Uno spicchio di mondo nel centro storico: Il Chiostro di Alessandria [Tempi Supplementari]

Brioschi Massimodi Massimo Brioschi

 

Se penso a luoghi di Alessandria che mi piacciono uno dei primi che mi vengono in mente è il Chiostro di Santa Maria di Castello. Ancor di più adesso, con il prato curato, i muri quasi tutti restaurati e un’atmosfera che rimane ovattata nonostante i lavori in corso nella piazza. Ed è questo uno dei motivi, insieme al desiderio di dare voce a chi cerca, in modo attivo e con un po’ di sana incoscienza, di darsi da fare in città, che mi ha spinto a contattare i ragazzi che gestiscono Il Chiostro.

Marco Ciavaglioli e Laura Manieri, che insieme a Davide Gho due anni fa hanno preso in gestione l’ostello, mi accolgono nella reception e con entusiasmo e pudore mi raccontano questa loro avventura cominciata per il piacere di fare qualcosa insieme, dopo aver condiviso nel passato esperienze di volontariato ed essersi avvicinati all’ostello per un progetto che la sorella di Laura seguiva con i rifugiati.

Mi guardo intorno e capisco che oltre alla gestione si occupano anche della Ostello 1  ristrutturazione dei locali, per renderlo sempre più accogliente. Una ristrutturazione che per il chiostro, che il Demanio aveva affidato alla Provincia, è partita nel duemila, prima del loro arrivo lì, grazie ai finanziamenti per il Giubileo e che loro proseguono, per le parti che hanno in gestione, grazie anche ai finanziamenti del Pisu.

Il loro tentativo è di promuovere, attraverso il Chiostro, la città da un punto di vista sia turistico che culturale. Per questo hanno stretto collaborazioni con alcuni locali, come il Mezzolitro, Ortozero e Bike Bar, con realtà come Lab121 della Casa di quartiere e la Fiab Alessandria, e cercano di partecipare o almeno promuovere ogni iniziativa che vada in questa direzione. Tra queste mi segnalano l’Invasione Digitale al Museo del Cappello e alla mostra Alessandria città delle biciclette e le “Residenza d’artista”, che verranno organizzate con il sostegno di Andrea Musso, il Bike and Beer Festival organizzato dal Comune di Alessandria anche questo in Cittadella, il Bulb Festival, la cui prima edizione nel chiostro è stata fatta nel 2015, giovani tradizioni cittadine come la festa del Borgo e il capodanno alessandrino, oltre naturalmente a Inchiostro Ostello 2Festival, che a inizio giugno porterà ad Alessandria alcuni tra i più importanti illustratori del panorama attuale e che si svolgerà come gli anni scorsi nel chiostro di Santa Maria di Castello.

Per promuovere il Chiostro, con l’adesione al network Albergabici, stanno cercando di renderlo sempre più bike friendly, come si dice adesso, cioè un luogo riconosciuto dai cicloamatori di tutto il mondo per il transito ma anche come meta. Alcune biciclette possono essere affittate, esiste una ciclo officina per piccole riparazioni, c’è il progetto di destinare una stanza per chi non vuole lasciare la propria bici negli spazi in comune e ogni indicazione di possibili tragitti viene data. Alessandria è, da questo punto di vista, in un’ottima posizione: il vicino Monferrato è uno dei luoghi più suggestivi di tutta Europa, il tragitto tra le due cittadelle (Alessandria e Casale) richiama sempre più appassionati e alcune delle vie dei cicloamatori di tutto il mondo passano in queste zone, a cui si potrebbe aggiungere per il futuro la ciclovia del progetto vento, che dovrebbe congiungere Torino e Venezia seguendo il Po.

E infatti in questi anni parecchie persone si sono fermate, dalla famiglia francese con due figli piccoli in giro per il mondo in bicicletta per due anni, ai ragazzi che dalla Spagna andavano verso la Grecia, ai canadesi, ai russi e perfino ai giapponesi, con medaglia d’oro per distacco al giapponese nato nel 1943 aOstello 3 Hiroshima che adesso, compiuti già i settant’anni, gira in Europa con la bici e una minuscola borsetta come bagaglio. Non solo ciclisti arrivano, ma anche persone e interi gruppi in occasione di qualche evento particolare, come per esempio un gruppo di cinquanta alpini, che hanno prenotato già un anno e mezzo fa per il prossimo raduno che si terrà ad Asti a metà maggio.

Il Chiostro sta diventando così uno spicchio di mondo nel pieno centro storico ed è curioso sapere che allo sguardo del turista straniero Alessandria appare bella, con tutte le comodità, facile da girare e accogliente.
Certo è uno sguardo parziale, ma qualche dubbio sulla nostra solita visione cupa della città lo fa venire.
Il Chiostro Hostel and Hotel, così adesso si chiama, non è però solo un albergo per i passanti ma anche il luogo dove vivono trenta richiedenti asilo provenienti dall’Africa e dall’Asia, mandati lì dalla prefettura. Uno di loro arriva mentre parliamo, un giovane ragazzo africano che proviene dal Gambia e che in questi mesi ha coltivato un piccolo orto su uno spazio incolto della parrocchia, i cui frutti vengono dati a famiglie bisognose individuate insieme al parroco. È sorridente, lo sguardo indagatore e un po’ diffidente, gli chiedo come si trova qui ad Alessandria e come mai ha dovuto lasciare la sua terra. Non risponde, sorride, e parla delle patate che ha piantato nell’orto che si vede dalla finestra.

Laura e Marco mi dicono che questi ragazzi non hanno troppo piacere di raccontare del loro passato, certamente non facile. E in più sono tutti in attesa di risposte della richiesta d’asilo e forse anche per questo, penso io, non vogliono troppo sbilanciarsi con chi non conoscono.
Grandi problemi di integrazione qui non se ne scorgono, molti studiano l’italiano, alcuni hanno già trovato piccoli lavori saltuari o stanno facendo stages, ci sono anche ragazzi con professionalità che stanno cercando di farsi riconoscere anche in Italia, per esempio un sarto che lavorava in un atelier, e con i clienti capita a volte che nasca una bella atmosfera di condivisione e amicizia.

Prima di andare vorrei solo capire che idea hanno gli alessandrini, di questo luogo, e me lo chiedo soprattutto quando entra un signore di mezza età che vorrebbe liberarsi di una vecchia televisione.
Quello che mi dicono Laura e Marco è, per me, la perfetta definizione di provincialismo, cioè che ad Alessandria per essere apprezzati o considerati bisogna essere prima riconosciuti esternamente alla città, allora poi forse gli alessandrini cominciano a prenderti in considerazione. Ed è anche per questo, per combattere la continua litania di lamentele varie, il borbottio indistinto di molti alessandrini che invischia in un pessimismo demolitore, che hanno cominciato questa avventura all’ostello e cercano di evidenziarne e valorizzarne il lato culturale e turistico.

Ed è con queste considerazioni che mi girano nella mente che li saluto, dopo che mi hanno fatto vedere il prato del chiostro tutto risistemato da loro, con la siepe di lavanda piantata da poco, e uscendo mi dico che ad Alessandria un po’ di sana follia è indispensabile e forse solo chi la possiede, questa sana follia, chi ha il coraggio di andare in direzioni inusuali, senza dare ascolto al borbottio denigratore di fondo, saprà uscire dall’atmosfera non troppo ottimista di questi anni.