Fiorentino: “Compagni, il Pci è tornato!” Ma alleato con chi? “Certamente saremo alternativi al Partito Democratico”

Fiorentino: “Compagni, il Pci è tornato!” Ma alleato con chi? “Certamente saremo alternativi al Partito Democratico” CorriereAl 1Ma davvero è rinato il Pci? E per fare cosa, nell’Italia del 2017? E come si colloca il nuovo partito all’interno della sinistra alessandrina che nel 2012 puntò su Rita Rossa, sostenendola, per poi però chiudere sostanzialmente ogni rapporto un anno dopo, con l’uscita dalla giunta dell’ assessore ‘di riferimento’, Giorgio Barberis, e con il passaggio all’opposizione sui banchi del consiglio comunale?

Ciro Fiorentino (una vita di militanza a sinistra, entrato a Palazzo Rosso nel 2012 come Federazione della Sinistra, e in questi anni ‘mordace’ oppositore dell’attuale maggioranza) è oggi referente provinciale del nuovo Pci: a lui chiediamo di spiegarci il nuovo progetto, ovviamente declinato soprattutto su scala locale, in vista delle prossime elezioni amministrative.

 

Pci, simbolo che non ha bisogno di presentazioni. Quando dopo la caduta del Muro, con Occhetto, il Pci ammainò le sue bandiere fu crisi politico esistenziale per molti. Sergio Endrigo scrisse anche il suo Tango Rosso. Non tutti sanno però che il Partito Comunista Italiano è stato ‘rifondato’ nel giugno del 2016. Da chi, e perchè?

Il Pci che voi chiamate rifondato, ma io preferisco dire ricostruito, nasce da un percorso che ha visto negli ultimi 3 anni un progressivo riavvicinamento tra quello che era il Partito dei Comunisti Italiani (Pdci) nato nel 1998 e una componente interna a Rifondazione Comunista che, come noi, ha condiviso la necessità di andare al superamento delle formazioni comuniste in campo e dare vita ad un nuovo soggetto unitario, che fosse la continuazione della migliore storia del Pci sciolto, sciaguratamente da Occhetto nel 1991.
Lo dico con molta onestà: non l’intero corpo dirigente di Rifondazione ha condiviso questa nostra scelta e per questo ho parlato di una componente; noi abbiamo profondo rispetto della loro decisione, della loro storia e della discussione congressuale che tra breve avvierà anche dentro a Rc una nuova fase, dopo di che continuiamo a pensare che l’unità tra i comunisti sia un percorso fondamentale da compiere in fretta. Mi chiede perché? Perché in questo paese da quando non c’è più il Pci, le condizioni dei lavoratori, dei giovani, delle classi sociali più deboli sono drasticamente peggiorate ed in Italia c’è un gran bisogno di una sinistra vera che, per noi, non può esistere senza un Partito comunista al suo interno degno di questo nome. Per questo, ripartendo appunto da noi comunisti, abbiamo dato vita a questo processo che sarà lungo e difficile, ma inevitabile per cambiare la condizione di questa società devastata dalla povertà e dalla precarietà.

 
Parliamo di casa nostra: quanti sono gli iscritti in provincia di Alessandria, e chi sono? Operai, intellettuali, anziani, giovani….
Gli iscritti in provincia di Alessandria sono 120, e tra loro, sì, ci sono tutte le categorie che ha citato: giovani studenti o lavoratori precari, anziani, operai e impiegati così come alcuni intellettuali che hanno coraggiosamente deciso di non piegarsi al pensiero unico e, mi creda, di questi tempi di abbandono dalla politica, non è ne facile ne scontato che accada. A questo si aggiungano due presidenti cittadini dell’ANPI , Dario Gemma di Alessandria e Gianni Malfettani di Novi Ligure.

 
A Palazzo Rosso si vota in primavera, come del resto ad Acqui, Asti, Sindaco Rossa a ruota libera: bilancio di fine mandato e 'trailer' del programma elettorale CorriereAl 2Cuneo. Voi ci sarete autonomamente, o in alleanza? Siete stati avvistati in area quarto polo….
Abbiamo cominciato un confronto non da oggi con le altre forze della politica alessandrina, a cominciare naturalmente da quelle della sinistra che sentiamo più affini. Da sempre sosteniamo che un fronte unitario della sinistra, in Alessandria ma ovunque in questo Paese, è per noi la soluzione migliore per riaprire una speranza a sinistra nel rispetto delle identità di ognuno. Non sempre abbiamo trovato consenso a questa proposta, ma non demordiamo e quella avanzata dal compagno Giorgio Barberis, che, ricordo, è stato il “nostro” assessore nella precedente esperienza della maggioranza consiliare in Alessandria, quella di una sorta di comitato di salute pubblica, ci è parsa una strada che, seppur diversa da quella da noi indicata, poteva cogliere comunque molte delle questioni che noi mettiamo sul tavolo della discussione e siamo pronti a stare a quel tavolo di confronto. Quella proposta si intreccia con quello che viene chiamato quarto polo? Bene, senza preclusioni aprioristiche siamo disponibili a confrontarci entrando nel merito. Non so dire, oggi, dove ci porterà questo confronto, ma non ci tiriamo indietro. Quello che posso dire con sicurezza è che sicuramente non saremo all’interno di una coalizione, grande o piccola che sia, con il Partito Democratico, dal quale, lo abbiamo detto e scritto in tutte le salse, noi siamo alternativi. Per noi, quella fase è chiusa.

 
Rossa Rita 14Una valutazione del percorso della giunta Rossa?
Beh….verrebbe da dire che la valutazione è stata data in quel famoso sondaggio pubblicato dal Sole 24ore che collocava Rita Rossa all’ultimo posto nel gradimento in Italia. A parte questa considerazione, la nostra valutazione è la stessa che ci ha portato, dopo un anno all’interno della maggioranza e della prima giunta, a collocarci all’opposizione. Quella scelta non fu presa né per ripicca né a cuor leggero, ne tanto meno per una nostra presunta idiosincrasia (come ci fu detto) a governare, bensì fummo, ieri come oggi, consapevoli che l’impianto generale sul quale si era costruito il programma della coalizione e che era basato sostanzialmente su una parola e una frase, Insieme e Nessuno resterà da solo, era palesemente franato in nome della realpolitik e della vulgata renziana dell’ “uomo solo al comando”, che in questa caso era una donna.
Le faccio un esempio: nel periodo più alto della crisi della città, che stava aggredendo i livelli occupazionali già pesantemente segnati e che veniva indicato, da autorevoli esponenti di quella giunta, come il punto sul quale colpire per risanare i conti del dissesto (non si potrà non licenziare..) noi chiedemmo di costruire un tavolo di crisi che coinvolgesse in maniera attiva quelli che una volta erano definiti i quadri intermedi della società, a partire dalle organizzazioni sindacali. Solo così, insieme davvero, si poteva costruire una prospettiva di uscita dalla crisi di quei giorni. Sapete tutti come andò a finire e, seppur valutiamo positivamente che siano stati salvaguardati i livelli occupazionali nelle aziende e nella macchina comunale, non si può far finta di non vedere che molti sono rimasti soli, altroché, a partire dai lavoratori licenziati delle cooperative o a quelli demansionati come per il teatro. E vogliamo parlare della tanto decantata in campagna elettorale, partecipazione dei cittadini? Se è così, che fine hanno fatto i consigli di quartiere che dovevano essere immediatamente ripristinati? E la richiesta di intervento dell’esercito per la questione migranti? Ad Alessandria ?? Ma parlava sul serio? Mi fermo qui anche se potrei continuare, ma mi pare che quello che pensiamo sia chiaro….
Fiorentino: “Compagni, il Pci è tornato!” Ma alleato con chi? “Certamente saremo alternativi al Partito Democratico” CorriereAlGuardiamo al prossimo futuro: il candidato da voi sostenuto diventa sindaco di Alessandria: quali sono le vostre priorità?
Le nostre priorità sono costruire una città che si occupa innanzitutto degli ultimi, dal lavoro all’assistenza, dalla partecipazione attiva all’integrazioni tra i vari popoli e culture che attraversano e vivono questa città, dalla cultura, con al centro il rilancio di una delle università considerate tra le migliori, al tempo libero da vivere nelle vie e nelle piazze di Alessandria. Non si può pensare di fare una cosa sola, ma è un programma di insieme che va costruito per questo territorio.

 

Lavoro: davvero pensate che il comune possa incentivarlo, e come?Lavoro: Inps, a marzo oltre 100mln ore cig, +2,1% anno
Anche se i comuni si trovano nella triste situazione di non avere deleghe e risorse da dedicare al tema del lavoro, allo stesso tempo, sono la prima, e a volte unica, istituzione che prova a rispondere alle esigenze di chi si trova in difficoltà economica. In primo luogo un comune deve occuparsi degli esclusi, dei più deboli, promuovendo l’introduzione delle clausole sociali negli appalti pubblici, e utilizzando l’articolo 5 della legge sulla cooperazione sociale. Può inoltre implementare politiche attive che prevedano percorsi di orientamento, affiancamento e reinserimento, a patto di monitorare attentamente i risultati, per non finanziare percorsi inefficaci. I comuni sono anche datori di lavoro, è loro compito curare la qualità degli appalti, anche negli aspetti contrattuali che regolano i rapporti tra aziende o cooperative vincitrici e dipendenti. Servono spazi per il lavoro condiviso, per l’imprenditoria giovanile e – perchè no? – incentivi e bandi per sostenere la nascita di nuove attività, anche artigianali. Occorrerebbe poi l’ attivazione di uno sportello lavoro, in stretta collaborazione e raccordo con il Centro per l’Impiego (CPI) eventualmente gestito da volontari debitamente formati per compilazioni curricula e informazioni formative e lavorative, un supporto attivo per l’organizzazione e la gestione di corsi gratuiti formativi per il reinserimento lavorativo di cassintegrati e disoccupati. Possiamo provare a mettere in fila una serie di ragionamenti in questo senso?

Amag gruppoMultiutility: voi cosa fareste, partendo ovviamente dalla situazione di oggi?
L’idea di costruire un’unica azienda che gestisca i servizi in questa città è giusta e, devo dire, i comunisti la propongono da 20 anni ormai (Dario Gemma la propose quando era consigliere comunale nel 1991). Ora il contenitore va riempito di contenuti, collocato sul mercato dei servizi sulla base della qualità di quello che può offrire e non certo sulla capacità di comprimere forza lavoro. Questa idea che le aziende, pubbliche o private che siano, funzionano e rendono solo se licenziano e comprimono diritti ai lavoratori, è fuori dal mondo e falsa nella realtà. Sarebbe ora di cominciare a dire che per far funzionare una barca che naviga nel mare tempestoso dei servizi pubblici, ci vogliono dei capitani all’altezza della situazione e questo, mi pare di poter dire, spesso qui non è avvenuto. Chiudo questo discorso dicendo che ho votato contro la delibera che prevede la vendita del 51%delle quote dell’Amag Mobilità ai privati. Sono fermamente contrario a questa operazione.
Nuove povertà, sempre più ampie: ma voi all’eliminazione della Nuovi poveriproprietà privata ci credere ancora?
Le rispondo così: ma voi invece ci credete ancora che possa funzionare un mondo in cui 8 super ricchi possiedono beni quanto 3,6 miliardi di persone? Pensate davvero che il costo della crisi economica di questi anni possa essere fatto pagare sempre ai soliti, ai più poveri, agli emarginati, ai lavoratori, ai giovani disoccupati? Pensate davvero che in eterno possa essere disatteso l’art. 53 della Costituzione Italiana “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”?
Noi non consideriamo un furto la proprietà privata, ma se per averla si deve passare sulla pelle di milioni di lavoratori e lavoratrici o sui poveri di questa terra, allora sì, quella è un ingiustizia che noi combatteremo fino all’ultimo dei nostri giorni e, le garantisco, senza nessuna retorica nostalgica, ma con le ragioni dell’essere, oggi più che mai, comunisti.

Ettore Grassano