“La vera sfida per me nella vita è sempre stata con me stesso, mai con gli altri. E aver portato a termine la Valli (oltretutto con un piazzamento notevole, quarto posto nella sua categoria su oltre 300 corridori, ndr) è pura magia, come aver preso un’altra laurea alla mia età. Ho ricominciato a guardare il mondo in un’altra prospettiva: e credo che alla fine ne trarrà beneficio anche il mio lavoro”. Donato Lanati è uno dei più grandi enologi al mondo, un’eccellenza italiana, e monferrina. Da trent’anni il suo nome è accostato ai migliori vini, e alla valorizzazione di ampi territori, perché da sempre l’equipe di Enosis Meraviglia va alla ricerca del rapporto culturale che esiste tra la vite e la storia di una regione, o di un paese.
Ma oggi incontriamo Lanati nella sua veste di motociclista Enduro.
Attenzione però: chi sta pensando all’hobby del professionista benestante e realizzato, che non sa come ingannare il tempo e la noia, è completamente fuoristrada.
Donato Lanati, quando racconta questa nuova, fondamentale tappa del suo percorso di vita, ha negli occhi e sul viso una luce e un entusiasmo che immediatamente ti fanno capire come il motociclismo Enduro per lui oggi sia molto altro, e di più, e quanto la sua recente esperienza come corridore delle Valli Bergamasche lo abbia segnato profondamente: “È semplicemente una magia: Clusone, l’Alta Val Seriana, Servino, Serina. La Valli è la Valli, solo pronunciarla incute timore. Finirla vale quanto una 6 giorni: per me è stata una folgorazione. Folla da stadio, da concerto, pelle d’oca in discesa sul Roccolo del Diavolo: quel brivido lì mi è rimasto latente sotto pelle”. E ancora: “Mi sono trovato in mezzo a campioni e mezzi che mi avevano fatto sognare da ragazzo, ho corso fianco a fianco con campioni come Caccia, Brissoni, Bernini. E poi soprattutto lui, Alessandro Gritti, il mio Maestro”.
E qui bisogna aprire una piccola parentesi, e raccontare. Anzi, far raccontare a Donato Lanati un pezzo di passato, per capire il presente: “La moto per me è stata una grande passione giovanile, come e più del volo (l’enologo monferrino è anche pilota di elicotteri, ndr), e ho vinto anche diverse gare. Ma di fatto da trent’anni non salivo più seriamente in sella, perché la passione per il mondo del vino mi ha travolto a lungo, ed è stata totalizzante. Un amore sconfinato. Un paio d’anni fa però, la svolta. Ad una gara a cui partecipo come spettatore incontro Alessandro Gritti, un grande campione di motociclismo Enduro che tutti gli appassionati adorano, ma soprattutto un Uomo come ne esistono pochi. Siamo immediatamente diventati amici (anche se poi in gara si rimane avversari, e quando in una specifica prova sono arrivato prima di lui non l’ha presa bene..), e mi ha spinto a tornare in sella per misurarmi di nuovo, e sempre, solo con me stesso. Nella lunga preparazione psicofisica alle Valli Gritti è stato per me determinante: con lui ti sembra sempre di vivere dentro un film. Ogni volta che c’è una “smanettata” con lui provo paura, gioia, tanta fatica, stanchezza e poi qualche sorriso che mi ripaga con gli interessi. Io non sono mai stato un pilota di livello e non so perché Gritti mi rivolga tutta questa attenzione e amicizia, per lui è normale essere una persona speciale, ha una marcia in più, vede quello che tu non vedi, sente prima quello che tu sentirai dopo. Non so perché mi dice che cosa proverò dopo quella mulattiera o dopo quella valle maledetta, ma mi piace”.
Lanati è straordinario narratore ‘d’anima’, e non si può che cercare, quando lo si ascolta, di sintetizzare in virgolettati la sua ‘potenza emozionale’. Mentre parla ci mostra su un megaschermo le immagini dirette e suggestive (registrate ‘in presa reale’, direttamente con una telecamera installata sul casco del pilota), di questa performance sportiva ed esistenziale chiamata Valli Bergamasche: un tragitto impervio di una quarantina di chilometri, ripetuto quattro volte, tra strade nei boschi, sentieri sconnessi, sassi, radici, pendenze ‘impossibili’ persino da percorrere a piedi, greti di torrenti e strapiombi.
“Ho sentito – sorride Lanati mentre scorrono le immagini – il profumo delle miscele, dell’olio, delle camere d’aria e degli ammortizzatori idraulici che già mi facevano impazzire quando ero giovane. Nel percorso che ho affrontato per arrivare alle Valli (5 gare di campionato italiano e tanta preparazione atletica) mi sono arricchito di conoscenze, amicizie che mi hanno permesso di passare e vivere momenti irripetibili. E tutto mi è tornato alla mente: le gare giovanili, il piccolo campo da cross che mi ero costruito, ma poi mi stava stretto. In fondo ho sempre fatto così, anche nel mio lavoro di enologo: mi piace confrontarmi con i migliori del mondo, e grazie ad Alessandro Gritti sto facendo ora la stessa cosa nel motocross Enduro. Mi sono anche rifatto l’officina, e ci ho appeso la foto della moto Ktm cavalcata da Gritti. Ogni volta che la guardo mi fa battere il cuore fortissimo: esattamente come quando ero ragazzo”.
E ancora: “Io non sono sicuro sul sasso rotondo e quasi mai riesco a galleggiare con la moto sulle pietre friabili, soprattutto non sono implacabile sulle radici umide e neppure so girare stretto, come vorrebbe Gritti, intorno al paletto del fettucciato. Ma questi campioni mi hanno fatto sentire uno di loro e io che sono partito da Voghera mi sento un privilegiato”.
Dai tempi di Voghera alla Valli del 2017 Donato Lanati ha realizzato in verità parecchie altre meraviglie, e tagliato traguardi prestigiosi, ma se glielo fai notare oggi quasi minimizza: “Nel mio lavoro ho avuto qualche successo e accumulato qualche riconoscimento, ma lì, con queste persone bergamasche e dure, ho provato l’orgoglio di essere! Forse è un altro modo di vivere la stessa passione totalizzante per la vita. Quei campioni mi hanno fatto capire che la Valli è la più bella manifestazione che si sia mai concepita. La Valli crea adrenalina, e ‘aprire il gas’ è come ascoltare una canzone che ti spinge avanti. Per me lo scorso 26 giugno è stato un giorno in cui tutto era perfetto: sentivo la musica, la moto perfetta, la potenza perfetta a ogni regime, le pietre rotonde diventavano lisce, gli ammortizzatori assorbivano tutto e rimaneva la musica. Non so per quale motivo, ma nella prima prova speciale mi sembrò che di colpo il mondo sparisse, fu come trovarmi fuori dal mio corpo e sentirmi immerso in una nuova dimensione. Il mio corpo era come se non esistesse più, e a fine gara ho provato una sensazione rara per me: il sapore della calma, dell’essere sicuro, poi mi sono guardato la moto e ho percepito il vero significato di bellezza. La Valli è una magica alchimia”.
Ma non finisce qui. Donato Lanati le passioni ama viverle in maniera totalizzante, rilanciando continuamente: per cui è già proiettato verso la prossima sfida, a settembre in Germania: “Si tratta di un’altra gara dura, estrema. Un percorso che non fa sconti, pieno di radici, oltretutto in un periodo di piogge. Ma dopo l’esperienza della Valli, e con un Maestro come Alessandro Gritti, nulla più mi spaventa”.
Ettore Grassano