«Incontrai una persona che riconobbi in Emanuela Orlandi. Era il 2012, mi trovavo in Francia…»
Dany Astro, compagna di Marco Fassoni Accetti
Di Emanuela Orlandi ho già scritto più o meno un anno fa, in relazione alle presunte rivelazioni di un pentito di mafia, tale Vincenzo Calcara, che avrebbe rivelato “solo ed esclusivamente a papa Francesco” un segreto sulla scomparsa della ragazza. Non so bene come sia andata a finire. Temo però che, vista la probabile inattendibilità del personaggio, non se ne sia fatto nulla.
Al caso di Emanuela Orlandi (e poi anche a quello di Mirella Gregori) mi sono appassionato sin da ragazzo, ovviamente come semplice curioso. Lo svolgimento dei fatti, le implicazioni internazionali, lo scenario da film giallo mi hanno sempre colpito e affascinato. Crescendo e diventando padre, la curiosità ha lasciato spazio alla immedesimazione e alla pietà, sia per le due ragazze che per i loro parenti.
Il pensiero che mio figlio, quasi diciassettenne, esca di casa e non torni più (senza nemmeno sapere che fine abbia fatto) mi dà i brividi. Penso sinceramente che con le mie sole forze perderei il senno. O comunque, come il fratello di Emanuela, non smetterei un minuto di battermi per trovare la verità.
Per questo ho provato grande amarezza di fronte alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma, anche a fronte delle rivelazioni, ricche di riscontri, di Marco Fassoni Accetti, autoaccusatosi di essere stato il centralinista della banda che avrebbe rapito le due ragazze.
La richiesta di archiviazione firmata qualche giorno fa dai pm Simona Maisto e Ilaria Calò, ma non controfirmata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo (che aveva seguito le indagini negli ultimi dieci anni), mi sembra una sconfitta della giustizia e del buon senso. Certo, ci sono casi giudiziari in cui le indagini, non portando a nulla, possono e devono fermarsi. Ma qui, per Emanuela e Mirella, si poteva e si può indagare ancora. C’è ancora speranza di ritrovare qualche frammento di verità che acquieti, se possibile, la sete di giustizia dei parenti delle due ragazze. Qualunque fine abbiano fatto.