Nella notte tra venerdì e sabato è mancato Antonio Silvani, nostro amico e blogger, amato da tanti lettori di CorriereAl.
In attesa di ricordarne meglio, e come merita, la figura e il percorso (qui l’intervista che gli fece Andrea tempo fa), riportiamo di seguito, da facebook, l’annuncio della famiglia, e un suo ironico e intelligente autoritratto.
Ciao Antonio, ci mancherai!
Ettore e Andrea
Questa notte papà ha perso la sua battaglia contro il cancro.
Di seguito il suo ultimo racconto autobiografico, chi lo conosceva anche solo di vista riconoscerà in queste righe la sua autoironia e il suo sarcasmo.
Giulia e Chiara
Se la vita è un mucchio di letame, io sono il gallo che ci canta sopra!
di Antonio Silvani
Da sempre sono così, fin da quando, molti lustri fa, praticavo l’alpinismo ed il mio peso non andava mai sotto gli 85/90 kg… ora invece veleggio ben oltre i cento e la mia unica attività consiste in un superlavoro muscolare dei masseteri e dell’elevatore del gomito.
Da sempre adoro la mia brioche (così i conterranei di Marianne chiamano l’epa croia dantesca), amo i miei maniglioni antipanico dell’amore ed ho sempre guardato con commiserazione quegli sfigati (o quelle sfigate) che in spiaggia, trattenendo il respiro, chiedendo ai loro addominali sforzi inauditi, cercano, col volto paonazzo, di mostrarsi piatti come assi da lavare durante il tragitto dall’ombrellone al mare e, solo quando il livello dell’acqua li copre fino al petto, si permettono di respirare, di rilassare la loro muscolatura e di mostrare ai soli sudditi di Nettuno tutto il loro sfacelo!
Da sempre mangio come un porco, ma la colpa non è mia, una natura benigna mi ha creato onnivoro… per me tutto ciò che cammina, vola, striscia, nuota, cresce sopra o sotto la superficie di Madre Terra è commestibile, purchè sano, pulito e cucinato secondo i sacri crismi dell’Artusi o del Carnacina…
Da sempre, di conseguenza, bevo come una spugna e non certamente l’acqua che reputo un galenico solo per uso esterno (da consumarsi dopo aver accuratamente letto il foglio illustrativo) e neppure sono un razzista in fatto di pigmentazione o di localizzazione: rosso, bianco, rosato, qualunque sia il luogo di produzione, purchè buono e genuino, il bacchico licore è sempre ben accetto… e poi, pensiamoci bene, come mai tutto ciò che è legato alla sacralità viene chiamato divino (e non diacqua), come mai Dominiddio ha punito l’umanità col diluvio universale, usando quindi l’acqua come massimo castigo?
Ero anche un accanito adoratore del Dio Tabacco e, ovviamente, fumavo come un turco le mie adorate Nazionali Semplici senza filtro… a mio parere fumare sigarette col filtro è assimilabile ad una copula con gli slip addosso! Mi spiace solo che un mio “incidente” clinico (di cui parlerò ancora) mi abbia privato, almeno per ora, di questo piacere…
Dicono che Bacco, Tabacco e Venere riducano l’uomo in cenere, ma avete già visto le facce dei cadetti della temperanza? Avete già visto l’espressione di certi onorevoli (di cui non faccio il nome per non contaminare queste pagine) che, per cercare voti nelle sacristie, condannano il piacere carnale e la sua ricerca. Molto meglio la cenere… memento homo, pulvis es et pulvis reverteris!
E poi, parliamoci chiaro, tutto ciò che dà piacere ci è sempre stato negato o dal medico o dal prete!
Dall’età prepubere ho sempre violato il sesto comandamento, rischiando grandemente, stando alle minacce di santa madre chiesa, la completa cecità!
I miei menischi si sono arresi da un pezzo al pondere della carcassa e, sempre per questo, la colonna vertebrale ha fatto la sua parte sottraendomi, non apertamente, ma in maniera talmente subdola da battere la coppia Renzi-Padoan, preziosi centimetri del mio antico 1,83!
Il mio stomaco si è trasformato in una miniera di magnesio per le vagonate di Maalox ingurgitate.
Il mio fegato potrebbe servire da modello ad un fabbricante di dirigibili… l’ANAS non vede l’ora che io schiatti per potersi aggiudicare i miei polmoni (o ciò che ne resta) con cui asfaltare la Salerno – Reggio Calabria!
Criceti e polistirolo salgono sempre di più nella scala dei miei valori negativi… glicemia, glicemia, per piccina che tu sia, riempiresti un’abbadia... le lotte di Pomegliano, gli incresciosi fatti del genovese, tragico, G8 o del recentissimo Expo di Milano sono nulla in confronto alla ribellione che sta avvenendo nelle mie isole di Langerhans, nel mio pancreas!
Non esiste organo, apparato, conglomerato cellulare che non sia affetto da calor o rubor o turgor o dolor o functio laesa, a parte un’eccezione, un’isola felicemente e perfettamente funzionante, sia pure in netto contrasto con il credo binettiano…
Io sono un inguaribile ottimista, qualunque sia il frangente, sia pur tragico, in cui mi trovo, cerco sempre la nota comica, anche se mi trovo del tutto coverto dall’oraziana materia stabulae, mi pongo sempre la rosea nipponica domanda “What good is that?”. Adoro le confessioni in punto di morte di Philippe Noiret (in “Amici miei”) e dell’eroe bocceccesco Ser Ciappelletto… Ammiro a dismisura le parole affanosamente bofonchiate da un umorista (di cui purtroppo non mi sovviene il nome) che, in risposta alle parole “Quando la morte si avvicina i piedi sono sempre più freddi!” di uno dei suoi amici che amorevolmente gli massaggiava le estremità inferiori, rispose: “Tranne che a Giovanna d’Arco!”…
A me ha sempre fatto ridere il pessimismo di quel giovane storpio recanatense… se avesse programmato per la domenica un putantour con gli amici, non avrebbe blaterato “diman tristezza e noia recheran l’ore…”.
“La vita fugge e non si arresta un’ora e la morte vien dietro a gran giornate…” scriveva (spero con l’altra mano occupata a toccarsi le sacre sfere) colui che riposa ad Arquà, che si limitava ad adorare (e, per me, anche ad odorare) le “chiare, fresche e dolci acque” ove Monna Laura aveva espletato le sue abluzioni intime…
E quale mentula (non dico “e che CaZ2O!” solo perchè voglio fare il fine…)!
Che soffra di diabete da tanti, tantissimi anni, che un infarto (grazie agli dei con esiti veniali) mi abbia colpito due ore dopo aver augurato all’allora presidente del consiglio lo stesso accidente, che cadendo in strada mi sia rotto una spalla, che, dulcis in fundo, mi abbiano levato un pezzo di polmone (porzione per due o tre gatti) a causa di un carcinoma, sono per me trascurabili imprevisti di percorso.
Ma non è tutto, tra i miei “incidenti clinici” posso pure vantare una massiva emoraggia a livello nasale per un banale intervento (come mai si ostinavano a non volermi dare la cartella clinica “stranamente” modificata?)… intubato e portato in rianimazione… oggetto di infauste diagnosi senza ritorno…
… per poi scoprire che a oltre 60 anni mi erano ricresciute le semplici, banali adenoidi con la stessa velocità con cui crescono ad un bimbo di un anno!
Ecco perchè sono un ottimista cronico e me la sghignazzo di tutto e di tutti e non me la prendo con gli uomini, col destino o con gli dei (pur avendone ben donde): sto ritornando bambino oppure il transazionale stato dell’io bambino, in me da sempre ipertrofico, sta ulteriormente proliferando!
Che devo dunque chiedere al massimo fattor che non volle assolutamente in me sua vasta orma stampar?
Assolutamente nulla! Nonostante tutto mi piaccio e mi amo alla follia così come sono!