Sala Ferrero anno I [Tempi Supplementari]

Brioschi Massimodi Massimo Brioschi

 

 

Come ha scritto sulla sua pagina Facebook un mio amico tifoso dei grigi a fine campionato: anche quest’anno vinceremo l’anno prossimo. Aveva fatto una certa ‘incetta’ di like. E del resto quella speranza-rassegnazione di doversi aggrappare sempre all’anno dopo, mi sembra, se devo dire, estendibile alle aspettative sulla città intera. Ho sempre la sensazione, abitando ad Alessandria, di essere in un momento in cui la città deve ripartire. E l’anno dopo lo stesso deve ripartire e così via.

E dal punto di vista teatrale-culturale mi sembra si possa fare la stessa considerazione.
Non mi interessa, con questo, fare una critica verso l’attuale amministrazione che, per quanto riguarda la parte inerente agli eventi e alla loro diffusione, mi pare abbia fatto quello che poteva, cercando di agevolare le associazioni e le persone che operano sul territorio, che a parer mio è un buon modo di procedere, se non forse l’unico possibile, considerando le croniche mancanze di fondi.

Quella sensazione nasce guardando quello che succede nelle città di dimensioni simili ad Alessandria dove, o c’è una consolidata tradizione, come per esempio ad Asti, o fioriscono festival e rassegne che portano personaggi conosciuti e conseguente interesse di pubblico, come per esempio nelle Langhe.

Qui, negli anni, purtroppo, non è nato nulla del genere. Per tradizione Alessandria non ha certo una vocazione culturale, nonostante alcune passate eccellenze, ed è rarissimo che ci sia qualcosa che possa richiamare persone da fuori città dando un impulso anche piccolo all’economia cittadina. E così, in questa estate purtroppo non dimenticabile, mentre leggo le discussioni intorno al concerto di De Gregori alla Cittadella, sulla scelta piú o meno buona della location e sulla riuscita o meno dell’evento, mi viene da mettermi nei panni (per me inadatti in tutti i sensi) di chi deve prendere delle decisioni.

Perché, come dice il mio amico tifoso grigio, anche quest’anno vinceremo l’anno prossimo. E io voglio dare il mio contributo a questa vittoria prossima ventura, non sia mai che poi non mi facciano salire sul carro dei vincitori. E lo voglio fare dicendo la mia sulla prossima stagione teatrale, visto che con l’apertura della sala Ferrero Alessandria avrà, dopo parecchi anni, una sala teatrale comunale.

Ecco, se dovessi decidere io la prossima stagione teatrale in sala Ferrero,Teatro comunale nuova probabilmente con pochi soldi a disposizione, terrei in mente due cose: che negli ultimi anni alcune persone e associazioni hanno dato vita a delle stagioni di teatro in vari luoghi della città e in secondo luogo che gli spettacoli devono parlare al pubblico a cui si rivolgono.

Cercherei cioè di non entrare in concorrenza con chi organizza stagioni in città, evitando quindi quelle tipologie di spettacoli coperti dagli altri. E, se possibile, non toglierei gli aiuti che sono stati dati sia in termini economici, se ce ne sono stati, sia in termini di appoggio pubblicitario.

Però, oltre a questo, terrei presente il secondo aspetto che ho citato: il parlare al pubblico. Quindi cercherei di offrire spettacoli che affrontano temi con attinenza al nostro modo di vivere e alla città in cui viviamo.

Il teatro in fondo è nato in una città, Atene, e agli abitanti della città si rivolgeva, agli ateniesi. Ed era proprio questo rivolgersi a loro che lo rendeva così importante, un momento imprescindibile della loro vita comunitaria.
E secondo me questo non bisogna scordarlo e vale tanto piú oggi che molti mezzi d’informazione ci sommergono di notizie a getto continuo, lasciandoci in balia di un mondo che ci sembra sempre piú cupo e indecifrabile.

La possibilità di affrontarli, questi temi, di approfondirli, di prenderne le distanze, di ironizzarci su, di vederli da un punto di vista radicato nel territorio, dovrebbe essere il punto focale di ogni teatro civico e aiuterebbe a tenere viva una cultura locale da non disperdere ma da valorizzare.

Come farlo in pratica io non lo so esattamente ma se diventasse necessario coinvolgere ancora di piú persone e associazioni che operano sul territorio, penso che nessuna di queste si tirerebbe indietro.