Notte Stellata di Vincent Van Gogh: mistero e magia del cielo estivo nell’arte [Very Art]

Antoni nuova 2di Cristina Antoni

 

Cosa c’è di più affascinante e romantico nelle notti di piena estate che alzare gli occhi al cielo e ammirare la ragnatela di stelle cogliendo talvolta lo scintillio di un astro cadente che ci dà la possibilità di esprimere un desiderio?

Anche nell’arte possiamo ammirare la bellezza di alcuni cieli notturni ricchi di stelle, che ci fanno sognare.

Il più amato e conosciuto è ‘Notte stellata’ di Vincent Van Gogh. La magia e la poesia che sprigiona questo dipinto catapultano l’osservatore immediatamente in un’atmosfera estiva e ricca di profumi, colori, emozioni. E’ l’opera che meglio descrive un cielo stellato in piena estate ed è uno dei quadri più famosi al mondo.

La tela è stata realizzata durante il soggiorno dell’artista all’ospedale di Saint Remy, il manicomio nel quale fu rinchiuso dopo essersi tagliato un orecchio durante un episodio psicotico. Van Gogh rimase sveglio tre notti ad osservare la campagna che vedeva dalla sua finestra, attratto soprattutto dal pulsare di Venere, la stella che appare all’alba, più grande e lucente di tutte le altre.

L’opera è però dettata dalla memoria e non è dipinta direttamente ‘en plein air’. SiVan Gogh notte stellata tratta infatti di una visione immaginaria pervasa da elementi non reali, come il paesino olandese sullo sfondo, ricordo d’infanzia dell’artista. Le stelle (grandi, vibranti e luminosissime) sono piene di energia vitale, in contrasto con il paesaggio silente, scuro ed immerso nel sonno.

Si conosce veramente poco purtroppo riguardo al legame tra l’artista e questo dipinto. Vincent spediva periodicamente lettere al fratello Theo, dove raccontava delle sue opere e della sua vita. Solo in un paio di missive viene fatto cenno alla ‘Notte Stellata’ e sempre di sfuggita.
Tra le righe Vincent spiega la sua concezione della notte, definendola viva e molto più colorata rispetto al giorno. I colori utilizzati da Van Gogh in questa tela sono ricchi, duri e violenti, senza sfumature e alterazioni del tono. Gli astri dominano staccandosi con decisione dal colore del cielo che occupa gran parte dello spazio. I toni del cielo vanno dal lilla, azzurro al blu profondo in varie sfumature (di Prussia, oltremare e cobalto). Fin dal suo arrivo ad Arles nel 1888 la rappresentazione degli effetti ‘di notte’ diventa una preoccupazione costante.
Nell’aprile dello stesso anno infatti il pittore scrive: ’Mi occorre una notte stellata con dei cipressi, o forse sopra un campo di grano maturo’.

In questa incredibile opera è racchiuso anche un concetto matematico che Van Gogh ha interpretato alla perfezione: quello della ‘turbolenza’ nella dinamica dei fluidi, così difficile da spiegare e da comprendere, e di cui gli scienziati sarebbero riusciti a ipotizzare le equazioni soltanto 60 anni più tardi. A seguito di ricerche degli studiosi si è infatti scoperto che proprio in quel giugno del 1889, rinchiuso nel manicomio di Saint Paul Mausole, Van Gogh dipinge la visione del cielo poco prima dell’alba con delle pennellate circolari, realizzando nel dipinto dei vortici di nubi e dei mulinelli stellari che creano un effetto particolare sul cervello e sulla comprensione della luminosità. La luce pare pulsare, baluginare, sciogliersi nel colore. I cipressi assumono le fattezze delle fiamme mentre il cielo e le stelle volteggiano in una visione cosmica.