La povertà in Italia

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco
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Ho atteso. Mi son detto: beh, con i nuovi dati relativi alla povertà in Italia, specialmente tra i bambini, chissà le prime pagine di giornali e telegiornali, chissà i talk show. Ne parleranno almeno un giorno o due.
Parlare ne hanno parlato, i più, ma prima c’era la questione greca, con la posizione di Tsipras, della Merkel, di Junker. Poi c’era lo spread, con i temuti contraccolpi sul debito italiano e sul sostegno di Draghi con la Bce. Poi c’erano le posizioni dei partiti, il nuovo processo a Berlusconi, il nuovo scandalo del calcio, la posizione di De Luca in Campania… Insomma, in due giorni i servizi sulla povertà sono arrivati più o meno al livello della nuova strage di balene nel mare del Nord.

A questo punto, ho deciso che almeno un piccolo contributo lo potevo dare io. Per quel che vale. Eccovi dunque, a memento, alcuni dei dati più importanti, stralciati dal rapporto Istat del 2014 e dal recentissimo rapporto del Banco Alimentare, presentato a Expo solo qualche giorno fa. Ringrazio, in proposito, “L’avvenire”, che con un suo articolo particolarmente denso mi ha risparmiato la fatica di inseguire dati qua e là.

Dati Istat (2014 su 2013)
Nel 2013, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusionePoveri sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2012), della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.

La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2012, un reddito netto non superiore a 24.215 euro l’anno (circa 2.017 al mese); nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord (per il Centro il valore sale al 96%). Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,7% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta il 7,9%.

Dati ricerca “Food poverty, Food bank”
Sono 5 milioni e mezzo gli italiani che subiscono una vera e propria povertà alimentare e di questi un milione e 300mila sono minori. Persino nella apparentemente florida Lombardia l’incidenza di bambini che non possono ricevere un’alimentazione sufficiente è di 13 su 100, a metà strada tra il 3% del Molise e il gravissimo 25% della Calabria. Per quanto riguarda la povertà alimentare percepita (soggettiva), l’Italia è addirittura sui livelli della Grecia, anzi peggio, con il 14% di famiglie che dichiara di non potersi permettere un pasto proteico ogni due giorni (ovvero a base di carne o pesce o verdure equivalenti) contro il 13,8% della Grecia.

La ricerca va a sondare la situazione di “povertà alimentare” che colpisce appunto i 5 milioni e mezzo di italiani, scoprendo ad esempio che a soffrirne di più sono proprio le coppie con tre o più figli a carico, che scontano ancora una volta la cronica mancanza tutta italiana di efficaci politiche di sostegno alle famiglie numerose. Il dato (addirittura il 25%) è di evidenza maggiore se confrontato alla media europea (12%), con un’Italia dai valori assai vicini alla situazione dei nuovi Stati membri, attestati al 28%. Se poi confrontiamo gli stessi dati con quelli del 2007, anno precedente alla grande crisi economica, è evidente la rapida discesa italiana lungo un piano sempre più inclinato: ad esempio la percentuale di famiglie che non si possono permettere un pasto proteico ogni due giorni è più che raddoppiato, passando dal 6% al 14.

Nonostante l’emergenza alimentare sia a macchia di leopardo (abbiamo già visto il dato dei bambini lombardi), è il Sud a evidenziare le situazioni peggiori, con un’incidenza di povertà assoluta che oscilla tra il 3% del Trentino Alto Adige, il 7 dell’Umbria, il 9 della Campania e il 13 della Sicilia.

Di positivo c’è la ingente solidarietà delle organizzazioni caritative (9.000 solo quelle che aderiscono alla Rete Banco Alimentare, ma in totale sono 17mila), che però sono allo stremo e nel 66% dei casi dichiarano di non poter sostenere nemmeno un aiuto in più.

Già, fino a quando? Di questi bambini vogliamo fare un grande caso nazionale? Perché, c’è differenza fra una nazione grande e una grande nazione. Siamo una grande nazione, come dice Renzi? Allora, mostriamolo qui.