Chi beve Asti a Capodanno…[Abbecedario del gusto]

asti di Pietro Mercogliano
Chi beve Asti a Capodanno…beve Asti tutto l’anno, il che non è male affatto.

Nonostante l’immagine di tale vino sia ultimamente un poco scaduta presso certo pubblico a causa delle bottiglie di nessuna qualità che con tale nome si svendono nei supermercati, il buon Moscato d’Asti e il buon Asti Spumante sono vini di primissima qualità.
Pressoché insostituibile per alcuni abbinamenti e comunque prezioso anche per diversi altri, questo nettare deve esser considerato – tanto per motivi tecnici quanto per motivi di tradizionale affezione (oltre che per quantità di bottiglie annue e di questo si parlerà a breve) – uno dei prodotti piú importanti e rappresentativi della Regione Piemonte.

Qualcosa di simile al Moscato d’Asti era noto fin dal Rinascimento, anche se naturalmente bisogna esser molto cauti nel ricercare questo genere di ascendenze; sta di fatto che la tradizione affonda molto indietro nel tempo, e consolida nel territorio un gusto e una consuetudine che ancora oggi affascinano e piacciono. Proprio la grande richiesta (anche dall’estero) di questo vino ha causato alcuni dei problemi della Denominazione: produttori di Gavi e di altre zone circostanti raccontano di come fino a non molto tempo fa le uve dei loro vigneti andassero in massa a tagliare il Moscato d’Asti, e la produzione (quasi) industriale da parte di alcune cantine ha fatto sí che l’immagine di questo vino si distaccasse sempre piú dall’idea di qualità che giustamente un consumatore anche solo mediamente informato ritiene necessaria per le sue scelte. Non bisogna però lasloazzolo-doc-forteto-della-luja-piasa-rischei-1999ciare che le avventatezze commerciali di qualche interprete intacchino la nostra idea di una tradizione secolare: basterà un poco di attenzione in piú nella scelta della nostra bottiglia, anche confortati dal fatto che il miglior Asti non costerà comunque mai una fortuna (e che tutti, quindi, possiamo – ma in verità dobbiamo – prenderci il lusso di bere qualcosa di qualità).

La Denominazione d’Origine Controllata e Garantita insiste sul territorio collinare di una cinquantina di Comuni situati nelle Province di Alessandria e Cuneo oltre che in quella di Asti. L’Asti può esser prodotto sia in versione spumante che in versione tranquilla (che avrà comunque un piú o meno leggero pétillant). Si beve tendenzialmente giovane.

spumante-coppaSe i molto gentili lettori mi consentono un brindisi in loro compagnia, consiglio di servire l’Asti Spumante nelle cosiddette “coppe da Champagne”: tali bicchieri, adatti per ragioni tecniche ad accogliere e valorizzare gli aromi del nostro vino, ne evidenzieranno anche la naturale eleganza sincera e un poco rétro. Il manto paglierino attraversato da perle di bollicine e coronato di spuma dorata, spanderà profumi altrettanto gialli tipici dell’aromaticità propria del vitigno; in bocca, l’equilibrio fra la grande freschezza e la dolcezza sono la principale espressione della qualità del nostro vino.

Dal momento che – come a tutti sarà noto – è un errore dozzinale ed una sofferenza per i sensi e l’intelletto il servire un vino secco (ossia privo di zucchero) con un cibo dolce, è con vini come l’Asti che le ultime portate di un pranzo di festa trovano il loro abbinamento ideale. Torte semplici alla crema, e soprattutto i dolci delle Feste (Panettone e Pandoro in particolare), hanno l’accostamento tradizionale ed il matrimonio d’amore nell’incontro con questi vini.

Ciò detto, consiglio almeno una volta di concedersi la cerca e l’assaggio di una D.O.C. minutissima: poco piú di tre ettari in totale, un pugno di Aziende, un solo Comune. Loazzolo. In pratica un Moscato d’Asti, ma reso unico dalla particolare esposizione e dalla piú stretta regolamentazione sulla vinificazione. Può non piacere, ma – ammesso di reperire una bottiglia – va provato. Con Loazzolo od Asti, alto il bicchiere: per un duemiladiciassette prospero e sereno!