Playing the History: sabato sera ad Ovada concerto benefico con grandi star internazionali del progressive rock

PlayingIl concerto Playing the History for Villa Gabrieli è ormai vicino: i riflettori si accenderanno sabato 10 settembre alle ore 21 al Palazzetto del Geirino, ad Ovada.

Notevole lo sforzo organizzativo che ha visto impegnati attivamente volontari e professionisti che hanno prestato a titolo gratuito la propria opera.
I dettagli tecnici sono ormai definiti e, conclusasi nei giorni scorsi la prevendita, i biglietti potranno ora essere acquistati solo al Palasport la sera del concerto.

Gli artisti sono arrivati a Ovada giovedì 8 settembre. Alla sera cena esclusiva presso Villa Bottaro, mentre venerdì concerto d’organo e flauto presso la Parrocchia di Cremolino con Marco Lo Muscio e John Hackett.

Il gruppo “Playing the History”, composto da alcuni dei grandi nomi di quegli anni tra cui Steve Hackett (ex Genesis, ma che purtroppo non potrà essere presente al concerto di Ovada per altri impegni musicali) e David Jackson (storico sassofonista dei Van der Graaf Generator, molto conosciuto per la sua abilità-ispirata dal jazzista Roland Kirk-di suonare contemporaneamente più strumenti), con la partecipazione di John Hackett, flautista (ma anche chitarrista, bassista e pianista), fratello di Steve con cui ha lavorato in diverse produzioni ed apprezzatissimo flautista classico (con “The English Flute Quartet” e con la “Westminster Camerata”).

Alle tastiere Marco Lo Muscio, organista, pianista, cembalista e compositore di formazione classica (ha inciso molti dischi per l’etichetta inglese Priory Records ed ha tenuto oltre settecento concerti come organista alle consolles dei più rinomati organi europei) e profondo conoscitore del genere progressive nell’ambito del quale si propone come pianista, tastierista e compositore, presentando brani del repertorio “storico” e sue composizioni, tra le quali un intero album ispirato, nella migliore tradizione prog, dalle opere letterarie di J.R.R.Tolkien.

Al basso (ma è anche un valente chitarrista) troviamo poi Carlo Matteucci, uno dei migliori e più apprezzati musicisti nell’ambito del progressive italiano, con un solido background derivato da grandi musicisti come Vollenweider, Ackermann e Metheny; membro dei Dancing Knights, ha al suo attivo prestigiose collaborazioni con le migliori “tribute bands” dei Genesis oltre a molte produzioni come compositore. Oltre alla sua attività nei “Playing the History”, si dedica anche ad un nuovo progetto musicale nell’ambito del Funk e della Fusion nel gruppo “The Borderlands” con la pianista-cantante Giovanna Bizzarri.

A completare il gruppo, Giorgio Gabriel, apprezzatissimo chitarrista milanese e musicista di ampi orizzonti che spaziano dal jazz alla fusion al progressive rock, ed il batterista Pino Magliani, anch’egli membro, insieme a Carlo Matteucci, del gruppo “The Borderlands”.

 
ALCUNE NOTE SUL PROGRESSIVE ROCK

il Progressive-Rock, fiorito a partire degli Anni Settanta del secolo scorso, può essere considerato oggi come uno dei generi musicali che più ha valorizzato, nell’ambito di quella che a quei tempi fu comunemente denominata “musica giovanile”, il superamento dei limiti intrinseci della musica rock pura, fragorosa e
fracassona del decennio precedente, per assumere respiri musicalmente più ampi, attingendo largamente da generi musicali “colti” quali la musica classica, la musica orientale, il jazz e la musica elettronica.

La conseguenza di questo procedimento artistico fu la produzione, da parte di molti gruppi musicali di quell’epoca, di brani di respiro musicale molto ampio, formalmente articolati e tecnicamente complessi, molto spesso ottenuti anche con l’utilizzo di strumenti di tipo classico (organo, archi, pianoforte, ecc.) od elettronico (Moog, Sintetizzatori, Mellotron, ecc.) e sovente ispirati o derivati dalla musica classica come, ad esempio, il famoso album “Pictures at an Exhibition” degli Emerson, Lake & Palmer, pubblicato nel 1971 ed ispirato direttamente dall’omonima suite pianistica di Musorgskij. Con quel disco ebbe anche inizio l’epoca dei cosiddetti “concept albums”, cioè interi dischi ispirati, concepiti e realizzati sulla base di un’idea letteraria, musicale o -in certi casi- anche filosofica sulla quale i musicisti costruivano vere e proprie architetture musicali che ancora oggi possono tranquillamente rientrare, formalmente parlando, nell’ambito delle Suites classiche o, ancora meglio, dei Poemi Sinfonici e di questi posseggono il vasto orizzonte, la varietà dell’ispirazione, la descrittività dei temi e l’ampiezza dello svolgimento.

Nel 1980 Alessandro Carrera, nel suo volume “Musica e Pubblico Giovanile” definiva i musicisti rock come persone colte, che avevano studiato musica classica, conoscitori della musica del sei e settecento con una predilezione per i tardoromantici, un gusto particolare per il fascinoso e l’arcano (in particolare le leggende medievali e le saghe guerresche), un’ispirazione talvolta derivante dalle filosofie orientali ed una propensione per gli echi orchestrali e sinfonici; oggi si può integrare tutto questo con la convinzione che quei musicisti hanno creato un ponte assai solido tra la musica “colta” e quel pubblico di giovani e ragazzi che prima di allora con essa non voleva aver nulla a che spartire, e non è un caso se, grazie a quei musicisti, i giovani di allora partecipavano con la stessa attenzione e lo stesso entusiasmo ai concerti rock ed a quelli classici, cosa che nei decenni seguenti, con l’avvento di generi musicali di tipo squisitamente ed esclusivamente consumistico, non si è più verificata.