“Il piano paesaggistico regionale che é approdato in Aula in Consiglio regionale è governato da un integralismo ideologico sconcertante. Facile essere profeti: aumenterà la burocrazia, si sgretoleranno le prerogative dei Comuni, si bloccherà l’attuazione dei Piani Regolatori attualmente vigenti e quindi lo sviluppo economico del nostro territorio e infine disattenderà le legittime aspettative dei cittadini”. A sostenerlo il gruppo di Forza Italia che ha visto intervenire il capogruppo, Gilberto Pichetto, e i consiglieri regionali Massimo Berutti, Claudia Porchietto, Daniela Ruffino, Diego Sozzani.
Pichetto ha denunciato: “Il centrosinistra ha tutto l’interesse a far apparire all’opinione pubblica come siano contrapposte due fazioni su questa legge: una, la loro, che persegue il Paese delle meraviglie e un’altra, quella delle opposizioni, che vuole un mondo meno vivibile e salubre. Sgomberiamo il campo da dubbi: è giusto dotare la Regione di una valutazione e di una schedatura paesaggistica, perché il nostro territorio é il patrimonio principale da cui deriva la nostra ricchezza e il nostro sviluppo. Non siamo quindi contrari a dotarci di un piano paesaggistico, siamo contrari al metodo adottato dal centrosinistra per arrivare al documento in discussione. Un metodo che non prevede alcun meccanismo di transizione. La legge Astengo é di 42 anni fa ed é solo da due anni che tutti i Comuni si sono adeguati, dotandosi di un piano regolatore: rischiamo di fare la stessa fine con questo Ppr bloccando gli investimenti pubblici e privati. Cosa dovranno fare i Comuni e i cittadini per realizzare le proprie opere pubbliche o la propria casa mentre si adeguano i piani regolatori al nuovo piano paesaggistico? Dovranno fare un pellegrinaggio dal presidente Chiamparino o recitare una novena?”.
Il consigliere Berutti: “Il Piano Paesaggistico regionale metterà in condizione i Comuni di dover ripartire da zero sui Piani regolatori. Una situazione insostenibile visto che conosciamo tutti i tempi di adeguamento che hanno i singoli Comuni quando devono adeguare gli strumenti urbanistici e che non potranno quindi rispettare il termine perentorio di due anni imposto dalla Regione. A questa criticità va aggiunto il costo che dovranno sostenere i Comuni: ipotizzando per difetto ho quotato che il conto ammonterà mediamente a 50mila euro per Comune. Su 1200 significa una cifra consistente pari a 60milioni. Una dotazione economica che gli Enti Locali sicuramente non hanno e che quindi dovranno essere stanziati a livello regionale. Una attività quella di reperimento dei fondi per sostenere la riforma che il centrosinistra non si è minimamente preoccupato di reperire. Non ci sono i fondi per garantire i servizi essenziali per le strade, la manutenzione delle scuole, la messa in sicurezza dei viadotti e dei fiumi e ora si pone un altro macigno sui bilanci Comunali. Questa è una cambiale in bianco della Regione dove è stato imposto ai Comuni di fare da garanti”.
Il consigliere Sozzani ha aggiunto: “L’introduzione del catalogo dei beni culturali contiene pesanti prescrizioni, peraltro efficaci da subito, che avranno effetti devastanti visto che comporteranno per ogni intervento edilizio di audire la Soprintendenza. Con questo piano paesaggistico avremo le mani legate visto che dovremo concordare anche le circolari esplicative con altri Enti senza che ci fosse neppure imposto dalla legge. Abbiamo insomma svenduto le nostre competenze per che cosa? Vedremo se alla fine della discussione metteremo una pezza su questo punto ma, anche fosse, resta un piano costruito senza una rotta politica che accarezzi minimamente lo sviluppo per attrarre nuove attività economiche. Al massimo gli investitori li faremo scapperanno. E tutto per una tutela del consumo del suolo che già la Giunta di centrodestra aveva ridotto ad un utilizzo pari solo al 3% dei terreni liberi”.
Porchietto ha spiegato: “Siamo preoccupati per la Regione Piemonte, per il suo futuro, per il suo sviluppo. La Regione non ha pensato all’impatto economico che una riforma di questa natura creerà nei prossimi anni. E’ da mesi che diciamo che il Ppr ha dei limiti oggettivi che vanno ben oltre quello sui beni vincolati, ma ci siamo scontrati contro la cocciutaggine della Giunta che non riesce a trovare un equilibrio e una sintesi tra il sacrosanto diritto alla difesa e tutela dell’ambiente da un lato e dall’altro alle istanze degli operatori economici, dei cittadini e dei Comuni. C’è una visione deviata e limitativa della tutela dell’ambiente in questa Regione da parte del centrosinistra. Quanti sono i soldi che questa legge metterà a disposizione dei Comuni per adeguare i Piani regolatori al Ppr? Perché non si é pensato di attivare un percorso per il recupero e il riuso del suolo invece di prevedere solo norme che ne penalizzano l’utilizzo? Quale risposta si darà a tutti quei cittadini che vedranno i propri terreni svalutati o inutilizzabili rispetto alle aspettative che fino a ieri garantiva loro il piano regolatore vigente nel loro Comune?”.
Ha concluso Ruffino: “La Regione non ha saputo dare voce al valore e alle specificità dei Comuni. Questo Piano Paesaggistico nasce per tutelare l’ambiente ma i sindaci ci erano già arrivati da tempo a tutelare il proprio territorio contro l’utilizzo indiscriminato del consumo del suolo. Arriviamo dopo come Regione e ci arriviamo male. Le regole comporteranno maggiori costi per gli Enti locali e quest’ultimi non verranno accompagnati nel percorso di adeguamento della norma in modo adeguato. Vi ricordate i tempi per attuare il Pai? Succederà lo stesso perché i Comuni sono però privi non solo delle risorse finanziarie ma anche di quelle umane. In un contesto del genere avremmo il blocco dei piani regolatori, con gli investitori che fuggiranno e gli Enti locali dovranno adottare qualche tassa locale in più a causa del blocco del settore edilizio e dei ricavi ad esso legato. E tutto questo senza aver tutelato l’ambiente in alcun modo visti i tempi di adeguamento”.