Il New York Times, dopo aver menzionato Torino, Langhe – Roero e Monferrato tra i luoghi da visitare nel 2016, ha fatto una nuova enorme promozione al nostro territorio.
Questa volta nella lista dei luoghi per gourmet ha inserito al primo posto la fiera del tartufo di Alba tra le mete consigliate ai foodies, cioè agli appassionati della buona tavola.
‘È difficile essere disciplinati quando si approda alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, nella regione italiana del Piemonte’ – recita l’articolo di Shivani Vora sul sito del New York Times.
‘Conclusa da poco l’edizione numero ottantacinque questa kermesse autunnale che dura più di un mese è un omaggio all’abbondanza dei preziosi tartufi bianchi. Un mercato nel centro della città offre bancarelle con i cercatori che vendono ciò che hanno trovato e angoli dov’è possibile degustare piccoli piatti a base di tartufo come la pasta fatta in casa, mentre i ristoranti tutto intorno propongono menù che mettono al centro questa prelibatezza stagionale’.
La fiera viene citata insieme al North Sea Beer Festiva in Belgio, il National Cherry Festival, l’Havelock Mussel & Seafood Festival a Marlborough, il Whitianga Scallop Festival nella Coromandel Peninsula nel North Island, dove I frutti di mare vengono serviti accompagnati dal kebab, il Kaikoura Seafest nel South Island, dove si possono assaggiare frutti di mare, gamberi e piccoli pesci bianchi e il South Beach Wine & Food Festival dove lo chef José Andrés organizza un ‘paella party’.
La fiera del tartufo d’Alba, giunta alla ottantaseiesima edizione, nasce da un territorio che si stava sviluppando e consolidando sulla sponda sinistra del Tanaro, dall’unione di varie borgate. Nel 1925, poi, il consiglio comunale, istituisce la fiera con rassegna zootecnica.
Nel marzo del 1928, in Provincia, viene fatta una riunione di tutte le principali città della provincia per riordinare e calendizzare le Fiere e la città di Alba venne autorizzata a svolgerne una nei primi quindici giorni di settembre.
Viene, quindi, istituita la Fiera Vendemmiale che si tenne ad Alba e, poi, a Torino con la partecipazione di numerosi comuni delle Langhe. Nel corso della festa, ebbe un grande successo, fra le varie mostre, quella dei tartufi, ‘primo tentativo di valorizzare un prodotto già conosciuto e largamente diffuso come simbolo di prestigio fra i contadini che omaggiavano di preziosi tartufi il medico di famiglia, il veterinario, il notaio, il farmacista, la maestra del paese e quanti ai quali, in qualche modo, si voleva rendere un doveroso atto di ossequio e riconoscenza’.
La mostra dei tartufi suscitò così tanto interesse che si decise di trasformare l’esposizione in mostra permanente e la festa rinominata ‘Fiera mostra campionaria a premi dei rinomati Tartufi delle Langhe’. Il prezzo dei tartufi iniziò ad aumentare considerevolmente.
Nel 1930 anche la stampa europea, oltre a quella nazionale, incominciò ad occuparsi del singolare mercato del tartufo e il “The Observer” di Londra pubblicò un’estesa cronaca dedicata al tartufo e alla gastronomia albese.
Il 6 novembre del 1932, il primo treno popolare portò ad Alba una folla di torinesi; un secondo convoglio portò seicento abbonati della Gazzetta del Popolo.
Ecco, così, che la Fiera del tartufo d’Alba iniziò a diventare quella che oggi è stata citata dal New York Times.