“Avevo vent’anni, era il 1977, quando vidi una copertina dell’Espresso che mi colpì molto: ‘Ecco chi sono i Massoni italiani’, era il titolo dell’inchiesta. Il settimanale pubblicò un elenco dei principali iscritti alla Massoneria, regione per regione: e tra questi c’erano i nomi di alcune delle persone che più stimavo della mia città, Siena”. Stefano Bisi non è propriamente un uomo qualunque, e neanche un Massone ‘di fila’: dall’aprile 2014 è il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ossia la più grande obbedienza massonica italiana, con i suoi oltre 23 mila iscritti, suddivisi in 852 logge: una storia cominciata nel 1805, che ha attraversato e ‘segnato’ tutto il Risorgimento italiano, fino alla nascita dello Stato italiano, e poi via via, fino ad oggi.
Ieri, in Cittadella ad Alessandria, il Gran Maestro Bisi ha concluso con la sua relazione (“rigorosamente a braccio, come sempre”, commenta un ‘libero muratore’ alessandrino) il convegno “Le speranze degli italiani: 70 anni di Repubblica”, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone, non necessariamente tutte iscritte alla Massoneria. Anzi, se l’intento dell’iniziativa (“dall’inizio dell’anno abbiamo già organizzato una ventina di incontri pubblici di questo tipo, in tanti luoghi ‘simbolo’ del nostro paese”) è quello di celebrare adeguatamente i settant’anni della Repubblica Italiana (“una bellissima signora in abito tricolore, che merita ammirazione, dignità e rispetto: e noi quest’anno abbiamo preso alla lettera l’invito del Presidente Mattarella, e abbiamo attraversato tutta la nostra bellissima Italia”), è indubbio che la Massoneria sta comunque vivendo una fase nuova della sua storia, all’insegna non solo di una maggior trasparenza (“misteri non ce ne sono mai stati: semmai riservatezza”), ma anche di una nuova strategia di comunicazione. Tra l’altro, anche se il Gran Maestro Bisi ‘taglia corto’ su qualsiasi polemica, pare che il Ministero dell’Interno abbia utilizzato proprio il logo “messo a punto da un nostro fratello, grafico professionista” delle iniziative del Grande Oriente d’Italia come simbolo ufficiale anche di altri progetti celebrativi dello Stato Italiano: “a noi fa solo piacere – sorride Bisi -, e se ci citassero esplicitamente saremmo ancora più contenti”. Sarà per la prossima volta.
Alessandria comunque, nella storia della Massoneria italiana, vanta un ruolo di primo piano fin dai primi moti risorgimentali, ricordati con orgoglio ieri in Cittadella, in una Sala del Governatore strapiena, da Pier Giuseppe Rossi, Maestro Venerabile della Loggia Marengo 1061 dell’Oriente d’Italia, che questa iniziativa ha fortemente voluto, e ottimamente organizzato. L’occasione, per noi e per i nostri lettori, di conoscere meglio la Massoneria, attraverso le parole del Gran Maestro Stefano Bisi.
Partiamo dall’inizio del suo percorso, dottor Bisi: la vocazione giornalistica è arrivata prima di quella massonica?
(sorride, ndr) Assolutamente sì, e mi ricordo bene quel momento: avevo 10 anni, e il primo articolo, scritto per il giornale della scuola, fu sul grande calciatore del Torino Gigi Meroni, che morì proprio in quei giorni, tra l’altro il giorno del mio compleanno. Da lì, la passione per il giornalismo non mi ha più abbandonato: un mestiere delicato, ma appassionante.
La Massoneria invece? Tradizione di famiglia?
No: anche lì attrazione giovanile, intorno ai vent’anni, con interesse scaturito appunto dalla lettura dell’inchiesta sull’Espresso. Ebbi la fortuna di conoscere un massone della mia città, Siena, con cui nacque un’amicizia vera, e un confronto durato anni. Fui iniziato alla Massoneria il 24 settembre del 1982, con iscrizione alla loggia di Montaperti di Siena, a cui ancora appartengo.
Anni durissimi quelli, per l’Italia tutta, e per la Massoneria in particolare: Gelli, la P2….
Un lascito pesante, che ci siamo, ingiustamente ma anche comprensibilmente, trascinati per decenni: ed è anche per questo che oggi abbiamo scelto la strada della comunicazione aperta e trasparente. Gelli e i suoi sodali all’epoca furono immediatamente sospesi, e allontanati. Eppure in quegli anni eravamo costretti quasi a nasconderci, venivamo mischiati con deviazioni che erano assolutamente un’altra cosa. Ricordo che, da neo iscritto nei primi anni Ottanta, i fratelli più anziani mi consigliavano di uscire con rapidità dalla porticina laterale del palazzo dove ha sede la nostra loggia, e a non sostare lì davanti. E del resto esiste una tradizione di persecuzioni ai danni dei Massoni: durante il Fascismo non solo fummo messi fuorilegge, ma addirittura il Collare del Gran Maestro, che oggi ho l’onore di indossare, fu nascosto tra le fasce di un neonato, figlio di un nostro fratello, perché i fascisti volevano rubarcelo, come trofeo. Non ci sono mai riusciti, per fortuna.
Però oggi l’iscrizione alla Massoneria è perfettamente legale..
Ma certo, come quella a qualsiasi associazione, sindacato o partito. Non solo: sempre a partire dagli anni Ottanta, nel clima post P2, molte regioni, a partire dalla Toscana, adottarono leggi che obbligavano e obbligano gli amministratori pubblici a dichiarare ufficialmente, al momento di assumere l’incarico, se sono iscritti a qualche associazione. E’ chiaramente una normativa finalizzata a identificare eventuali Massoni, e la ritengo profondamente ingiusta: un conto è se qualcuno desidera dichiarare di essere iscritto ad una loggia, o associazione, partito o sindacato. Altro obbligarlo a rendere pubbliche scelte personali e private. Del resto, avrebbe senso pubblicare gli elenchi degli iscritti ad un partito politico o ad un sindacato? Noi vorremmo semplicemente un pari trattamento. Per il resto, la Massoneria, e in particolare il Grande Oriente d’Italia che rappresento, sono da sempre in prima fila per la lotta contro ogni forma di illegalità: l’ho ribadito anche di recente all’onorevole Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia.
Voi, in particolare in coincidenza con il suo mandato, avete optato per una strategia comunicativa di totale apertura e trasparenza: perché?
Perché il mondo è cambiato, e crediamo sia il momento di presentarci al mondo in modo nuovo, e più diretto. Non ci sono mai stati misteri nella Massoneria, sia chiaro: ma certamente una linea di riservatezza che oggi è giusto in parte superare. Anche per raccontare che uno dei nostri principali filoni di attività è proprio costituito da opere benefiche, là dove più ce n’è bisogno. Penso in particolare alla vicenda migranti, e a progetti di integrazione e inserimento lavorativo che stiamo sostenendo un po’ ovunque, a partire dalla Sicilia, terra splendida, sottoposta in questi anni ad un particolare ‘stress’, legato agli sbarchi. Aiutare chi ha bisogno è nel nostro Dna di massoni: ma ci piace ‘sbandierarlo’ il meno possibile.
A proposito di Costituzione, e di referendum: il Grande Oriente d’Italia ha una sua posizione ufficiale sul tema?
No: la Massoneria non fa politica, e ogni fratello muratore può ovviamente votare come crede, a questo referendum come alle elezioni. Personalmente, dico volentieri come la penso: per fare un paragone al passo coi tempi, pensiamo ad un moderno telefonico, sul quale puoi aggiornare determinate funzioni o applicazioni scaricate dalla rete. Ma l’oggetto quello resta: e l’importante è che continui a fare telefonate, e a riceverne. Ecco, la nostra Costituzione, bellissima e preziosa, oggi è quel telefonino.
Intanto, a proposito di modernità, il ragazzo in carrozzina che l’altro giorno qui in Cittadella ha chiacchierato con il premier Renzi ha dichiarato che sta preparando la tesi di laurea proprio sulla Massoneria, ed è stato tra i protagonisti del vostro convegno alessandrino. Siete davvero ‘di moda’ tra i giovani?
Sicuramente c’è un forte interesse per la Massoneria da parte dei giovani, e questo per noi è molto positivo. Di recente, ad un nostro incontro all’Università della Calabria, c’erano, effettivi, almeno 400 studenti universitari, nell’ambito del progetto per una borsa di studio finanziata dal Grande Oriente d’Italia. Qui ad Alessandria ci ha fatto molto piacere ricevere al nostro convegno la visita di Federico Negri, il laureando in scienze politiche che ha incontrato anche il premier Renzi: Federico si sta laureando con una tesi sulla Massoneria a livello internazionale, e lo abbiamo già invitato con piacere alla nostra sede centrale (il famoso ‘Vascello’, sul Gianicolo a Roma, ndr), e gli metteremo a disposizione biblioteca e archivio storico, come del resto facciamo stabilmente sia con studiosi e con studenti universitari. Sono proprio i giovani la più grande speranza del nostro Paese: e la Massoneria, custode dei valori della tradizione e del libero pensiero, guarda al futuro con speranza e ottimismo, sempre e oggi più che mai.