Appello contro i Decreti Minniti su immigrazione e povertà

L’ultimo “decreto d’urgenza” del Sig. Marco Minniti entra a gamba tesa in un terreno reso già pericoloso dalla fascia di povertà che sta ampliandosi a macchia d’olio nel nostro Paese, coinvolgendo centinaia di migliaia di persone e famiglie.
L’obiettivo di “Eliminare la marginalità sociale” ci suona familiare…
Eliminare lo sfruttamento della prostituzione, eliminare la droga, eliminare le mafie…
Sotto questi roboanti e pericolosi obiettivi (retorici, ovvio) si sono sempre combattute guerre dove le morti e feriti, guarda caso, sono sempre più spesso le persone vittime di questi fenomeni. E mai i veri responsabili.

In questo caso però la tempistica della proposta ci fa supporre una qualche follia pre-elettorale che si pone come obiettivo quello di strizzare l’occhio alla pancia del Paese (e agli elettori di destra).
Quella pancia già quotidianamente solleticata dai vari Salvini&C che promettono eserciti, armate e guerre di religione senza averne la possibilità.
L’esperienza insegna che tra una brutta copia della destra e la vera destra gli elettori scelgono spesso l’originale, ma l’esperienza non è una buona prassi, almeno in politica.

Il “Daspo urbano”, tanto per capirci, risulta una pratica odiosa, arbitraria e solleva dubbi di incostituzionalità palesi anche ai meno informati. Ma tant’è, le scadenze elettorali impongono i loro tempi anche sul Parlamento e la decretazione d’urgenza viene utilizzata per imporre strategie spesso ignobili (come fu nel 2006 la Legge Fini-Giovanardi sulle Droghe abrogata poi perchè incostituzionale).

Per questi motivi, meglio indicati nel comunicato che segue, riteniamo che il Parlamento dovrebbe rifiutarsi di votare questa vera e propria schifezza giuridica e ragionare invece sulle cause reali che riproducono povertà nel nostro Paese. Affrontandone le cause.

Fabio Scaltritti
Associazione Comunità
San Benedetto al Porto
c/o Casa di Quartiere Alessandria
I firmatari in calce del presente appello ritengono che  il cd decreto Minniti sia da respingere sia per le modalità con le quali è stato prodotto, senza la consultazione della società civile e con un provvedimento di urgenza immotivato, sia per i contenuti che veicolano un messaggio politico culturale reazionario e per soluzioni normative inefficaci e pericolose.

In particolare preoccupano le norme contenute nel decreto del 20 febbraio 2017, n. 14, Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città, che valutiamo assolutamente sbagliato nella impostazione generale ed in riferimento ai poteri di ordinanza in materia di ordine pubblico attribuiti ai sindaci oltre i limiti di garanzia costituzionale.

Riteniamo totalmente arbitrario l’utilizzo della decretazione d’urgenza e grave che un decreto sulla sicurezza emanato dal Ministero dell’Interno e della Giustizia intervenga con strumenti di controllo e repressione con l’obiettivo dell’eliminazione della marginalità sociale come previsto dall’art. 4, accreditando la tesi della criminalizzazione degli ultimi.
Le nuove disposizioni invece di risolvere i problemi della esclusione sociale ne aggravano l’intensità, suggerendo ai sindaci come unico strumento di intervento, per la “tutela ed il decoro di particolari luoghi” (come ad esempio le stazioni o i parchi pubblici o ogni altro luogo interessato da flussi turistici), quello dell’allontanamento ed il divieto di frequentazione da parte delle persone più in difficoltà, identificando esplicitamente fra le altre anche coloro che hanno problemi di abuso di alcol o sostanze stupefacenti.

Riteniamo questa impostazione grave e contraria a qualsiasi principio di solidarietà sociale e di riconoscimento di pari dignità dei cittadini, quasi che le persone in difficoltà non fossero anch’esse parte della comunità locale, ma soggetti da contenere anche fisicamente.
Ci preoccupa anche l’impostazione secondo la quale i provvedimenti di divieto di accesso a determinati luoghi, emanati ai sensi dei regolamenti di polizia urbana possano essere più severi nei confronti di coloro che sono stati destinatari di condanna confermata solo fino al grado di appello, aggravando una pena comminata dopo un regolare processo; ledendo in tal modo il principio fondamentale della presunzione di innocenza.

Altrettanto grave ci pare la persecuzione, con il divieto di frequentare locali pubblici o aperti al pubblico verso chi è stato condannato fino all’appello per reati di cui al dpr. 309/90 la nefasta legge antidroga, riproducendo il contenuto delle disposizioni dell’art 75 bis recentemente dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale. La riproposizione di una norma bocciata dalla Consulta è segno di arroganza e inoltre la sua applicazione avrebbe inevitabilmente applicazioni diverse nei Comuni e potrebbe portare a provvedimenti di stigmatizzazione sociale arbitrari.
La norma include esplicitamente anche i minori, e potrebbe giungere a vietare la frequentazione della scuola a soggetti già evidentemente segnati da situazioni di marginalità e difficoltà, senza fornire alcuna alternativa educativa o di supporto sociale.

Si prevede altresì per tali soggetti la possibilità della sospensione condizionale della pena legata al divieto di frequentazione di locali e spazi determinati, ponendo in atto così una norma in contrasto con il principio di riabilitazione della pena previsto dall’art.27 della Costituzione.

Ancora più sorprendente è che il decreto consenta alla Regioni di sbloccare risorse per l’assunzione di personale finalizzato alla gestione del numero unico per le emergenze 112 che fa riferimento alle forze di polizia e comprende solo le emergenze sanitarie, mentre i servizi sociali e socio sanitari che lamentano da anni la riduzioni di organici e la cronica mancanza di risorse rimarrebbero senza sostegno.
Chiediamo che il Parlamento respinga in toto il decreto nella sua formulazione attuale e che si apra al più presto un confronto per una riforma del testo unico sulle droghe che permetta un rilancio dei servizi a favore di coloro che hanno problemi di dipendenza patologica nell’ambito di un rilancio generale dei servizi sociali, respingendo la riproposizione di logiche proibizioniste, moraliste e punitive.
Presidente onorario Gruppo Abele-Leopoldo Grosso

Comunità San Benedetto al Porto – Fabio Scaltritti

Società della Ragione – Leonardo Fiorentini

LILA – Massimo Oldrini

Cnca – Riccardo De Facci

Forum Droghe – Maria Stagnitta e Hassan Bassi

Ass. Antigone onlus – Elia De Caro

Ass. L’Isola di Arran – Maria Teresa Ninni

Legacoop Sociali – Alessandro Metz

Itardd – Pino di Pino