8 come il Mondo [Numero di pagina]

8 come il Mondo [Numero di pagina] CorriereAl 1di Pietro Mercogliano

 
Quando Johann Wolfgang von Goethe diede alle stampe il suo “Faust”, molte delle persone e delle cose che avevano visto l’inizio della sua grande impresa letteraria non c’erano piú. La gestazione dell’opera era iniziata nel 1772 e si concluse nel 1831, e il punto non è solo che sessant’anni sono una vita: si deve considerare che cosa siano stati quegli specifici sessant’anni, che videro la Rivoluzione Americana e quella Francese e videro Napoleone ed il Congresso di Vienna. Anche solo per questo, fra le prime righe del “Faust” e le ultime trascorre un mondo intero: perché quei sessant’anni, posti a cavaliere sullo spartiacque dei secoli, segnarono uno dei momenti di maggior trasfigurazione del Mondo; momento che, dopo la straordinaria esperienza del Rinascimento e prima della voragine delle Guerre Mondiali, portava ancora i fiori del primo e già i semi delle seconde e che come l’uno e le altre costituí il punto di una irreversibile metamorfosi.

Sicché il Genere Umano che accolse il Poema Drammatico alla sua 8 come il Mondo [Numero di pagina] CorriereAlpubblicazione nel 1831 non era piú quello che aveva convissuto nel 1772 con il suo primo nascere. Ma si sa che le grandi opere si rivolgono alle necessità prime dell’Uomo, e che queste non variano per variar di secoli: e infatti il “Faust” non subí alcun tipo di conseguenza dal mutare del pubblico che avvenne nel corso della sua stesura, e beneficiò invece sempre di un successo di vendite e critica che non sembra destinato a subire crisi. E se da un lato condivide questa sorte con quasi tutte le opere del suo Autore – uno degli esseri di piú acuto e profondo genio che mai abbiano calcato questo Pianeta, versato nelle Scienze dure quasi quanto in quelle umane, Uomo Totale creatore di opere totali –, d’altro canto c’è qualcosa di specifico in questa che la rende particolarmente necessaria a qualsiasi generazione e sorta di lettori.

E questo straordinario specifico era certo ben presente allo spirito del suo creatore già in fase di stesura, come testimoniano i tempi e i modi della stesura stessa. Bisogna dire che una gestazione cosí lunga ha caratterizzato anche il disomogeneo ciclo dedicato da Goethe a Wilhelm Meister: ma in quel caso non si tratta tanto di una sola opera quanto di una serie di lavori differenti correlati in maniera profonda e complessa; e bisogna anche dire come le narrazioni su Wilhelm Meister siano sensibilmente piú legate al loro tempo di quanto lo sia quella su Faust, non tanto nell’espressione artistica in quanto tale quanto proprio nei suoi mezzi: opere certo non meno immortali, ma forse di meno totale universalità.

Il “Faust”, con la sua straordinaria vastità materiale e spirituale, è ciò che si definisce un’opera-mondo e che perfettamente si riassume nel senso del numero otto: simile nel disegno all’infinito, rappresentazione del Giorno della Risurrezione dopo i sei della Creazione e quello del Riposo e raffigurazione dei luoghi tutti del Cosmo nell’immagine della Rosa dei Venti (e simbolo inoltre in Estremo Oriente di affini idee di totalità e immortalità). Nel “Faust”, come nel mondo, c’è tutto.

La scena, dopo un primo prologo ambientato in un teatro allo scopo d’introdurre esplicitamente il Poema Drammatico stesso, si apre in Cielo con un dialogo fra Dio e il diavolo Mefistofele. In seguito viene presentato il protagonista: il dottor Faust, ossessionato dalla limitatezza esistenziale dell’Uomo. A lui si presenta Mefistofele, che lo convince a girare con lui in cerca di un piacere che altrimenti rimarrebbe al Dottore per sempre ignoto: il patto, che prevede che l’anima di Faust sarà di proprietà del diavolo se colui esprimerà mai il desiderio di poter vivere per sempre un attimo particolarmente bello, è firmato col sangue.

8 come il Mondo [Numero di pagina] CorriereAl 2Nella prima parte dell’opera, Faust prova la noia in un’allegra brigata d’osteria e – tornato giovane grazie alle arti mefistofeliche – il tenero amore dell’infelice Margherita; nella seconda, ha la grande visione della fusione fra Cultura Classica e Cultura Classicista e ha un figlio – destinato a morir bimbo – da Elena di Troia. La densità di riferimenti culturali e la folgorante genialità dell’esposizione della materia narrativa (che solo pallida – per quanto dettagliata – ispirazione trae dal Faust delle leggende medievali) non mancano di lasciare senza fiato a ogni rilettura.

Infine, un fraintendimento da parte di Mefistofele (che pur essendone il motore non è in grado di comprendere il percorso di Faust) porta costui a credere che il Dottore abbia infine pronunciato le fatidiche parole per implorare il meraviglioso attimo di arrestarsi: e cosí lo fa cadere morto, nella speranza di averne infine catturato l’anima.

Ma quello che Mefistofele non può aver compreso, e che salva Faust, è quanto di pienamente umano esiste nel viaggio di costui: la tensione eterna e irrisolta verso l’infinito costituisce la definizione stessa dell’Umano e assolve e trasforma Faust nell’elevazione che porta alla somma dei contrarî e al rinnovamento dell’Eterno Femmineo.

Si tratta di un finale fatto di potenti allusioni, che non appare curioso solo al lettore 8 come il Mondo [Numero di pagina] CorriereAl 3moderno: già il genio del compositore Robert Alexander Schumann – a soli dodici anni dalla pubblicazione dell’Opera di Goethe – rimase folgorato da questi ultimi versi e ne fu lungamente ossessionato.

Spesso il pensiero si manifesta tanto piú potente quando non è rilevato ma alluso, come nelle spire che muoiono e rinascono in loro stesse eternamente del numero otto.