlocutore come missionario fedele alla Chiesa di Roma o come Imam mussulmano, anche se, come leggerete in seguito, i principi del credo da lui proposto erano abbastanza farneticanti.

Non è facile capire esattamente la storia e le vicende nelle quali il nostro fu protagonista e i suoi biografi non sempre riescono a rendere di facile intelligibilità anche il loro stesso percorso esplicativo, spiazzati come sono nel mare delle sue improvvisazioni. Riteniamo interessante riproporre una sintesi della sua vita e della sua strategia politico-religiosa, che per certi versi ha spunti di stupefacente attualità. Da tutto ciò non è poi così assurdo pensare che se El Mansur fosse stato veramente vittorioso forse un Bin Laden non ci sarebbe stato.

 

El Mansur, Giovanni Battista Boetti (monferrin-alessandrino) [Alessandria perduta] CorriereAl 1Il profeta del Monferrato

In Piemonte è iniziata anche una storia, svoltasi poi altrove, davvero unica, stupefacentemente dimenticata, che vale la pena di riscoprire. In tempi come i nostri, di confronti culturali tra civiltà diverse, ma anche di scontri militari come la troppo in fretta dimenticata guerra del Golfo ed il recente conflitto afghano, di ecumenismo interreligioso e di dialogo tra cristianesimo e islam, e di fondamentalismi irriducibili, essa costituisce un richiamo indubbiamente suggestivo.

È la storia di padre Giovanni Battista Boetti (1743-1794), un irrequieto domenicano italiano che nella seconda metà del ‘700, sotto il nome di El Mansur, “il vittorioso”, diventerà profeta guerriero di una nuova religione, che mischia a molto islam un po’ di cristianesimo, e monarca assoluto di un territorio che va dall’Armenia alla Georgia a tutto il Caucaso. Una storia e una figura straordinarie, controverse e affascinanti, che meritano di essere disseppellite dai sotterranei della storia, e di essere riproposte per così dire dall’interno.
Una storia sulla quale, curiosamente, la bibliografia vanta contributi nelle lingue più diverse: francese, tedesco, russo, turco, armeno, ceceno, persiano, georgiano, e quella in italiano non è la più doviziosa.

Figlio della piccola nobiltà piemontese, nato a Piazzano, vicino a Casale Monferrato, avviato dal padre agli studi di medicina (che, da lui avversati, gli torneranno nondimeno molto utili), Boetti, giovane inquieto, deciso a viaggiare, rompe con la famiglia, fugge a Milano e si arruola, conosce i castelli e le galere, l’amore e la ricchezza, e più volte perde e riconquista entrambi, viaggia per l’Europa, torna a casa, fugge ancora. Dopo una seria crisi spirituale, le cui avvisaglie si erano fatte sentire più volte, entra infine nell’ordine dei frati predicatori con lo scopo di andare in missione in Oriente.

Ma la sua storia, che potrebbe anche finire qui ed essere già sufficientemente movimentata, non è che all’inizio. Dopo il noviziato e lunghi anni di studi di teologia, viene destinato in Mesopotamia, a Mossul. Durante il viaggio, che durerà un po’ di tempo, tra varie vicissitudini, impara l’arabo. Ma gelosie tra missionari e intemperanze di carattere faranno iniziare da qui una lunga serie di dissensi, dissapori, riappacificazioni e infine la rottura con l’ordine domenicano e con la Chiesa di Roma.

Torna a Roma per discolparsi, ma riparte inascoltato per la Persia e Costantinopoli, dove, dopo aver appreso il persiano e il turco, si ferma sotto falso nome ad esercitare la professione medica e forse l’alchimia, diventando ricco e influente. Poi viaggia ancora: il Caucaso, dove familiarizza con le tribù beduine, e poi Baghdad, dove studia il Corano ed il sufismo, Damasco, Beirut. Forse pentito, ma il condizionale è d’obbligo, è di nuovo in Italia, dove chiede udienza al papa Pio VI e per un attimo si ritira in un convento domenicano, che lascerà dopo qualche tempo per viaggiare ancora in tutta Europa, dall’Inghilterra alla Russia, e poi di nuovo in Oriente. Qui riprende a studiare l’islam e, sotto falso nome e sembianze orientali, matura la convinzione di riformare quella religione e farne strumento di unificazione politica; intanto, oltre al greco, al turco, al persiano e all’arabo, ha appreso e parla anche l’armeno, il tataro, l’azero, il circasso, l’azerbaigiano e il ceceno.

Infine, il grande passo: scrive ad un amico del desiderio di unificare in una sola religione Asia ed Europa, entra nelle moschee il venerdì e predica la riforma dell’islam, affascina, conquista, si fa passare come inviato di Maometto e poi come profeta, e alla testa dei primi novantasei cavalieri e seguaci, che forse ha armato con il proprio denaro, inizia l’avventura che lo porterà in pochi anni a conquistare tutto il territorio tra il Mar Nero e il Mar Caspio, e a minacciare con decine di migliaia di soldati prima l’impero ottomano e poi quello russo, nel tentativo probabilmente di creare uno stato caucasico indipendente.

Sarà sconfitto per mano del generale Potemkin, ed esiliato, seppure con riguardo e una rendita concessa da Caterina II, in una fortezza nell’estremo nord della Russia. Dove morirà, probabilmente. Ma, come vuole il personaggio, anche la sua fine è avvolta nella leggenda: secondo alcune fonti riuscirà a fuggire e a ritornare nelle montagne del Kurdistan, dove aveva posto sede al suo regno e incominciato la sua straordinaria avventura.

In Europa come in Oriente, fino alla fine, nessuno capirà che al Mansur non è altri che il giovane, irrequieto domenicano monferrino, dimenticato fino ad oggi.
* * *

Il pensiero mansuriano

[…] «Non mancate, amici miei, alla vostra parola, perché se non tenete fede ad essa siete perduti» diceva a tutti. «lo sono inviato da Dio per la felicità dei suoi popoli; perciò non vi rattristate, io sono vostro ami-co e vostro padre […]»
Serbava sempre la più grande tranquillità e semplicità in tutte le cose, Cosi come distribuiva numerose elemosine. Mentre meditava e fantasticava in solitudine lo si sentiva molte volte prorompere in esclamazioni e sospiri: «Ah Roma! Roma! Come perdi i tuoi figli! Roma, Roma ingiusta!».

Scrisse una lettera a un amico armeno a Trebisonda in cui affermava che, se la sorte gli fosse stata favorevole, si sarebbe vista un’unica religione in Asia e in Europa! «Non sono nato – disse un giorno – da una grande famiglia, ma sento che ho un grande cuore e una grande anima per perdonare i miei nemici e fare loro anche del bene». Intrattenendosi con il suo medico europeo osservava: «La mia coscienza è del tutto tranquilla, poiché nella mia gioventù ho fatto dei giuramenti dai quali solo la crudeltà dei miei parenti mi ha strappato».

«Andiamo sempre avanti, miei amici e fratelli – insegnava – andiamo, è Dio che ci guida e ci protegge. Non fate alcun male agli innocenti, neppure ai cristiani. Non crediate che la religione cristiana abbia fondamenti falsi, essi sono molto buoni, mentre i suoi ministri sono quasi tutti falsi. La religione di Maometto non è diversa da quella cristiana, ma l’ignoranza ha confuso talmente le idee da renderle l’un l’altra nemiche. Riformiamo ora la religione musulmana, ripristiniamone la purezza e vedremo com’essa è simile a quella cristiana, anch’essa da purificare».

«Non c’è che un Dio e una Legge: i suoi profeti sono in gran numero, io sono uno di loro, e molti altri ce ne saranno dopo di me. Colui che annunciò la distruzione di Ninive era anch’egli un profeta, ed è ormai scomparso; io predico quella di Costantinopoli e sono un altro profeta. Ho visto le rovine di Ninive, le ho ben esaminate quando vi sono stato, ma Giona non c’era più […]».

«E Roma esisterà forse per sempre? Le mura senza dubbio dureranno a lungo, ma non certo le sue ingiustizie e i suoi falsi poteri. Selim andrebbe bene, ma i tempi non gli sono propizi».

«Maometto era un grande uomo, ma fu incline più alla politica che alla semplicità; si espresse in misteri che non furono affatto intesi né dai suoi amici, né dai nemici, né da lui stesso. Ecco il giorno, miei fratelli e compagni, scelto da Dio, per rendere intelligibili tali misteri. Di quest’uomo è stata data un’idea molto lontana dalla verità. I musulmani di oggi sono incapaci di ragione. Il mufti (giureconsulto islamico – n.d.r.) di Costantinopoli e lo sceriffo (sharif, nobile, cioè discendente da Maometto – n.d.r.) della Mecca sono ignoranti e ingannatori: sono soltanto dei ciechi, e pertanto devono essere illuminati. Lo stesso Selim non è illuminato, bisogna dunque che ceda il suo posto e si ritiri».

«Guardiamoci bene dal perseguire fini terreni, indirizziamo i nostri voti in segreto all’Onnipotente perché si degni di conservarci sotto la sua protezione. Solo questo desidero in terra: la gloria di Dio e la distruzione dei suoi nemici. Il mondo ignora chi io sono e forse lo ignorerà ancora per lungo tempo. In ogni genere di attività l’ordine è indispensabile: io comando e voglio essere obbedito, ma non comando nulla di ingiusto. Dio è misericordioso e onnipotente e, sia pure parzialmente, anche i suoi profeti lo sono. Esistono certi uomini malvagi: ne vedo tanti che mi augurano il male e che tramano anche per nuocermi; li disprezzo e ne punirò alcuni, d’altronde Dio è vendicatore dei suoi fedeli così com’è misericordioso. Egli sa proteggere e salvare i suoi servitori dalle insidie dei malvagi e dei codardi. Riterranno di potermi uccidere, ma sbaglieranno di grosso, poiché io riapparirò ogni qual volta che sarà necessario per la gloria dell’Eterno e per la verità. Uomini! uomini! aprite gli occhi, è pieno giorno, il sole è solo un astro inanimato, ma illumina tutti, tranne coloro che si nascondono per non vederne i raggi. I mufti e i ministri della Legge non sanno nulla, non bisogna ripetere gli errori dei loro padri».

«L’Onnipotente ci ha destinato a estirpare gli innumerevoli abusi che i si sono infiltrati in tutte le religioni. Felici coloro che ascolteranno la parola di Dio predicata dai suoi servitori. Dio è tanto potente da punire i malvagi, e anche i suoi servitori sono in grado di infliggere casti-ghi ai loro nemici».

«La terra ha avuto inizio, ma non avrà altri limiti che quelli dell’eternità».

«I musulmani fedeli alla parola di Dio saranno eletti alla gloria, così come i buoni cristiani e i buoni ebrei. Non sono forse uomini creati a immagine dell’Onnipotente? Gesù Cristo è stato un grande profeta. Maria è vergine, sposa e madre. I primi discepoli di Gesù furono uomini giusti, quelli di Maometto pensavano invece solo ai propri interessi: tra loro c’è stato un solo giusto: egli è alla presenza dell’immensamente Misericordioso. Tutti i loro successori sono stati dei malvagi che hanno ingannato la bontà dei fedeli. Costantinopoli sarà annientata dall’ira dell’Onnipotente, non dalle armi degli imperatori. Che cosa sono mai costoro di fronte a un Dio in collera?».

«Bisogna distruggere tutti i mali alla radice. Non si parlerà più di ramadan, né di quaresima. Ancora un poco e vedrete, miei amici e fratelli, Dio è uno solo ed è indivisibile, vuole un’unica modalità di culto per adorarlo, è il signore di tutta la terra, ne può disporre a sua volontà e darne gli imperi a chi ritiene opportuno. Solo il suo servizio può renderci felici. Tutte le ricchezze del mondo non conducono alla felicità. Ecco, amici e fratelli, i miei tesori pressoché immensi. Ho un esercito formidabile, costituito dei più valenti guerrieri e fedeli servitori di Dio; tutte le nostre imprese sono benedette dall’Onnipotente. Posseggo un gran numero di donne, le più belle del mondo, e nondimeno tutto ciò non è in grado di rendermi felice; considerate, amici, che fino a oggi non ho avuto un rapporto intimo con una sola di queste beltà. Di tutte le ricchezze mi servo solo per la gloria di Dio e per soccorrere il mio prossimo. Cerco unicamente il servizio di Dio e la pace della coscienza mia. Le ultime vittorie riportate in Georgia devono infonderci tranquilla sicurezza, promettendo esse altre vittorie ancora più clamorose. Bisogna distruggere tutte le Babilonie del mondo, io sono solo lo strumento di cui Dio vuole servirsi. Voi siete i campioni e gli eroi che Dio contempla dal suo trono, egli è con voi e vi assiste. I vostri nomi saranno iscritti nell’eternità e voi sarete i riformatori degli imperi di questo mondo e del culto divino; sarete ricordati con il più grande rispetto e la massima venerazione da tutte le futu-re generazioni. Con voi, miei cari compagni, percorreremo vittoriosi la terra, con voi nessuna impresa ci sarà difficile. Dio ci osserva ed è tutto a nostro favore».

«lo vedo, io sento, che in voi arde il fuoco d’amore per la gloria di Dio e per la gloria vostra, so che voi soli siete capaci di abbattere tutti i malvagi che soggiogano la terra; tuttavia, per questo medesimo amore di Dio, non bisogna disprezzare o respingere coloro che si presenteranno di loro spontanea volontà per collaborare con noi».[…]

 

* * *

1. Non c’è che un unico Dio, da adorare in spirito e verità, ogni culto esteriore l’offende.
2. Questo Dio è indivisibile, è uno solo e non tre.
3. Cristo era un uomo giusto e santo, un profeta come lo sono molti altri.
4. C’è una ricompensa per i fedeli, Cosi come c’è una punizione per i cattivi, ma essa non è eterna.
5. È un crimine vergognoso pregare e ringraziare l’Onnipotente.
6. Tutti gli uomini si salvano se vivono la giustizia, ciascuno secondo la propria religione.
7. Le gioie del paradiso consistono solo nella vita eterna, priva di ogni male.
8. Il mondo ha avuto un inizio, ma non avrà mai fine.
9. I sovrani sono l’immagine di Dio, quando la loro condotta è retta.
10. L’adulterio è un grave crimine.
11. La fornicazione non è da ritenersi assolutamente un peccato.
12. L’omicidio è ingiusto: Dio e gli uomini ne traggono giusta punizione.
13. L’incesto è una cosa naturale, non è quindi imputabile come peccato.
14. Il furto costituisce peccato quando si ruba senza necessità.
15. Il battesimo e la circoncisione sono solo cerimonie ridicole.
16. I voti che vengono pronunciati in tutte le confessioni religiose sono atti temerari da punire.
17. Il Papa e il Mufti sono degli impostori.
18. Il suicidio è lecito.
19. È un grave peccato non tener fede alla propria parola e al proprio onore.
20. I vigliacchi, i fannulloni, gli avari devono essere privati dei loro uffici e delle loro ricchezze e mandati a lavorare nei campi.
21. Una donna sorpresa in adulterio deve essere lapidata.
22. Una ragazza può disporre come vuole del proprio corpo, ne è la padrona.
23. I traditori vanno uccisi.
24. Bisogna amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi.