Era agosto del ’91. Nelle ultime pagine del libro Per paura della notte di Charles L. Grant, numero 18 della collana Horror da edicola edita da Mondadori, così Giuseppe Lippi si rivolgeva ai lettori:
«Con questo numero la pubblicazione del mensile Horror da edicola viene sospesa, e so che per qualcuno (forse più di qualcuno) sarà un dispiacere. Purtroppo, nel mercato caotico e sovraffollato delle edicole, non sembra esservi un numero di lettori abbastanza alto da giustificare l’esistenza di una collana autonoma, come avviene invece per la fantascienza e la fantasy.»
Santi numi, parliamo di 26 anni fa! Una vita. Eppure, pur se il mercato delle edicole nel 2017 non è proprio più caotico e sovraffollato, pochi giorni fa Giuseppe, nell’introduzione a uno strepitoso super Urania Horror con dentro Paul Feval, Stefan Grabinski e Laird Barron, così ha salutato i lettori: «Questo volume costituisce l’ultimo viaggio della nostra collana. Purtroppo bisogna fare i conti con la realtà – non solo la realtà dell’orrore – e di tutte le linee uraniche quella con il cerchio nero si rivelata la più debole sul piano economico.»
Insomma, siamo sempre là, non è cambiato nulla: il numero di lettori non è abbastanza alto da giustificare l’esistenza di una collana autonoma. Oggi come ieri o l’altro ieri. Per di più oggi il panorama editoriale in generale sta forse messo peggio di ieri e dell’altro ieri. Si legge – per cui si compra – di meno, le vendite dei libri di carta pare stiano tracollando e, se l’horror era già una cenerentola negli anni ’70 e ’80, figuriamoci oggi.
Però, segnali positivi quanto paradossali (e bella valvola di sfogo per autori italiani), le presenze di piccole realtà editoriali specializzate nel genere – elenco – sembrerebbe contraddire quanto sopra. Va detto che i numeri di riferimento nell’editoria specializzata sono assai diversi. In piccolo.
Ma non è questo il tema e, anzi, benedette sempre siano edizioni come NeroPress, Vincent Books, Dunwich, Plesio, La Ponga e tutte le altre che saltuariamente, Meridiano Zero per dirne una, dedicano spazio all’horror.
In verità io volevo parlarvi della mia biblioteca, quella che ho alle spalle mentre scrivo e che temo un giorno possa crollare trascinando al suo seguito il resto della casa. Volevo parlarvene, partendo dai coccodrilli editoriali di Giuseppone, perché a conti malfatti, dato che compero libri horror – e dintorni – da cinquant’anni, credo (spero) che sia una delle più fornite in circolazione, tralasciandone il corrispettivo cinematografico per il quale ho dovuto aggiustarmi al pianterreno.
Insomma, alle mie spalle trovate, disposte secondo una parvenza cronologica: le collane da edicola I racconti di Dracula, i KKK e gli Urania Horror (ufficiali e non); I Pesanervi Bompiani; I libri della Paura di Armenia con il fiancheggiante tentativo da edicola Psyco (4 numeri usciti); innumerevoli e direi fondamentali libri di Fanucci (Lovecraft, collane horror specifiche e dedicate al gotico); la collana Il Sigillo Nero di Del Bosco; le sistematiche uscite di Sonzogno degli anni ’70 che culminarono nei primi 4 libri di King e Barker a seguire; gli horror della casa editrice Interno Giallo (comprata poi da Mondadori e trasformata per breve tempo in collana); la bellissima collana Le Ombre diretta da Nicolazzini per la Nord; qualche titolo importante di PuntoZero; la collana da edicola Horror Story della Garden Editoriale; diversi volumoni dei primi anni ’70 editi da Longanesi; tutte le collane storiche della Mondadori (Omnibus del Fantastico, Oscar Horror, Mystbooks, EPIX e tanti supplementi); la bellissima collana HD della Rizzoli; un mare di titoli “isolati” di Sperling & Kupfer e qualcuno, notevole, di Einaudi nella collana Vertigo Black; i titoli di due case editrici dedicate in esclusiva all’horror, Gargoyle Books (gestione De Crescenzo) e Fabio Larcher editore; le aperture all’horror “contaminate” di Dario Flaccovio e di Fazi…
Manca ancora un po’ di roba, ma la smetto perché mi sento patetico e poi, se mi metto a far dei conti economici, mi viene un coccolone. Però, a colpo d’occhio, il minimo comun denominatore della mia biblioteca è ben visibile: la caducità, collane e iniziative aperte e chiuse anzitempo, addirittura case editrici che ci hanno fatto i conti sbagliandoli.
Per carità, nulla vive per sempre, né uomini né cose. Ma, strano a dirsi, i Gialli, le spy stories, i romanzi storici, gli action thriller, viaggiano editorialmente in acque più sicure con molti meno problemi sulla bilancia commerciale del gotico e dell’horror. Per questi, al proposito la mia biblioteca non mente, a chi ci ha provato la sorte non ha proprio arriso. Quando è successo si trattava di casi sporadici, magari legati a un fenomeno cinematografico (L’esorcista, Alien, The Ring…).
E allora? Anche se non ci piace, quel che dice Giuseppe è vero: il numero di lettori non è abbastanza alto per tenere in piedi iniziative da gestirsi con tutti i crismi. L’ho citato più volte, ma qui ci sta a pennello Marco Tropea – il primo in Italia a mandare in libreria Danza Macabra di Dan Simmons – quando mi chiese: «Ma in quanti siete in Italia voi horroristi?». Ovvio che non avevo risposte né le avrei oggi. Ma Paolo De Crescenzo, con cui ho intrattenuto un rapporto stretto e affettuoso al di là delle parti, non mi nascose mai che il numero medio di copie al venduto realizzate da Gargoyle sul suo catalogo sfiorava a malapena il pareggio economico.
Sergione (Altieri) diceva che “genere” era termine quanto mai discutibile, utile solo ai librai e ai consulenti di collana. Lui che, tra i suoi troppi progetti, aveva quello di un horror in grado di scardinare le coordinate di riconoscimento, mi dichiarò qualche anno fa : «Sì, ho una insopprimibile vena gotica. Appare fin da Città oscura, il mio primissimo libro: quella Los Angeles è il Quinto Cerchio. La vena si sviluppa poi attraverso Kondor: quel Medio Oriente è il Settimo Cerchio. Per diventare addirittura dominante in Magdeburg: Il Demone: quella Germania del 1630 è il Nono Cerchio. Ciò premesso, ho un travolgente progetto horror da tempo in preparazione. Destinazione finale: il fondo stesso dell’inferno. Ma questa è veramente un’altra storia.»
Quella storia che è un buco nero nella mia biblioteca. E che magari, chissà, avrebbe raddrizzato di qualche centimetro i destini troppo depressi dell’horror nostrano.