Ad Alessandria siamo in periodo di campagna elettorale e una vicenda delicata come quella dell’apertura dell’AMAG a soci privati è ad alto rischio strumentalizzazione.
Con questo commento ci proponiamo di restare collegati alla realtà, sempre nel merito dei fatti, poiché questo è il metodo che sinora ci ha dato la credibilità necessaria per poter poi sollevare nuove critiche in futuro.
Bando ai facili titoloni (l’AMAG passa in mano ai privati! L’acqua deve restare pubblica!), che ci sembrano più che altro proclami acchiappa-voti.
L’azienda AMAG, con il cambio di statuto, continua a rimanere una società pubblica (cosiddetta inhouse) controllata dal Comune, il quale però sfrutta lo strumento introdotto dalla riforma Madia del 2016 (giusta o sbagliata che sia, non possiamo non rilevare che è in conformità alla Direttiva 2014/24/UE) che comporta la possibilità di avere soci privati – per così dire – finanziatori, i quali mettono capitali senza però poter influire sulle scelte di gestione della società. Nel caso di AMAG, ad esempio, i privati potranno arrivare al 49% della compagine sociale, ma avranno sempre un solo amministratore. Il controllo sull’indirizzo dell’azienda resta in mano pubblica.
Ci teniamo a ricordare nuovamente che il referendum abrogativo del 2011, spesso citato in queste occasioni come referendum “sull’acqua”, ha semplicemente abrogato una norma che impediva all’ente pubblico di gestire in proprio (con società inhouse, appunto) i servizi pubblici, obbligandolo a esternalizzarli con bandi di gara. Oggi l’ente pubblico è libero di scegliere.
Paradossalmente, quindi, il Comune avrebbe anche potuto bandire una gara d’appalto ed esternalizzare del tutto trasporti, acqua, gas, come accade in molte altre città italiane.
Ora veniamo a ciò che manca e a ciò che desta sospetto.
Perché questa accelerazione nelle dismissioni e nelle cessioni a fine mandato? L’amministrazione ha mancato nuovamente nel coinvolgimento dell’opinione pubblica sulle scelte intraprese. Se il destino di AMAG
Mobilità era scontato, non lo era di certo il destino del Teatro, della piscina comunale, del centro sportivo Barberis, e nemmeno della proprietà di AMAG.
Un consiglio comunale aperto e partecipato (magari anche dagli attuali soci di minoranza, che sarebbero i rappresentanti del comune di Acqui Terme e di altri comuni che insieme valgono circa il 25% dell’assetto societario), sarebbe stato un bellissimo segnale di trasparenza da parte della giunta Rossa che, invece, non c’è stato.
Sarebbe stata una bellissima occasione, per esempio, in cui sentire come si intendano
far pervenire i vantaggi della raccolta differenziata (derivanti dai proventi del recupero dei rifiuti di carta, plastica ecc. in un modello di economia circolare) verso i cittadini (avranno pensato agli sconti sulla tassa rifiuti?).
Sarebbe stato bello sapere come il Piano per la Mobilità Integrata, presentato in fretta e furia e già uscito di scena, verrà reso effettivo negli anni a venire.
Oppure quale sarà la politica tariffaria sulla gestione dell’acqua e come si contempera insieme alle esigenze del profitto degli eventuali soci privati.
Noi di Possibile ci impegniamo a vigilare nei prossimi mesi sul corretto esercizio dei poteri di controllo che il Comune conserva su AMAG, il cui unico scopo deve restare l’erogazione dei servizi nel solco precipuo dell’interesse dei cittadini.
Possibile – Comitato Macchiarossa Alessandria