Lino Balza a tutto campo: PM10, polo chimico, ponte sul fiume Bormida

Balza Linodi Pier Carlo Lava

 

Lino Balza è molte cose, e ad Alessandria a non conoscerlo sono in pochissimi: giornalista pubblicista, fa parte del Direttivo nazionale di Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute, ed è redattore dell’omonima rivista. Responsabile regionale di Medicina democratica, non ha mai fatto parte di alcun partito e da sempre è attivo nel volontariato dei movimenti civili, sindacali, scolastici, pacifisti, ecologisti. Balza vanta un cinquantennio di attività eco pacifista in ambito locale e nazionale (chimica, energia, rifiuti, acqua pubblica, nucleare, Acna, Farmoplant, Eternit, ecc.). E’ da sempre considerato lo ‘storico’ del polo chimico di Spinetta Marengo.

 

 

Lino Balza, Alessandria è fra le città più inquinate d’Italia per il PM10 con tutti i relativi problemi per la salute dei cittadini. A suo avviso con quali provvedimenti si può risolvere il problema?
Le proposte ambientaliste sono sempre le stesse da trent’ anni. La sfiducia nell’istituzione comunale è totale. La magistratura è diventata l’ultima spiaggia. L’udienza è fissata per venerdì 27 marzo alle ore 9,15.
Medicina democratica si oppone all’incredibile richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero Giancarlo Vona, in merito al procedimento penale da noi avviato nei confronti di Piercarlo Fabbio con esposto in 90 pagine del 17/12/2007 e successivi supplementi e integrazioni (compreso cd-rom).
Aggiungendo ulteriori 11 pagine, la nostra opposizione conclude con la richiesta di avviare le INDAGINI COMPLETAMENTE ASSENTI NELL’ISTRUTTORIA DEL P.M. Cioè indagini epidemiologiche (morbilità e mortalità) disaggregate sulla popolazione a rischio di Alessandria, combinando i quattro fattori principali: dati demografici, sanitari e ambientali ed evidenze scientifiche.
L’archiviazione sarebbe la patente di impunità sanitaria rilasciata a tutti gli amministratori presenti e futuri. La tentata archiviazione appare totalmente infondata anche alla luce della perizia (Alberto Maffiotti e Laura Erbetta) ordinata dal Giudice per le Indagini preliminari Enrica Bertolotto. Fabbio non ha impedito, nè cercato di impedire, anzi ha aggravato, in qualità di garante della salute dei cittadini (art. 40, comma 2 c.p.), le emissioni inquinanti dovute al traffico veicolare superiori alle soglie stabilite dalle normative comunitarie nazionali regionali.
Le quali emissioni hanno provocato gravi danni alle persone. Orbene, quali sono gli “atti dovuti” omessi dal sindaco Fabbio? Siamo ovviamente in linea con i periti che affermano più volte e più volte che “Il traffico è ovunque il maggior contribuente all’inquinamento atmosferico in ambito urbano e dunque le strategie devono primariamente concentrarsi su questo”. Dunque concordiamo con le azioni di intervento da loro sollecitate (quelle omesse da Fabbio):
1) Creazione di Zone a traffico limitato.
2) Miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico.
3) Realizzazione di piste ciclabili e promozione dell’uso della bicicletta.
4) Fluidificazione del traffico e mobility management.
5) Abbassamento dei limiti di velocità.

 

Questione argini-Zona Naturale di Salvaguardia: lei ha parlato di rappresaglia aArgini Alessandria fini politici, poi la delibera è stata sospesa. A suo avviso in questa vicenda che cosa andava fatto, e cosa eventualmente non andava fatto?
Il ricatto di Marco Melchiorre, “I podisti passeranno solo dopo il ritiro della delibera del Comune”, si è concluso con la retromarcia della Giunta e il conseguente stop della rappresaglia che aveva impedito, tramite sbarre, l’accesso alle centinaia di incolpevoli podisti agli argini del Bormida (aperti dal 1840!).
Viene così a cadere la necessità di intraprendere l’ipotizzata “class action” che affermasse per vie legali la “servitù di passaggio” che si è stabilita nei decenni.
Resta però il fatto che si è consumata una rappresaglia, con i podisti tenuti come ostaggi da opporre alla Giunta.
A prescindere dal metodo maldestro della Giunta, la serrata (peraltro illegale) è da ogni punto di vista ingiustificabile perché originata da motivi ben poco nobili. Politici e/o lobbistici. Da un lato, l’attacco ad una Giunta di sinistra da parte di un noto esponente della destra, già assessore della Giunta Calvo.
Dall’altro, nel merito, gli interessi privati del ricco possidente che evidentemente cozzano contro quelli della collettività, del bene pubblico, perché la natura è un bene pubblico mentre per le “lobby” agricole è mero sfruttamento.
Difficile stabilire se all’ambiente ha fatto più danni l’agricoltura o l’industria.
Di certo l’industria ha danneggiato quella parte dell’agricoltura che pur è sana e rispettosa. Entrambe quando sono in torto usano le armi del ricatto, a seconda delle opportunità: occupazionale, elettorale e … perfino podistico.
E vincono: è stata ritirata la delibera che chiedeva alla Regione la tutela di un’area a rivalorizzazione fluviale che circonda la città tra Tanaro e Bormida e Orba istituendo una zona di salvaguardia dell’ambiente, della fauna, del turismo e dell’economia. Non è una bella notizia per gli ambientalisti, per i cittadini di Alessandria.

 
Solvay Spinetta stabilimentoVeniamo all’inquinamento dell’area di Spinetta Marengo e della Fraschetta: recentemente lei ha parlato di veleni nel sangue dei lavoratori della Solvay. ci può spiegare meglio che cosa intende?
L’insistenza pervicace con la quale ci rivolgiamo alla sindaco Rita Rossa e all’assessore Claudio Lombardi per avviare l’Indagine epidemiologica della Fraschetta è vieppiù avvalorata dalle preoccupazioni che le organizzazioni sindacali unitariamente rivolgono alla Solvay di Spinetta Marengo in merito alla presenza nel sangue dei lavoratori di sostanze tossico nocive che non dovrebbero comparire neppure in minime parti per miliardo.
Sostanze che evidentemente avvelenano anche l’ambiente esterno allo stabilimento e presumibilmente sono riscontrabili nel sangue dei cittadini.
Purtroppo il Comune di Alessandria, benchè ripetutamente sollecitato, non ha provveduto nemmeno a pretendere dall’ASL il Referto epidemiologico, se non altro propedeutico all’Indagine.
Come sappiamo, le rarefatte e private campagne di campionamenti ematici personali a cui sono sottoposti centinaia di lavoratori Solvay evidentemente esposti a lavorazioni in impianti non a ciclo chiuso dunque tecnologicamente inadeguati riguardano sostanze di estremo pericolo per la salute, come benzene, cumene, tetracloruro di carbonio, cloroformio, cromo eccetera. In particolare l’attenzione si rivolge a ADV, C6O4 e PFOA, ognuna dalle complicatissime formule chimiche e denominazioni.
Su di esse suoniamo un allarme chiaro e rivendichiamo l’intervento pubblico: di Comune e ASL. Affinchè provvedano in proprio a garantire le analisi ai lavoratori e ai cittadini e a determinare i rischi e i danni alla loro salute.  Non solo, con esposto anche alla magistratura, abbiamo lanciato – dal ministro della salute in giù, fino agli ospedali locali – l’allarme per l’uso del sangue infetto da ADV, C6O4 e PFOA nelle trasfusioni.

 
Ponte BormidaA seguito della visita del capo della Protezione Civile Franco Gabrielli ad Alessandria si è parlato di realizzare un secondo ponte sul fiume Bormida: qual è la sua opinione in merito?
Solvay si candida a costruire il secondo ponte sulla Bormida. I 12 milioni di euro non sono una bazzecola, ma assai meno delle centinaia del costo della bonifica delle falde acquifere della Fraschetta inquinate da cromo esavalente e dalle altri 21 veleni tossici e cancerogeni. A patto che gli Enti locali rinuncino a pretendere dalla multinazionale belga una vera bonifica, l’asportazione e la neutralizzazione del milione di metri cubi di terre avvelenate, garantita da una Commissione scientifica internazionale. E si accontentino invece della casereccia finta bonifica in corso: sciacquatura delle acque e punturine di ricostituente nel terreno invaso dallo stabilimento chimico di Spinetta Marengo.
La proposta del ponte sul Bormida riemerge ora dopo la ventina di milioni di euro sprecata da un Comune in dissesto per il faraonico e inutile (ce ne sono già tre) ponte sul Tanaro. Riemerge ora dopo che Coop Sette, fino ad allora candidata finanziatrice del nuovo ponte a titolo di compensazione, nel 2008 aveva rinunciato all’ipermercato a Marengo avendolo scoperto, ironia della sorte, inquinato nelle fondamenta dalla Solvay.
Riemerge, gran viatico elettorale, spinta dalle dichiarazioni della sindaco Rita Rossa, spalleggiata dal responsabile nazionale della Protezione civile Franco Gabrielli in visita ad Alessandria.
Riemerge dunque il nodo del finanziatore dell’opera, come acutamente annotano organi di stampa. Rossa e Gabrielli confermano che ci sono già i contatti con Solvay.
Il vicesindaco Giancarlo Cattaneo già sta pensando come far risparmiare qualche altro milione a Solvay, coinvolgendo il contributo della Regione Piemonte.