Basic Instinct [Oltreilciak]

Muda Serenadi Serena Muda

 
“Vuoi una sigaretta Nick?”

 

Johnny Boz, ex rockstar, viene ritrovato morto nella sua abitazione di San Francisco, ucciso a colpi di rompighiaccio dopo un incontro con una misteriosa amante. Ad indagare sull’accaduto arriva Nick Curran, un poliziotto con alle spalle un passato irrequieto, che durante un’indagine aveva accidentalmente ucciso due turisti, essendo sotto effetto di alcool e droga. Nonostante abbia superato il trauma, anche grazie all’aiuto di Beth, la psicologa del dipartimento con cui ha una relazione, viene ancora soprannominato il “giustiziere”.

L’uomo, insieme al collega ed amico Gus, decide di contattare l’ultima persona vistaBasic 3 insieme a Boz, ovvero la scrittrice Catherine Tramell. Da subito la giovane donna, bellissima e dal fascino ambiguo, esercita sul detective un forte ascendente, giocando in modo abile ‘al gatto col topo’, facendo leva sui punti deboli dell’uomo ed evidenziando in modo scaltro le affinità che li rendono simili, in modo tale da confonderlo e renderlo sempre più vulnerabile. Pur essendo sospettata di omicidio e dichiarando apertamente di condurre un’esistenza sopra le righe, la giovane mantiene sempre un atteggiamento lucido e distaccato, che sembra confondere ancora di più i poliziotti, peraltro poco convinti della sua reale colpevolezza dopo averla interrogata. L’unico che invece pare ritenerla responsabile del delitto è proprio Curran, che la guarda con sospetto pur nutrendo un’evidente attrazione nei suoi riguardi.

Nel frattempo, le indagini proseguono ed emergono ulteriori dettagli che sembrano portare Nick ad una serie di dubbi, alcuni dei quali potrebbero quasi scagionare la Tramell, colpevole forse di essere solo un po’ troppo esuberante nel suo stile di vita, e di frequentare amicizie quantomeno bizzarre.
L’eccentricità di Catherine nel frattempo diviene fonte di curiosità ma anche timore da parte dell’uomo, a questo punto forse più interessato a lei per motivi personali che professionali. Fra scene di grande tensione erotica ed indizi sempre più fuorvianti, fino all’ultimo ci si chiede se la donna dallo sguardo di ghiaccio sia davvero una psicopatica assassina, o una geniale manipolatrice che però, in fondo, non ha nulla di così clamoroso da nascondere. Un thriller erotico che uscì nel 1992 e che riscosse un successo clamoroso al botteghino, complice il savoir fare e lo charme della Stone, in questa pellicola al culmine della sua bellezza. Paul Verhoeven alla regia firma una storia forse non narrata in modo impeccabile ma ricca di sensualità e mistero, trasformando il film in una pellicola cult, complice anche la sceneggiatura scritta da Joe Eszterhas, le musiche di Jerry Goldsmith e soprattutto la godibile fotografia di Jan De Bont.

All’epoca il nastro vinse svariati premi, ricevette due nomination all’oscar e al golden globe, e fece di Sharon Stone un sex symbol a livello mondiale. La parte della scrittrice gelida, manipolatrice, capace di piangere ed amare a seconda dei suoi scopi sembra cucita apposta per lei, che fra un tiro di sigaretta ed uno sguardo Basic 1penetrante ride di gusto, consapevole del suo potere. Memorabile la scena in cui, vestita solo di un tubino bianco senza indossare biancheria intima, accavalla le gambe durante un interrogatorio alla centrale di polizia, davanti allo sguardo attonito dei poliziotti. Michael Douglas si cala perfettamente nel ruolo dell’uomo che non vorrebbe cedere alle tentazioni di cui però è già stato vittima in passato, e che ancora una volta sembrano avere la meglio sulla sua volontà, senza che peraltro la cosa gli dispiaccia poi molto. Dotato di carisma e sensualità, tiene testa alla protagonista risultando altrettanto credibile anche se meno ammaliante. Nel cast presente anche Jeanne Tripplehorn che interpreta la parte di Beth, psicologa innamorata di Nick, donna di bellissima presenza ma incapace, almeno sembra, di far provare all’uomo quel brivido lungo la schiena, che può davvero trasformare la semplice attrazione verso qualcuno in ossessione da cui non ci libera.

Nel complesso, il film risulta interessante, trasportando lo spettatore in un’atmosferaBasic 2 dove pare che a predominare sia proprio “l’istinto di base” che offusca la ragione, quella ragione che dovrebbe portare il protagonista a tenersi lontano da “giochi” troppo pericolosi per lui, ma irrimediabilmente coinvolgenti. Una razionalità sempre meno presente la sua, soggiogata da pulsanti sensazioni in grado di scuotere la parte più recondita di se stesso.