C’è chi da tempo lo indica come prossimo assessore regionale nella giunta Chiamparino (“Sergio è un grande allenatore, se mi passa la metafora calcistica: sa lui se e quando la squadra necessita di qualche innesto, e sbaglia chi lo critica o cerca di forzargli la mano”), e qualcun altro che lo vorrebbe ‘salvatore della patria’ di un Pd alessandrino un po’ in disarmo, come candidato sindaco del centro sinistra nel 2017 (“sono stato sindaco 10 anni a Castellazzo, e non credo esista in politica ruolo più bello, completo e affascinante: ma gli elettori mi hanno dato un mandato in Regione fino al 2019, e a Dio piacendo vorrei rispettarlo”). Mimmo Ravetti non è più da tempo un enfant prodige della politica mandrogna: a 47 anni è invece una delle più importanti mature ‘risorse’ di cui dispone il PD di casa nostra, tanto che appunto il suo nome fa ‘capolino’ su fronti diversi, ogni volta che si cerca una figura ‘autorevole’, magari per togliere dal fuoco castagne incandescenti. Lui non si scompone, ha un look impeccabile anche nel primo pomeriggio di una ‘torrida’ giornata di fine luglio, e sorride sereno se si tenta di provocarlo (“ora le spiego come vedo la situazione”): a schivare tranelli ormai è abituato, e gli piace analizzare le situazioni, “alla ricerca di soluzioni concrete: perché credo che sia questo che oggi chiedono i cittadini: risposte vere ai loro bisogni, e la capacità di guardare avanti. A questo paese, e ad Alessandria in particolare, serve una prospettiva di futuro, non certo continuare a discutere del passato, o di ambizioni personali”.
Consigliere Ravetti, dopo due anni di amministrazione Chiamparino, qual è lo stato di salute del Piemonte?
Non voglio fare propaganda, o partire ancora una volta dalla situazione disperata, sul piano contabile, che abbiamo ereditato. E sa perché? Credo che, oggi più che mai, e non solo a Torino ma anche a Roma e ad Alessandria, alla politica gli italiani chiedano altro e di più, e non solo di ‘far quadrare’ i conti. Questo è un prerequisito indispensabile, certamente: ma è solo la cornice. Poi serve una prospettiva, una visione del futuro.
E il futuro del Piemonte come lo vede?
Ci sono quattro direttrici su cui stiamo lavorando, e che complessivamente consentono e consentiranno di disegnare il Piemonte di domani. Si chiamano salute, scuola, lavoro, abitazione. In altri termini, capacità di soddisfare, qui e ora, ma anche domani e dopodomani, il bisogno di servizi qualitativi di tutti i cittadini di questa regione. Aggiungo poi, anche se sta all’interno della direttrice lavoro e sviluppo, la questione della logistica, che per noi alessandrini è vitale: a settembre la questione andrà affrontata, e siamo davvero all’ultima curva. Ci giochiamo tutto.
Su quel fronte, aver affidato la presidenza della Fondazione Slala al senatore Borioli, anziché chiuderla, fa pensare all’esistenza di qualche progetto…
Certamente: ma di questo parli appunto con Borioli. Non vorrei fare il tuttologo.
Occupiamoci di sanità allora Ravetti, dal momento che lei presiede la specifica commissione regionale. La sua proposta di ‘unificare’ Aso e Asl provinciale ha creato un po’ di scompiglio. E’ sempre convinto che sia la strada giusta?
Assolutamente sì, è la stessa cosa che sta succedendo a Torino del resto, e non vedo alternative. Certo, su tempi e modi possiamo confrontarci, nessuno intende imporre diktat. Quel che è certo è che, sul fronte sanità, in questi due anni abbiamo stabilito un metodo, e varato un modello. Ora tocca ai tecnici (ma assolutamente sostenuti, e pungolati, dalla politica) risolvere tutte le questioni concrete, e fare in modo che la qualità dei servizi erogati sia sempre migliore. Penso alle liste di attesa ancora troppo lunghe, o al grande tema dei servizi territoriali, ancora tutto da sviluppare.
La sanità alessandrina però, in particolare, teme una sorta di marginalizzazione periferica rispetto a Torino: possiamo stare tranquilli? E il nuovo ospedale si farà?
Nessun taglio di risorse all’orizzonte: si tratta semmai di utilizzare meglio quelle che già ci sono oggi. L’edilizia sanitaria può essere per l’alessandrino, certamente, una grande leva di innovazione, e anche un motore di sviluppo. Non parlerei però di nuovo ospedale inteso come semplice sostituzione di alcuni esistenti: semmai serve un serio studio di fattibilità, elaborato da esperti, che ci dica come la sanità nel quadrante Alessandria Asti può fare un salto in avanti, in base ai bisogni dei cittadini. Da lì ragioneremo di strutture, e di risorse.
Parliamo del Partito Democratico: in autunno, pare a novembre, ci sarà il referendum sulle riforme con cui Renzi si gioca molto, forse tutto. Anche su questo appuntamento, come su quasi tutto il resto, il PD sembra ‘spaccato’: lei come voterà?
Io voterò sì. Ma aggiungo che oggi al PD serve, a livello centrale come periferico, una maggior capacità di ascolto, e anche una maggior organizzazione interna, guardando ai territori e alle loro necessità. Renzi oggi è segretario, e premier. Davvero è pensabile che sia lui, in prima persona, ad occuparsi anche dell’organizzazione del partito? Io non lo credo: serve una segreteria che lavori a tempo pieno sulle tante questioni sul tappeto che riguardano il Partito Democratico: che è una grande comunità di persone, portatrici di competenze e valori, assolutamente da valorizzare per il bene di tutto il paese.
Ma a casa nostra, Ravetti? La vicenda del segretario cittadino di Alessandria Brina messo alle porte, senza tanti complimenti, da una minoranza di esponenti dell’assemblea cittadina (su 53 membri, ne erano presenti solo 22 presenti, di cui 17 favorevoli alle dimissioni del segretario, ndr) non è che rappresenti un fulgido esempio di partecipazione democratica….
Massimo Brina è stato segretario del Pd di Alessandria per due anni, è un dirigente del partito da lungo tempo, e credo che potrà continuare a dare un contributo importante. Daniele Coloris è anche il mio candidato alla segreteria, e come tanti penso sia la figura giusta: però credo di non essere il solo a ritenere importante che, in questo momento, la sua elezione sia quanto mai condivisa e partecipata, e passi attraverso la convocazione/consultazione di tutti gli iscritti alessandrini (non più di 300, ndr): appena possibile, ma senza affanni.
La vera questione però, consigliere Ravetti, è il sindaco Rita Rossa: lei crede che si debba ricandidare per un secondo mandato, e che lo possa fare in maniera diretta, o che sia meglio ricorrere ad una sorta di ‘pre-selezione’ interna al partito e alla coalizione, ad esempio con le primarie?
Sulla questione la penso esattamente come Rita Rossa, che durante la recente assemblea cittadina ha dichiarato di essere pronta a ricandidarsi nel 2017, con le modalità e attraverso le verifiche che la comunità stessa del PD alessandrino riterrà più opportune. Primo passo sarà certamente un sondaggio super partes, non tanto sulla figura del sindaco, quanto finalizzato a capire quali sono le valutazioni degli alessandrini, quali le loro critiche e le loro esigenze. Ripeto: guardando ad una prospettiva di futuro, e non certo al passato.
Certamente però, Ravetti, oggi fare il sindaco è davvero impresa ardua…
Ma è anche, lo dico avendo operato in quel ruolo per dieci anni, l’incarico più bello e gratificante per chi fa politica con passione, e per la propria comunità. Oggi dobbiamo batterci, a livello regionale e anche nazionale, perché quello del sindaco torni ad essere anche un compito gratificante, e ambito da chi ha competenze e passione da mettere a disposizione degli altri.
Uno dei temi su cui molti sindaci lanciano l’allarme è quello della sicurezza nelle città, e della gestione dei migranti: comunque troppi secondo gran parte dell’opinione pubblica, e non si capisce con quale ‘disegno’, oltre l’emergenza. Rita Rossa ultimamente sembra utilizzare sul tema argomentazioni leghiste: non si rischia di disorientare un po’ l’elettorato?
Rispondo per me, ovviamente. Un conto sono i fenomeni migratori, altro la sicurezza, altro ancora i profughi. Sono tre questioni diverse, delicate e da affrontare subito, ma senza fare confusione. La sicurezza, in particolare, non è di destra, o di sinistra: è un diritto di tutti i cittadini, e va garantita, oggi più che mai. Mi faccia dire un’ultima cosa: grazie davvero alle forze dell’ordine, che fanno un lavoro straordinario e difficile. Per loro dobbiamo trovare più risorse: per assumere altro personale, e per pagare indennità di rischio più adeguate.
Ettore Grassano