La fabbrica di Borsalino #1 [Alessandria ieri e oggi]

tony-ed-io-3-(2)di Tony Frisina e Antonio Silvani.

Non è nostra intenzione celebrare quello che il Cappellificio Giuseppe Borsalino e Fratello fu per Alessandria, quanto la Famiglia Borsalino fece per la nostra città, quanto le opere di Borsalino sino ancora oggi funzionanti: troppo è già stato detto e ci limiteremmo a ripetere con un’inutile retorica quanto già detto da altri.

E’ nostra intenzione, per contro, fermarci sulla fabbrica, sui muri che contenevano la Borsalino e vedere, la prossima settimana, la triste fine che hanno fatto!

1)-fabbricaL’allegato n. 1 è un disegno della fabbrica negli anni ’20, tratto da “Giuseppe Borsalino  1834 – 1934”, pubblicato a cura della S.A. Giuseppe Borsalino e Fratello – Alessandria.

La fabbrica, quando era al massimo del suo splendore e della sua grandezza, occupava ben due grandi isolati, costituiti da:

– via Cavour (1a) ed il suo prolungamento, viale XX Settembre (1d);

– l’attuale via Wagner (1p);

– via Pacinotti (1c);

– corso 100 Cannoni (1b).

I due isolati erano separati dal canale Carlo Alberto e da quella che oggi è Corso Teresio Borsalino (1e).

Possiamo inoltre apprezzare in questo disegno:

– l’ingresso operai (1f ed anche in all. n. 3f).

– l’ingresso impiegati (1g) ora ingresso principale dell’Università.

– La costruzione che da sempre è stata la sede della stazione dei Carabinieri (1s ed anche in all. n. 3s). Dismessa da due o tre anni dalla benemerita per ora è… parcheggiata a far nulla!

– La costruzione da cui la sirena si faceva udire in tutta Alessandria (1l ed anche in all. n. 2l).

– La passerella per le maestranze che collegava la fabbrica  “in città” con la parte “oltrecanale” (al di là del canale Carlo Alberto, c.so T. Borsalino): 1i ed anche in all. n. 2i.

– Le costruzioni oltrecanale caratterizzate dalla lettera m (all. n. 1m) sono solo sul disegno, in realtà mancavano, mentre quella caratterizzata dal punto interrogativo “?” era più ridotta rispetto alle dimensioni del disegno.

1A)-via-XX-Settembre– Nell’all. n. 1/Ad vediamo com’era in realtà la costruzione “d” (indicata anche nell’all. n. 1).

Possiamo anche apprezzare all. y il cancello carraio e all. z l’ingresso degli operai oltrecanale.

Una curiosità. Indicata dalle lettere sp e, purtroppo coperto dal palo della luce c’era l’ingresso, all’angolo tra viale XX Settembre e via Firenze, di uno spaccio alimentare comunale (da non confondere con lo spaccio Borsalino posto quasi di fronte).

Questa cartolina, tratta da “Album Alessandrino” di Tony Frisina, mostra un viale XX Settembre dei primi ‘900, appena piantumato ed il commento dell’autore sembra essere stato scritto in questi giorni e non nel lontano 1992: “Anche in questa immagine traffico quasi nullo e strade molto  dissestate; oggi il traffico è al limite della saturazione. Solo il fondo stradale ricorda quei tempi lontani.”

Potremmo aggiungere con una punta di cattiveria, ma anche di verità: “Se il fondo del viale fosse oggi come quello visto nella cartolina, quante belle passeggiate si potrebbero fare all’ombra dei bagolari senza rischiare di slogarsi (se va bene) le caviglie!”

– Nel punto n (all. n. 1n) è più o meno indicato l’ingresso dello spaccio alimentare per le maestranze della Borsalino; venivano anche venduti i cappelli di seconda scelta, anche se spesso i difetti sul prodotto erano talmente impercettibili da non accorgersene.

– La lettera o (all. 1o) indica il punto ove negli anni ’50 fu costruita la “taglieria pelo” divenuta poi sede del Collegio Costruttori e, finchè è esistita, della Circoscrizione Europista.

– Nel punto indicato dalla lettera q (all. n. 1q) c’è sempre stato il frutteto Borsalino, oggi sede dei Giardini Usuelli.

– L’energia per far funzionare tutti i macchinari della fabbrica (la Borsalino era autonoma in tutto) era dato dalla centrale (indicata dalla lettera r – all. n. 1r).

– La lettera h (all. n. 1h) indica infine il simbolo della Borsalino e, per molti Alessandrini, della stessa città: la ciminiera (apprezzabile anche all’all. n. 3d).

2)-passerella-e-sirenaLa sirena di Borsalino (all. n. 2l), chiamata anche “el fìschio” (il fischio), ha regolato per anni ed anni la vità di tutti i pistarò (gli abitanti del rione Pista) e non solo.

Šbròiti ch’l è sunà ‘l fìschio di vént minüt e ‘t dévi andè a scóla! Uàrda ch’at téi ancùra ‘nt u léc!” (Sbrigati che è suonato il fischio dei venti minuti – alle 8 – e devi andare a scuola! Guarda che sei ancora nel letto!)

Tutti i santi giorni, esclusi sabato e domenica, si faceva sentire per sei volte: alle 7,40 (ora in cui si poteva entrare), alle 7,55 (mancavano cinque minuti all’inizio dell’orario di lavoro), a mezzogiorno (fine orario di lavoro del mattino) e, relativamente al pomeriggio, alle13,40, alle 13,55 ed alle 18.

Durante la guerra la sirena di Borsalino, immediatamente dopo a quella del municipio, avvisava la gente che Alessandria stava per subire un’incursione aerea.

3)-operai-museo-ciminieraLa cartolina all. n. 3a, tratta da “Ricordi Alessandrini – Cartoline e Cronache d’epoca” di Tony Frisina mostra la facciata dello stabilimento con in primo piano l’ingresso operai. Detto ingresso è reso più “vivo” nell’all. n. 3b dalla fiumana di maestranze che esce dalla fabbrica. All’epoca di questa foto tratta da “Omaggio al cappello”, edito dalla Borsalino Giuseppe e Fratello, stiamo parlando della fine anni ’30, l’azienda vantava circa 2.500 dipendenti tra impiegati ed operai.

Nella foto, anche se la cosa può interessare una sola persona, Antonio, si può notare, indicata dalla freccetta sulla testa, proprio sua mamma.

La foto sotto (all. n. 3c – gelatina bromuro d’argento/vetro di Domenico Sartorio. Gentile concessione della fototeca civica di Alessandria ad alessandrianews) indica l’esposizione interna per i grossisti della ditta Borsalino di Alessandria o, meglio, una parte di quella esposizione che oggi è il Museo del Cappello, sempre aperto (quando non lo è…) tutte le volte che una gallina urina…

Da notare gli elegantissimi espositori, progettati per questo ambiente da Ignazio Gardella in funzione delle dimensioni di questi locali e solo per questi.

Oggi l’Università, per mancanza di spazio, chiede questi locali… e gli espositori finiranno tra la legna da ardere e, magari, solo pochi pezzi… chissà dove!

Possiamo apprezzare nell’all. n. 3d la copertina de “Il meglio di Cantuma Lisòndria” di Gianni Fozzi, che scelse la ciminiera di Borsalino come testimonial delle proprie poesie e canzoni.

Povero Gianni, i due simboli alessandrini da lui scelti: il ponte sul Tanaro e la ciminiera di Borsalino per i suoi due libri “Cantuma Lisòndria” e “Il meglio di Cantuma Lisòndria” fecero una brutta fine…

… ci “divertiremo” (incazzandoci come delle iene) la prossima settimana!

4)-Giuseppe-Borsalino--e-i-vari-bossL’all. n. 4a mostra il “santino” funebre di Giuseppe Borsalino, il fondatore dell’azienda, datato 1900 ed arricchito da un commento autografo del figlio, il Senatore Teresio.

Più allegra è la cartolina (all. n. 4b) che l’operaio Francesco Forneris preparò nel 1957 per il centenario dell’azienda.

Non potendo, per ragioni di spazio, mostrare tutte le fasi della lavorazione del cappello, come avveniva nella Borsalino di un tempo, abbiamo optato per riportare la prima e l’ultima.

5)-le-folleLa prima (all. n. 5) mostra la cosiddetta “formazione delle campane di feltro di pelo”: i peli di coniglio venivano messi a bollire in capaci caldaie, assieme a soda ed altri ingredienti finché si otteneva una pasta abbastanza densa da essere posta sulle forme a campana poste davanti alle caldaie… il feltro era nato.

Questo reparto, detto el fùli (le folle) era il più temuto di tutta la fabbrica, in quanto i vapori emessi in continuazione dalle caldaie potevano essere nocivi per la salute.

6)-finissaggioL’all. n. 6, infine, mostra il reparto “finitura” del cappello, in cui venivano effettuati gli ultimi ritocchi e venivano scartati i modelli “difettosi” (nessuno, se non gli addetti ai lavori, si accorgevano di questi difetti).

Da notare infine negli ultimi due allegati la capienza, la salubrità e la luminosità delle sale, l’altezza dei soffitti, lo spessore dei muri…

… nessuno, dotato di raziocinio, avrebbe mai pensato di abbattere queste meraviglie… eppure…