Giuditta della Fraschetta [Alessandria in Pista]

Remottidi Mauro Remotti.

Negli anni successivi alla clamorosa vittoria di Napoleone a Marengo, si assiste a una recrudescenza del fenomeno del brigantaggio nel territorio alessandrino.

Tra i diversi personaggi appartenenti al banditismo locale[i], il più noto è sicuramente Mayno della Spinetta, che osa opporsi con la sua banda, “i Mainotti” (costituita da duecento uomini a piedi e quaranta a cavallo), ai soprusi dei soldati francesi.

maynoA proposito della reale esistenza del “Re di Marengo e Imperatore delle Alpi” non vi sono dubbi. Il cadavere viene esposto, nell’aprile del 1806, per un giorno intero sulla Piazza d’Armi vecchia (ora piazza Matteotti) e la sua fama di fuorilegge, come ricorda Fausto Bima: “indusse tutti gli omonimi a spostare l’accento tonico del cognome semplificandone anche la grafia in Maino[ii].

Parecchie perplessità restano invece – vista anche la carenza di una documentazione ufficiale – circa la quasi contemporanea figura di Giuditta della Fraschetta, a cui Pier Luigi Bruzzone dedica l’omonimo racconto storico.[iii]

Il libro narra le vicende di Michelina Pandoro, figlia di Remigio e orfana di madre, una giovane e bella fanciulla nativa di Bosco Marengo. Michelina è molto credente e particolarmente affezionata a suor Orsola. Un giorno un soldato francese, entrato nella chiesa di Quattrocascine[iv] per rubare la corona in capo alla Madonna, getta a terra e ferisce la suora. Michelina, che assiste alla scena, reagisce d’impeto impadronendosi della spada del militare e ferendolo gravemente. Ancora stordita per l’accaduto, esce dalla chiesa con l’arma in mano. Sulla piazzola i compaesani associano subito il suo gesto a un affresco che si trova nella chiesa della Ca’ Bianca[v], che raffigura la scena biblica di Giuditta mentre uccide Oloferne per salvare il proprio popolo.

gdf1A seguito del grave episodio, Michelina-Giuditta si dà alla macchia, e ha così inizio la sua nuova e rischiosa vita. Viene prima accolta presso un ricco nobile per poi convolare a giuste nozze con l’amato Lisandro. Giuditta si dedica con astuzia al contrabbando (lo “sfroso” è un’attività molto diffusa in quel tempo in Fraschetta). Peraltro, è un’amazzone provetta (si veste spesso con abiti maschili) e si fa più volte beffe dei soldati di Napoleone ergendosi a paladina dei più deboli. Morto il marito nella battaglia di Alessandria, combatte a fianco dei Russi, ai quali insegna sentieri e nascondigli e, più tardi, protetta dal generale Souvaroff, sposa un ufficiale del seguito da cui ha un figlio. Rimasta vedova, torna dalla Russia dove si è nel frattempo trasferita. Anche il figlio di Giuditta, compiuti i diciotto anni, decide poi di arruolarsi, con il grado di tenente, nell’esercito dello zar Alessandro.

quattrocascine
Chiesa di Quattrocascine

Tra i sostenitori della veridicità della figura di Giuditta possiamo senz’altro ascrivere la maestra Paola Bocca[vi], secondo cui Michelina è nata in una casa proprio di fronte al piazzale della chiesa. Un’erma con il busto dell’eroica donna è stata poi costruita nel giardino, mentre sulla facciata una lapide ricordava una vecchia canzone intonata dai frascaroli al ritorno di Vittorio Emanuele I sul trono del Regno di Sardegna dopo l’esilio forzato nel periodo napoleonico.

Confidiamo, dunque, nella bravura dei ricercatori per sciogliere ogni dubbio in merito alla figura di Giuditta della Fraschetta, oggi ancora sospesa tra storia e leggenda.[vii]

_____________________________________________________________

[i]Tra questi, ricordiamo: “il Guercio”, Giuseppe Cangiaso (che probabilmente prese il posto di Mayno dopo la sua morte) e Luigi Bresso.

[ii] Fausto Bima, Storia degli Alessandrini, Ferrari-Occella & C., 1965, p.107.

[iii] Pierluigi Bruzzone, Giuditta della Fraschetta, Editrice Tip. Il Piccolo Alessandria, 1979. Il romanzo di Bruzzone (nato a Bosco Marengo nel 1832) è stato edito per la prima volta a Roma nel 1876. Il libro rappresenta un’importante testimonianza circa le tradizioni delle genti della Fraschetta a cavallo tra fine Settecento e inizio Ottocento.

[iv] Quattrocascine, frazione del Comune di Bosco Marengo, prende il nome dalle quattro cascine (Cà Bianca, Pollastra, Forchina e Masina) che Papa Pio V acquistò a beneficio del convento di Santa Croce. Al centro del paese è situata la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo e alla Madonna del Rosario. Eretta in epoca medioevale dai padri Cistercensi, poi affidata ai padri Domenicani del convento della Cà Bianca, può senz’altro considerarsi un pregevole esempio di architettura sacra, in particolare per la sovrapposizione di strutture e stili diversi.

[v] La cappella del convento della Cà Bianca fu soppresso in epoca napoleonica.

[vi] Paola Bocca, Ricerche storiche sulla Frascheta, Tipografia Ferrari – Occella & C., Alessandria, 1967.

[vii] L’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano – Comitato provinciale di Alessandria – ha dedicato alla figura di Giuditta del Fraschetta una relazione della prof.ssa Carla Moruzzi Bolloli nella giornata dell’11 novembre 1999.