Il Consiglio Comunale di Alessandria, nella seduta di giovedì sera, ha approvato l’ordine del giorno avente ad oggetto ‘Azioni territoriali per un commercio libero e giusto e per un’Europa libera dal CETA’.
Con questo atto, il consiglio comunale intende sollecitare il Sindaco e la Giunta a porre in essere ogni azione necessaria affinché Parlamento e Governo non autorizzino l’entrata in vigore nel nostro paese del trattato CETA, arrestino il processo di ratifica dell’accordo in Italia ed adottino ogni iniziativa necessaria ad ostacolare l’applicazione del trattato a tutela della produzioni agricole italiane.
L’ordine del giorno è stato illustrato dall’assessore allo Sviluppo Economico, Riccardo Molinari, che ha posto l’accento sulla necessità di trattare con urgenza questo tema alla luce delle tempistiche del dibattito parlamentare a riguardo.
“Il CETA è da ritenersi pericoloso per l’economia del nostro paese perché creerebbe grandi danni al comparto agricolo nazionale ed abbasserebbe gli standard di difesa dei consumatori – ha commentato l’assessore Molinari -. Per l’Italia l’agricoltura è un asset fondamentale dove la qualità e le regole della produzione sono un punto di forza. Il ‘Made in Italy’è universalmente riconosciuto come straordinaria leva competitiva per la crescita del Paese.
Il CETA introduce un meccanismo di acritica deregolamentazione degli scambi che finirebbe per pregiudicare in modo significativo la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale, conducendo ad un sistema di competizione sleale tra le grandi corporation canadesi e le piccole imprese agricole nostrane. Inoltre, determinerebbe l’ingresso nel mercato europeo di prodotti trattati con gli OGM ed altre sostanze vietate.
Il CETA non tutela la riconoscibilità dei prodotti facendo invadere l’Europa con prodotti ‘italian sounding’ perché non garantisce il riconoscimento delle eccellenze e delle provenienze geografiche italiane. Sul fronte dell’export agroalimentare, infatti, all’Italia vengono riconosciute appena 41 indicazioni geografiche a fronte di 291 DOP e IGP registrate, con la conseguente rinuncia delle restanti 250 con impatti gravissimi sul piano della perdita della qualità.
Ultimo punto, ma non meno importante, l’accordo conferisce ad organismi estranei agli ordinamenti giuridici nazionali il potere di influenzare direttamente le norme e le politiche nazionali, senza avere al suo interno un richiamo alla portata vincolante del principio di precauzione che, in Europa, impone una condotta cautelativa nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute e sull’ambiente. Per tutte queste ragioni esprimo la mia viva soddisfazione per l’approvazione da parte del Consiglio Comunale di questo atto”.