BBBel: “La banda ultralarga non è solo cavo: a gran parte del Piemonte serve il wireless”

BBBELL_1Che per BBBell quello che si sta concludendo sia stato un anno eccezionale ci sono pochi dubbi. Basti pensare al ruolo centrale (e molto ‘celebrato’ mediaticamente) che l’azienda torinese-alessandrina di telecomunicazioni wireless ha avuto qualche settimana fa all’Italian Digital Day alla Reggia di Venaria Reale per capire come la dinamica realtà piemontese stia crescendo a passi da gigante. Per questo, a distanza di pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata, abbiamo rincontrato le due ‘anime’ dell’azienda: Simone Bigotti, che di BBell è amministratore delegato, e il presidente della società Enrico Boccardo. Per Bigotti (Pd, renziano della prima ora) è stato anche l’anno della sua riconferma a sindaco del comune di Borgoratto, ma non è delle molte ‘grane’ di un amministratore locale che parliamo stavolta.

Invece, in un momento molto delicato per il mondo delle telecomunicazioni, in cui l’Italia dopo tanto discutere di ‘digital divide” (divario digitale tra chi ha accesso alla rete Internet in maniera evoluta, e chi no) deve passare dalle parole ai fatti, diventa interessante capire dalla voce di esperti come Bigotti e Boccardo come stanno davvero le cose, e che dobbiamo aspettarci dal 2016.

Lo snodo, pare di capire, è l’ambizioso obiettivo del Governo, e dei relativi piani diInternet mondo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche del paese: “Entro tre anni – spiega Boccardo – si vorrebbe riuscire a portare una connessione dati dal 30 megabit (l’attuale adsl standard, per capirci, arriva in genere a 4 megabit, spesso più dichiarati che reali, ndr) al 100% della popolazione, e di 100 mega al 70%: ma l’obiettivo è arrivarci con tutta fibra, e questo in molte zone d’Italia è assolutamente irrealistico. In Piemonte, per parlare di casa nostra, per portare cavi e centraline della banda ultralarga ovunque ci vorrebbero qualcosa come 12 miliardi di euro, a spanne, contro alcune centinaia di milioni di euro effettivamente disponibili. Senza contare il fattore tempo”. Insomma, uno dei tanti libri dei sogni a cui una progettualità un po’ ‘razzaffonata’ ci ha ormai abituati.

Boccardo EnricoMa una strada alternativa, praticabile e praticata già oggi, esiste e si chiama wireless: “Non parlo naturalmente solo della nostra realtà – sottolinea Boccardo – ma anche di diverse altre aziende come la nostra, che hanno fatto e stanno facendo investimenti assolutamente privati, quindi non a carico della collettività. E parlo di una tecnologia, basata appunto sul wireless e sui ponti radio (BBBell ne ha già installati oltre 400, e a breve prevede investimenti per diversi milioni di euro, che la porteranno a raddoppiare il numero, per coprire capillarmente tutta la regione), non in alternativa al cavo, sia chiaro, ma in maniera assolutamente complementare ad esso”.

Qui, anche se il presidente di BBBell  non vuole aprire polemiche con nessuno, entra però in ballo un sistema di ‘interessi’ molto delicati, e occorrerà capire se, il prossimo anno e i seguenti, prevarrà una logica di mercato, o la tutela di uno o due grandi monopolisti, che in questo paese hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo, tra sprechi e inefficienza. Del resto, se siamo in Europa tra i fanalini di coda quando ad innovazione digitale, di qualcuno la responsabilità deve essere per forza.

“L’ideale – conclude Enrico Boccardo – sarebbe diventare finalmente un paese normale, con un unico gestore delle reti, intese come infrastrutture, che non fa business diretto con i clienti, e una serie di competitor che si muovono sul mercato alla pari, e non in regime di concorrenza assai asimmetrica”.

Ma dal libro dei sogni alla realtà il cammino appare ancora lungo, per cui BBBell ad oggi continua a muoversi sul mercato con un piano di sviluppo che fa comunque i conti con la situazione di fine 2015. Anno, appunto, che si chiude in maniera estremamente soddisfacente per l’azienda sabaudo-mandrogna, come ci confermaItalian Digital Divide Simone Bigotti. A partire dal ‘bagno’ di notorietà conseguito dalla partnership tecnica all’Italian Digital Day alla Reggia di Venaria Reale, dove BBBell è stata preferita, proprio per la qualità, rapidità e flessibilità delle sue prestazioni, a competitor assai più grandi e qualificati, a partire da Telecom: “Tutto ha funzionato alla perfezione – sorride Bigotti, che non nasconde la sua soddisfazione -: abbiamo avuto solo una decina di giorni per preparare l’evento, in un contesto molto delicato, anche perché lì è tutto sotto tutela delle Belle Arti, occorre stare attentissimi. Eppure i circa 2 mila partecipanti, tra cui molti giornalisti, hanno potuto lavorare in condizioni tecnicamente ineccepibili, compresa la diretta streaming e la linea dedicata per Palazzo Chigi. Abbiamo installato ben 12 apparati wireless di nuova generazione, che possono supportare ognuno fino a 500 utenti contemporaneamente, dimostrando credo che banda larga e ultralarga non sono solo fibra: che lì nel complesso di Venaria Reale non arriva, così come in buona parte del Piemonte”.

E in provincia di Alessandria? Se è vero che anche recentemente Telecom ha presentato ‘in pompa magna’ i suoi servizi di nuova generazione, basta uscire dal capoluogo, nei sobborghi oltre i fiumi, per constatare che lo standard è ancora (e lo sarà per molto tempo probabilmente) un adsl assai ‘striminzito’, spesso assai al di sotto della potenza dichiarata (comunque modesta), e questo a prescindere dall’operatore utilizzato, dal momento che la rete quella è.

Bigotti nuovaGià oggi BBBell, precisa il suo amministratore delegato, è invece in grado di offrire i suoi servizi wireless ai residenti di circa 130 comuni sui 190 del nostro territorio, e nel giro di un anno punta alla copertura completa: “Alle famiglie offriamo una connessione fino a 10 mega, mentre per le linee business e uffici arriviamo a 14 mega, oppure con il nuovo servizio BBFibra possiamo offrire un servizio personalizzato che arriva fino ai 100 megabit”.

C’è poi un altro interessante ‘filone’ di servizi, che quest’anno è cresciuto considerevolmente, e a cui tante pubbliche amministrazioni stanno guardando con interesse, che è quello della videosorveglianza: “Non siamo semplici installatori – precisa Bigotti – ma veri e propri consulenti, e partiamo sempre da un’ispezione sul territorio, e da una valutazione delle esigenze: ad oggi serviamo già circa 15 comuni in provincia di Alessandria, e una cinquantina in tutto il Piemonte. Abbiamo un software all’avanguardia, che consente la costante registrazione, trasmissione e archiviazione di un imponente traffico dati (ogni ripresa video di 5 minuti ‘pesa’ circa un gigabit, per dare un’idea), e scegliamo le migliori telecamere presenti sul mercato, perché non conta solo riprendere, ma riprendere bene. Se non sei in grado di leggere esattamente le targhe delle auto, o di identificare i volti in caso di necessità, hai solo perso tempo, e denaro. Naturalmente monitorare unTelecamera 1 piccolo comune è più semplice: a Borgoratto, per fare un esempio che conosco direttamente, ci sono tre vie di accesso, e controllando quelle hai il traffico sotto controllo. Naturalmente noi offriamo solo supporto tecnico: non abbiamo accesso alle immagini, e non facciamo vigilanza. Per quell’aspetto ogni comune si organizza come crede, con i propri vigili o in collaborazione con i carabinieri. I controlli avvengono per lo più ex post, ossia controllando le registrazioni a seguito di un determinato evento, incidente, furto o altro. Ma nulla vieta per necessità particolari di effettuare anche monitoraggi in tempo reale: ovviamente più costosi”.

BBell, in questo 2015, è cresciuta anche in organico (“ormai tra dipendenti diretti, commerciali e consulenti siamo tra le 70 e le 80 persone”), e si appresta ad aprire, oltre alla sede centrale di Torino e quella commerciale di Alessandria, un altro presidio sul territorio, a Cuneo. In attesa di capire, appunto, se la grande partita italiana (e piemontese) della banda ultralarga si giocherà ad armi parti, o con le carte truccate.

Ettore Grassano