Il fascino delle viole nell’arte [Very Art]

Manet mazzo violette aperturadi Cristina Antoni

 
Sbocciano spontanee lungo i fossi, proprio in questo periodo dell’anno ed annunciano la primavera. Sono le viole, dal colore intenso dell’ametista ed il profumo inebriante che sa di antico, di amore e di morte. Il contatto con la terra umile le rende rappresentative della riservatezza, della purezza, ma anche della sensualità. Sono anche simbolo di rinascita, per me da sempre: ogni volta che le vedo rifiorire capisco quanto è importante aspettare di rivedere le viole e inalarne il profumo per sentirsi ‘vivi’. Raccoglierne nei prati e farne mazzolini delicati da posare sul tavolino è cibo per l’anima, un antidepressivo naturale…..

Nella storia dell’arte spesso esse sono rappresentate come ornamento ma anche come simbolo di fascino, umiltà purezza, eleganza, giovinezza. Già immortalate dall’artista tedesco Albrecht Durer in un acquerello di rara delicatezza stilistica alla fine del 1400, le violette diventano protagoniste di molte preziose opere d’arte nei secoli successivi, in particolare verso la fine dell’Ottocento ed inizio Novecento, tra Simbolismo e Surrealismo.

Molti dipinti di questi movimenti artistici alludono infatti alla fragranza di questo piccolo fiore o al suono del suo nome, e l’attributo della violetta si estende dai ritratti di protagoniste dell’alta società europea a figure femminili di tutte le classi sociali. L’analogia cromatica tra i petali violacei e l’incarnato femminile diviene connotato della donna moderna (già presente peraltro nelle rime petrarchesche del Trecento).

La violetta si ritrova molto spesso nei dipinti dei Preraffaelliti, ma anche degli ImpressionistiManet ritratto Morisot ed in particolare va sottolineato l’apporto delle artiste Eva Gonzales e Berthe Morisot, con diverse sfumature di significato. La Morisot oltre ad essere autrice di dipinti dedicati a questo fiore è anche la protagonista di un celebre ritratto di Eduard Manet, che la immortala nel 1872 con un bouquet di viole a forma di cuore sul petto. L’artista dipinge inoltre, al termine del periodo di pose della sua modella preferita un piccolo prezioso bouquet di viole, accompagnato da una dichiarazione d’amore. Il piccolo olio, che si intitola il ‘Mazzo di Violette’, sempre del 1872, è un autentico gioiello. Un dono d’addio, dopo la posa della modella, accompagnato sul tavolo da oggetti personali: omaggio di estrema bellezza ed eleganza, concepito con la crudeltà di un rebus che non necessita di essere risolto.

Nel ritratto di Berthe invece, sul fondo neutro e chiaro di una tenda grigia, compare il Nero assoluto di un cappello da lutto mescolato con le ciocche castane dei capelli dai riflessi rosa. Il volto della donna ritratta offre grandissimi occhi neri con un’espressione distratta e lontana. Su tutto risalta, delicatamente e con grande fascino il piccolo fiore, vero protagonista del dipinto, posato sul petto come un cuore…

La viola è stata anche grande protagonista del periodo Liberty europeo nel ventesimo secolo, in una ‘liason’ tra la dimensione figurativa ottocentesca e le sperimentazioni delle avanguardie. Il fiore ben si presta infatti alla decorazione delle arti applicate e all’appeal dei prodotti di consumo come saponi ed essenze profumate.
Il celebre artista cecoslovacco, famoso per le affiche in stile Liberty, Alphonse Mucha, propone la viola come immagne simbolo nel 1906 per una confezione di sapone.
Molto importante è la fusione tra forza visiva e suono-significato (gioco verbale) del nome Marcel Duchampviola-violetta. Anche Marcel Duchamp nel 1921 ne imprime l’immagine in una confezione di profumo, Belle Haleine-eau de Violette. Violette, nuovo termine, è una combinazione tra violette e voile, il fiore ed il velo. Oltre al titolo l’etichetta rivela un’immagine dello stesso autore vestito da donna, che si propone con la veletta sul capo. Da qui il termine ‘voilette’.

Fiore dell’umiltà, i cui semi erano sparsi per il mondo da Goethe durante i suoi viaggi, per seminare la bellezza nel mondo, la viola ha esercitato nei secoli e continua ad emanare un fascino senza tempo su artisti ed in contesti assai diversi. Ancora oggi alcuni artisti si esprimono, schiavi del fascino di fiore misterioso dall’apparenza delicata ed il profumo intenso, come dimostra un’opera di Remy Zuagg del 1998-2000 intitolata ‘Mais moi, l’uimage, j’ecoute l’odeur de la violette’.