Montagna (Arpa e Fand): “Alessandria città a misura di disabile? C’è ancora molta strada da fare, ma ci stiamo provando”

Montagna 1“Credo di aver avuto molto dalla vita, e che rispetto ad un tempo oggi esistano gli strumenti per vivere la disabilità (di qualsiasi tipo: motoria, cognitiva, sensoriale) in maniera certamente meno penalizzante. Ma molto resta da fare, soprattutto ad Alessandria: e ci stiamo provando”. Sergio Montagna, in città e non solo, lo conoscono in tanti: 67 anni, pensionato con alle spalle una vita di lavoro in una multinazionale, è il presidente provinciale di Arpa (Associazione per la ricerca su psicosi e autismo), ma anche della Fand, la Federazione delle Associazioni Nazionali di Disabilità. Un po’ la Confindustria del settore, per capirci: “e parliamo di un universo estremamente eterogeneo e frammentato, che ha quanto mai bisogno di muoversi in maniera integrata e coordinata”.

Montagna arriva all’appuntamento (al Caffè Aquila, sotto i portici di Palazzo Rosso: “Qui sono di casa, è un locale che ha fatto e sta facendo grandi cose sul fronte dell’abbattimento delle barriere, architettoniche e non”) da solo, con la sua carrozzina elettrica, e con disinvoltura ci invita al tavolo, per un’ora di conversazione concreta e piacevole. Montagna è una persona che, quando ti parla, ti guarda dritto negli occhi, e che non sembra conoscere il significato della parola ‘lamentela’. “Lamentarsi non serve a nulla: serveTovaglietta ARPA Alessandria_2 proporre, e cercare di costruire quel che manca”: ed è quello che, certamente non da solo ma insieme ad un pool di persone con cui condivide passione e competenze, da anni Montagna sta cercando di fare, per aiutare i tanti disabili alessandrini a vivere in maniera piena, e il meno possibile limitata.

“Chiariamoci innanzitutto sui termini, e sui numeri – esordisce Sergio Montagna -: in provincia di Alessandria, su circa 420 mila persone residenti, i disabili sono il 12%. Un esercito, ovviamente con tipologie di handicap molto diversi, e quindi con differenti esigenze e bisogni. Un conto è la disabilità motoria, altro quella sensoriale (in primis ciechi e sordomuti), altro ancora quella cognitiva, che è forse ancor oggi la più difficile da affrontare. E poi ci sono i disabili dalla nascita, o dalla prima infanzia, ma anche coloro che lo diventano da adulti, per fatti traumatici: e questi ultimi sono ancora più smarriti, perché si ritrovano catapultati in una nuova dimensione, spesso senza punti di riferimento, mentre la loro vita precedente improvvisamente crolla. Non posso fare esempi specifici, ovviamente: ma quasi ogni giorno bussano alla porta della Fand persone che non sanno come affrontare ciò che è capitato loro, e a chi rivolgersi, al di là dell’assistenza sanitaria in senso stretto. Persone che a seguito di un incidente perdono magari contemporaneamente il lavoro, la compagna o il compagno, e magari hanno anche problemi ad accedere alla propria abitazione, inadeguata per la loro nuova condizione di disabili. E poi, naturalmente, c’è la disabilità legata all’età che avanza, all’invecchiamento: che in una provincia dall’età media molto elevata come la nostra è un fenomeno sociale assolutamente rilevante”.

Barriere architettonichePartiamo da qui allora: dall’accessibilità e vivibilità di una città come Alessandria (o come le altre della provincia) per un disabile oggi, nel 2016. Quante sono le abitazioni, e quanti i locali pubblici, che consentono ad un disabile una fruizione dignitosa, o meglio ancora ottimale? E cosa significa per un disabile spostarsi per Alessandria, sul piano dei trasporti, della mobilità e dei connessi ostacoli? “Mettiamola così – spiega Sergio Montagna dopo qualche secondo di riflessione -: ci sono alcune città (cito in particolare Milano e Torino) che si stanno muovendo con un respiro davvero europeo (in Europa i disabili sono 127 milioni), e che stanno investendo moltissime sul presente, e soprattutto sul futuro. Il che è un segno non solo di civiltà, ma anche di lungimiranza economica. Una parte significativa dei disabili ama viaggiare, e ha la disponibilità economica per farlo: il che significa una ‘fetta’ importante di turismo, a patto naturalmente di riuscire a fornire accoglienza, servizi e facilitazione di spostamenti. Oltre alla cortesia, è che sempre una leva determinante. Così come fondamentale ormai è, sia sul fronte informativo che di prenotazione di servizi, la rete Internet”.

Sì, ma Alessandria? “Alessandria sta migliorando, anche se molto resta da fare. Purtroppo solo il 10% dei palazzi, ad esempio, è completamente compatibile con le esigenze di un disabile: e non sempre è una questione solo di costi: ci sono molte costruzioni che non sono assolutamente adattabili. Vale, molto banalmente, anche per il gradino di accessi a molti locali, che fa parte della struttura portante, e non è modificabile. Ovviamente diverso è il discorso per le nuove costruzioni, che sono tenute a rispettare le nuove norme di legge”. E gli esercizi pubblici? “Lo scorso anno – spiega Sergio Montagna – grazie al progetto Via Libera.AL ne abbiamo censiti circa 2 mila, per verificare l’accessibilità per i disabili in tutte queste strutture. Diciamo che almeno il 50% degli esercizi pubblici ha ormai caratteristiche (accesso, servizi igienici, servizio ai tavoli ecc) compatibili con le esigenze dei disabili. E, anche qui, non si potrà che migliorare”.

Il vero punto dolente rimane, ad Alessandria, quello del trasportoAtm mezzi 2 urbano: “Al di là delle difficoltà societarie di ATM di questi mesi – spiega il presidente di Arpa e Fand -, il parco mezzi dell’azienda è assolutamente inadeguato: da test che ho eseguito personalmente, anche i pochi mezzi teoricamente dotati di accesso e strumenti per i disabili in realtà non funzionano, talora anche per semplice disattenzione degli addetti, e mancanza di una minima manutenzione: ma parliamo anche solo di ‘spazzare’ via foglie o sporcizia dalle intercapedini della pedana, che per questo si blocca. Un po’ migliore la situazione per Arfea. Poi c’è il servizio taxi: lì l’attenzione alle esigenze dei disabili c’è, anche se non esiste ad Alessandria un mezzo moderno (esistono dei Suv appositi, altrove) per il trasporto di passeggeri in carrozzina grande, diciamo così”.

Robutti AbilitandoMa cosa manca davvero, ad Alessandria, per tentare un vero ‘salto di qualità, sul fronte dell’integrazione dei servizi a supporto della disabilità? Montagna concorda con l’ipotesi/proposta fatta nei giorni scorsi da Paolo Robutti, ossia la necessità di creare un polo di coordinamento e innovazione, capace di muoversi in un’ottica di sistema e integrazione: “credo che la soluzione ottimale sarebbe la nascita di una Fondazione, capace di porsi come fulcro e incubatore di progetti, iniziative, coordinamento di attività che oggi ci sono, ma sono talora sfilacciate, e poco incisive. Penso allo sviluppo di tecnologie, ma anche di formazione per i disabili, in un’ottica di inserimento professionale. Oggi non basta più ragionare nell’ottica del diritto al posto di lavoro, magari dequalificato. Occorre, ad esempio, che il disabile sia davvero in grado di utilizzare non banalmente il pc, ma la rete, il web e il telefono, in maniera integrata, come strumenti di relazione, e appunto di produzione di valore aggiunto in termini lavorativi. E per arrivarci serve un adeguato percorso di formazione professionale per disabili, che nella nostra provincia semplicemente non c’è, o comunque non a livelli adeguati”.

E. G.