di Dario B. Caruso.
Era il maggio 2009 quando don Ciotti arrivò a Finalborgo.
È passato tanto tempo.
Pochi anni sul calendario ma, per me, una vita fa.
Don Luigi era circondato da cordoni di sicurezza; nonostante ciò passava in mezzo al folto pubblico, sorrideva, stringeva mani e dispensava carezze, anche con gli occhi. I miei genitori erano tra la folla; mia madre quando fu ad un passo gli disse “preghi per me, don…” e lui annuì dolcemente, mia madre così fedelmente religiosa ma mai in maniera ottusa e cieca, lei che sapeva pregare e anche bestemmiare come gli uomini e le donne che hanno faticato per tirare avanti guadagnandosi ogni piccola libertà, mia madre che aveva forse già il sentore che un male la stava assalendo.
Venerdì sera mi chiama Alessandro.
Oggi ha trentatré anni e vive in una residenza protetta dopo una depressione che lo ha portato a tentare gesti estremi.
È stato mio allievo dall’età di nove anni. Poi un male oscuro lo ha lentamente divorato.
Quando glielo concedono mi telefona, e sono telefonate lunghe e tenere. Ricalcano lo stesso copione. Si parla di Gino Paoli, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Renato Zero. E poi si arriva a Massimo Ranieri, cantiamo insieme “Perdere l’amore” e “Vent’anni”.
La mia vita cominciò
Come l’erba come il fiore
E mia madre mi baciò
Come fossi il primo amore
La la lalaaa la
La la lalaaa la
Nasce così la vita mia
Come comincia una poesia…
Poi quella parte tanto bella quanto sgrammaticata:
Io credo che lassù
C’era un sorriso anche per meeeeee!
A questo punto lui continua a cantare e io lo ascolto senza riuscire ad andare avanti.
Tengo il telefono a distanza perché la sua foga va ben oltre la capacità di un microfono da cellulare.
Sabato scorso (12 marzo) con un gruppo di giovani musicisti abbiamo realizzato un concerto in Savona affiancando il Comitato Provinciale di Libera.
Il presidio è formato da un gruppo di giovanissimi: recitano le parole di Peppino Impastato, Giovanni Falcone e delle altre vittime di mafia con amore, come a dispensare la razione di pane quotidiano a famiglie bisognose.
Una ragazza mi si avvicina: “Scusi, lei era venuto nella mia scuola per un progetto musicale… forse non si ricorda di me… sono passati molti anni: mi chiamo Stella!”.
Non potevo ricordare il nome, né nel viso di una ragazza di vent’anni la voce di una bambina di otto ma riesco a riconoscerne gli occhi.
Mercoledì 16 marzo il Circolo degli Inquieti ha organizzato la presentazione del mio libro “Inquietudine” (ore 18 c/o La Feltrinelli Point in via Astengo a Savona).
Sono passati vent’anni dalla fondazione di questa associazione culturale che ha rappresentato molto più che una semplice associazione culturale per il tessuto della città.
Dopo un’introduzione del presidente Ilaria Caprioglio, ci sarà un incontro che mi vedrà dialogare con Ettore Grassano ed Elio Ferraris; a seguire è previsto un intervento del Magico Santini (nome d’arte di Andrea Antonuccio) che alle passate Feste dell’Inquietudine ha messo a disposizione le sue conoscenze e le sue doti di illusionista.
Vent’anni sono l’età che ha colui che affronta il mondo con piglio di guerriero.
Come dice don Ciotti “è il momento in cui i sogni diventino responsabilità”.
Vent’anni.
Io mi fermo lì.