Da Terruggia a San Giorgio, a spasso per il Monferrato casalese

Terruggiadi Fabrizio Capra

Dopo la pausa invernale torna la rubrica GiroVagando, e lo fa ‘tuffandosi’ in un viaggio nelle colline del Monferrato casalese. Paese di partenza

TERRUGGIA

posto su un panoramico rilievo collinare che degrada verso Casale Monferrato, la cui fondazione, nell’attuale luogo, risale al periodo medioevale. Nel 1240 il paese è noto con il nome di Turricola, quando rientra tra le terre cedute da Federico II ai marchesi di Occimiano. L’assetto del borgo di quell’epoca era costituito da una rocca con castello (esiste una stradina denominata “Sotto la rocca”), ormai scomparso nel tempo e ora sede della piazza del paese. Unica testimonianza, sono tracce di mura e una presunta porta di accesso di cui alcuni studiosi stanno tuttora cercando di stabilirne la datazione.

Iniziamo la nostra visita con la CHIESA di SAN MARTINO, la parrocchiale, che sorge al centro, nella parte più alta del paese di fronte al Palazzo Comunale. La sua costruzione iniziò nel 1574 in sostituzione di una più antica chiesa (San Quirico) di cui si utilizzarono materiali di demolizione: fu consacrata nel 1601. Il campanile, alla sinistra della facciata, è alto m 34; ha un concerto di cinque campane, orologio e balconata sopra la cella campanaria. L’interno della chiesa è ad aula rettangolare voltata a botte, con presbiterio, abside semicircolare e pavimentazione del 1758. Due ambienti rettangolari si affacciano bilateralmente sul presbiterio attraverso arcatelle rette da colonne. Sulle volte vi sono affreschi dei Morgari: nell’aula l’Assunta (Carlo Morgari, 1935), nel presbiterio Cristo Re coi simboli degli evangelisti (Luigi Morgari), nell’abside l’Incoronazione di Maria; inoltre medaglioni con santi. L’altare maggiore in marmi policromi, realizzato a inizio Ottocento; alla sua sinistra è posto un Crocifisso. Sulla parete dell’abside, sopra gli scranni del coro (opera di Giuseppe Antonio Calvo), c’è una pregevole tela centinata raffigurante la Madonna col Bambino, S. Martino che resuscita un bambino, e (sullo sfondo) l’elemosina di S. Martino; un volto isolato sulla destra potrebbe essere il ritratto dell’ignoto pittore o del committente Guglielmo Bonfiglio, che donò l’opera nel 1740. Ai lati due quadretti del sec. XVII rappresentano la Morte e l’Assunzione di Maria. Balaustrata marmorea. Le cappelle laterali comprendono sulla sinistra il battistero, il cui fonte battesimale risale al 1847, con un olio su tavola raffigurante il Battesimo di Cristo, di Giovanni Bonardi (1990); la cappella del Rosario, ricca di stucchi, con statua della Madonna del Rosario col Bambino entro una nicchia (Giovanni Minoja, 1896), e una serie di undici residue tavolette ovali dipinte coi Misteri (prima metà sec. XVIII); la cappella della Madonna di Lourdes, di recente esecuzione. A destra vi sono la cappella del Sacro Cuore e, nell’ampliamento laterale, l’altare di S. Giuseppe, sotto il quale è posta una statuetta di Maria Bambina. Le quattordici stazioni della Via Crucis dipinte su tela furono rinnovate nel 1840. Di pregio sono il pulpito, i confessionali del sec. XVIII, e i mobili della sacrestia. La bussola d’ingresso è sormontata dalla tribuna neoclassica dell’organo Serassi (1831).
Passiamo, sempre nel centro del paese, all’ORATORIO di SAN GRATO: chiesetta barocca a pianta ottagonale con cupola di circa otto metri di diametro impostata su quattro archi. Pregevole la facciata con portale del periodo classico. Già esistente nel XVI secolo e ricostruita in seguito a una donazione del conte Fabrizio di Gattinara, di essa si hanno notizie a partire dal 1605. Recentemente è stata riportata una tela raffigurante l’Assunta coi Ss. Giovanni Battista e Grato, di Carlo Preda (1688).
La chiesa attigua alla Casa di Riposo è l’ORATORIO di SAN GIROLOMO EMILIANI, di pertinenza del complesso di Villa Poggio che ne è proprietaria. La sua costruzione in stile neoclassico risale ai restauri della Villa, XIX secolo, e rispecchia l’eco delle correnti stilistiche ottocentesche con impianto centrico a unica navata e fronte ionico tetrastilo. La pala d’altare raffigurante S. Girolamo Emiliani è firmata dal pittore Vianelli (1831). La Via Crucis fu eretta nel 1906. Sono state accertate notizie circa l’intervento di Rodolfo Gambino, pittore di Milano, nel 1935. Una lapide ricorda la consacrazione della chiesa avvenuta nel 1828 a opera del vescovo Francesco Alciati.

Il TEATRO delle MUSE posto all’angolo occidentale del palazzo municipale, fu acquistato nel 1852 e ristrutturato all’inizio del XX secolo. Facciata in stile liberty, il teatro è composto da un’ampia sala voltata a padiglione con decorazioni floreali che impreziosiscono il soffitto insieme ai dieci riquadri raffiguranti le Muse. Vi è esposta una vecchia macchina da cinematografo restaurata. Ospita ogni anno la stagione teatrale da Ottobre ad Aprile.
Dominante sulle colline e sulla pianura circostante si può osservare la TORRE VEGLIO originaria del XIX secolo.

Tra le ville ricordiamo: VILLA PAVIA di fine ‘700, dimora d’importanti famiglie della zona; la già citata VILLA POGGIO; VILLA DELFINA; il PALAZZO MARCHESI ARBORIO di GATTINARA originaria del XVIII secolo.
Famoso per le rose antiche del suo giardino, IL ROSETO merita di essere visitato.
Ci spostiamo quindi a

CELLA MONTE

che in passato si chiamava solo Cella, il cui toponimo deriva, forse, da cellCELLAMONTE_PANORAMAae, luogo di raccolta di prodotti agricoli.
A Cella Monte si può ammirare il CASTELLO, trasformato nel XVII in abitazione signorile dalla famiglia Ardizzoni e il PALAZZO RADICATI, in cui il vescovo Pietro Radicati, che vi era nato, si trasferì per qualche tempo all’inizio del XVIII secolo e la VILLA COSSETTA (via Barbano 36) in stile liberty caratterizzata dall’elegante torretta con finestre ovali e dalle lievi decorazioni delle cornici marcapiano delle finestre.
Murato nell’edificio del Municipio, di fronte alla chiesa, si può ammirare un elegante frammento decorativo in pietra da cantoni locale, verosimilmente altomedievale, con un fitto intreccio di nastri multipli a due vimini e un fregio a girali vegetali.

Numerosi gli edifici religiosi.
La CHIESA dei SS. QUIRICO e GIULITTA è la parocchiale situata in piazza Vallino, al centro dl paese, consacrata nel 1633. Nel sec. XVIII Giovanni Luigi Capello dipinse per la chiesa un quadro rappresentante S. Carlo. Nel 1927 fu realizzata una nuova facciata in stile barocco. I restauri del 1969-70 hanno fatto riaffiorare in presbiterio affreschi dell’epoca di costruzione della chiesa. Su conci di arenaria della stessa parete si possono intravedere graffiti risalenti al sec. XVII. La facciata è in mattoni a vista divisa da quattro lesene composite sorreggenti un’ampia trabeazione, sopra cui è ricavata una finta balconata con timpano centrale. Il portale è limitato da due colonne con capitelli dorici, coronato da un timpano triangolare aggettante; ai lati ci sono due nicchie vuote. Pareti laterali con muratura irregolare in pietra da cantoni e mattoni. Un robusto campanile intonacato è posto posteriormente sul lato sinistro. Interno a tre navate con tre pilastri per parte sorreggenti la volta a botte; presbiterio voltato a vela, abside semicilindrica. Sulla volta sono dipinti tre riquadri (Simboli della Passione con la Santa Veronica, Assunzione di Maria e Esaltazione della Croce) e sei tondi dal fondo in finto mosaico con Apostoli, del sec. XIX; sulle pareti laterali altri tre riquadri ottocenteschi (Adorazione dei pastori, Predicazione del Battista, Maddalena che asciuga coi capelli i piedi di Cristo). L’altar maggiore, in marmi policromi, come la balaustra, datato 1744 è attribuibile ai Pellagatta. Sul tabernacolo è posta una statuetta di S. Quirico. Al centro del coro è collocata una pala rappresentante il Martirio dei Ss. Quirico e Giulitta, del sec. XIX, attribuibile allo stesso pittore dei riquadri sulla volta e sulle pareti laterali (forse Pietro Ivaldi, autore dell’affresco della sacrestia). Le cappelle in capo alle due navate laterali, dedicate a S. Carlo Borromeo e a S. Antonio da Padova, hanno interessanti pale d’altare: rispettivamente il Crocifisso venerato da S. Francesco e altro santo francescano, di Giorgio Alberini e la tardo-cinquecentesca Madonna del Rosario, di Ambrogio Oliva. Altre opere di pregio sono una statua lignea della Vergine Maria risalente a fine XVIII – inizio XIX secolo, il pulpito, due acquasantiere, tre confessionali sistemati nello spessore delle pareti laterali con decorazioni a volute e girali in foglia d’oro, simili a quelle presenti nella bussola lignea e nella tribuna dell’organo e forse riconducibili al progetto di Tommaso Audisio. Banchi rinnovati nel 1879. L’organo fu fabbricato nel 1867 da Pietro Barchietti: la tribuna dell’organo presenta bei simboli musicali dorati. La sacrestia ha un’ampia volta a padiglione decorata con un elaborato e scenografico dipinto murale del sec. XIX, firmato da Pietro Ivaldi. Si è conservato un armadio del sec. XVIII e paramenti pure settecenteschi.

Sempre in piazza Vallino, presso la parrocchiale, c’è la CHIESA di S. ANTONIO ABATE, Oratorio già della confraternita dei Disciplinanti. L’ingresso è preceduto da una breve scalinata; la parete laterale sinistra poggia sulla roccia calcarea. Facciata intonacata, limitata da due lesene angolari sorreggenti trabeazione e timpano. Semplice portale in stile rinascimentale, sopra cui si apre una piccola finestra cuoriforme. Vi sono custodite alcune tele tra cui S. Quirico e Giulitta del sec. XVII, Madonna del Rosario, Martirio di una santa incoronata, Martirio di un santo francescano, Immacolata, Gesù Crocifisso.
In via Circonvallazione troviamo la CHIESA della MADONNA di LORETO già citata nel 1547. Piccola aula rettangolare con abside semicircolare; paramento in mattoni. In facciata sopra la porta d’ingresso, vi sono un oculo e un timpano arcuato. Campaniletto a sezione triangolare.

La CHIESA di SAN ROCCO è situata in via Boccea ed è stata citata la prima volta nel 1584. L’ingresso è preceduto da alcuni gradini. Ai lati della porta si aprono due finestre rettangolari, al di sopra una finestra semilunare e due nicchie vuote; timpano triangolare. Aula unica voltata a botte. Si conserva una tela raffigurante S. Rocco.
Su un piccolo poggio raggiungibile mediante una scalinata, in zona Sardegna, dove si trovava il primitivo nucleo di Cella, troviamo la CHIESA di SAN QUIRICO, la cui prima attestazione risale al 1299. Aula rettangolare con abside semicircolare, pareti in mattoni e pietra da cantoni; nell’abside, una variazione della tessitura muraria a livello del terzo superiore, depone per un intervento di sopraelevazione della parete. Facciata intonacata, divisa da quattro lesene; sulla trabeazione s’innalza ben al di sopra del tetto un elegante fastigio barocco dal profilo curvilineo. Esile campanile a sezione quadrata, intonacato, appoggiato alla porzione posteriore della parete destra, con cuspide conica contornata da quattro basse piramidi a base quadrata. Nella parete sinistra si apre un’ampia arcata (chiusa negli anni ’80 da una vetrata), attraverso cui, ancora agli inizi del sec. XX era collegato alla chiesa un edificio rustico, poi abbattuto. Nell’abside vi sono tre piccole monofore strombate; quella centrale ha un arco monolitico in pietra da cantoni.

Nelle vicinanze della borgata Monti c’è la CHIESA di S. BERNARDINO, di proprietà privata, citata nel 1547 e ricostruita dopo il 1905. Piccolo edificio ad aula rettangolare, facciata in mattoni a vista, con lesene angolari, semplice portale lievemente arcuato e due finestre con arco a tutto sesto ai lati; timpano triangolare. Distacchi d’intonaco sulle pareti laterali lasciano in evidenza la struttura sottostante a corsi di pietra da cantoni alternati a una fascia di mattoni. Campaniletto a vela collocato sulla porzione posteriore della parete laterale sinistra.

La CHIESA di SAN GIUSEPPE è situata in frazione Coppi. Costruita nel 1928, su disegno dell’arch. Debernardi, fu inaugurata nel 1933. Pareti intonacate. La facciata neoclassica è preceduta da alcuni gradini. Su uno zoccolo si appoggiano a ciascun lato una coppia di robuste colonne doriche che sostengono la trabeazione e il timpano aggettante. Pianta a croce latina. Il campanile si eleva posteriormente a sinistra.
Sempre in frazione Coppi, sul colle Belvedere, troviamo la CAPPELLA di SANT’ANNA. Ricostruita nel 1748. Subì vari restauri. Piccolo edificio, suggestivo anche per la posizione sul crinale con ampia vista panoramica. Aula rettangolare con abside semicircolare e portico antistante rivolto a levante costituito da tre arcate disposte ad angolo retto, con timpano anteriore, in cui è stato collocato (2013) un dipinto di Gianni Colonna raffigurante S. Anna che sorregge il corpo di Cristo. La struttura delle pareti è in conci di pietra da cantoni nell’aula e nell’abside mentre il portico è stato reintonacato nel corso dell’ultimo restauro. Sopra la semplice porta d’ingresso si vedono resti di una pittura murale. All’interno, spoglio, è presente un modesto altare in muratura.
In località Perona si trovava la CHIESA della MADONNA della PACE, costruita nel 1724, celebrata per la sua bellezza ora esiste solo un’edicola, nella quale è stata riposta nel 1923 la tela, che mantiene solo flebili tracce di una Madonna col Bambino.
Infine di particolare interesse, gli infernot scavati nella pietra, in cui si custodiva il vino più pregiato diffusi su tutto il territorio comunale.
Scolliniamo e raggiungiamo

ROSIGNANO_PANORAMAROSIGNANO MONFERRATO

di cui se ne sente già parlare verso l’anno mille, anche se la sua origine potrebbe essere più antica. La sua storia è specchio della storia monferrina, una storia, gloriosa e burrascosa, tutta legata alla posizione del paese, “sentinella di Casale”. Più volte saccheggiato, con la clamorosa eccezione del 21 aprile 1640, in cui l’orgoglio civico e una forte tensione religiosa prevalsero sugli assalitori spagnoli.
L’antico centro è disposto su un pendio collinare alla cui sommità è situato il castello del XIII secolo attorniato dalle case più antiche disposte in ripide e anguste viuzze e avvolto da circa 70 km di strade che si intersecano tra colli e vigneti che in un paesaggio decisamente suggestivo arrivano fino ai borghi e alle frazioni.
Il CASTELLO di ROSIGNANO è posto, come già detto, alla sommità della rocca sede di presidio militare durante le guerre di successione del Monferrato e nel periodo delle lotte franco-spagnole in Italia. La struttura ha subito nel tempo diversi ampliamenti e rimaneggiamenti. Il nucleo centrale edificato direttamente nel tufo risale al sec. XVI da cui si gode un’eccezionale vista sulle Alpi e sul Monferrato, sul retro resti di un’antica cappella. Dal Castello si diramavano cunicoli sotterranei che consentivano ai soldati l’uscita dal paese fortificato. Di fianco al Castello la sede decentrata del Capitano del Popolo.

Spostandosi ai lati del Castello si giunge su una naturale BALCONATA SULROSIGNANO_SCORCIO DEL CAPOLUOGO MONFERRATO con una vista stupenda: dalle Alpi alla pianura milanese, dal Monferrato agli Appennini Liguri. Si tratta della ROCCA su cui sorge Rosignano. Chi volesse percorrerla per intero rasentando le numerose vie parallele che si diramano dal centro storico, scendendo poi le suggestive scalinate di via Rocciosa, e di viaVer Cella, fino alle torrimerlate di Villa Mellana, avrà l’impressione di trovarsi in un borgo medioevale e poi ai piedi di una piccola Spoleto.
Scendendo per via Danesi, in piazza Sant’Antonio, troviamo la TORRE CIVICA eretta nel 1852 in sostituzione e con il materiale della precedente che faceva corpo con la Chiesa di S. Antonio. Era dotata fino a inizio ‘900 di una cupola poi demolita. Si erge a fianco dell’antica sede municipale, (ora abitazione privata) e si affaccia sull’antica piazza principale accanto alle due chiese di S. Antonio e S. Vittore.

La CHIESA di SANT’ANTONIO è la più antica tra le chiese esistenti nel comune. La facciata antica in cotto e arenaria, a tre porte (le laterali con arco ogivale), è nascosta da una seconda facciata successiva (forse anteriore al 1660), più povera e semplice, avanzata di circa 4 metri, scandita da quattro lesene che sorreggono la trabeazione e il frontone triangolare. Nelle pareti laterali gli estremi est e ovest sono più recenti. Sul fianco sinistro vi sono avanzi della costruzione romanica, datata al 1140: una monofora tamponata, con stipiti e archivolto monolitici di arenaria a tre riseghe e una mensolina che probabilmente reggeva archetti pensili; la parete ha muratura policroma, che evidenzia varie fasi di edificazione: zoccolo in mattoni, parte mediana in conci di pietra da cantoni di buon taglio, parte superiore in pietra da cantoni e mattoni disposti irregolarmente. Sul fianco destro si apre una monofora tamponata a forte strombo, ricavata in più conci di arenaria; la tessitura della parete è complessivamente analoga a quella del fianco settentrionale. L’ingresso nell’aula avviene attraverso la base dell’antico campanile (databile ai secc. XII-XIII) emergente al centro della prima facciata, sul piano della stessa, secondo una tipologia di torre campanaria in facciata, detta clocher-porche, rara nel Piemonte meridionale e più frequente in luoghi montani e prealpini; il campanile è mozzato al livello del tetto; il fianco occidentale presenta filari di conci di pietra da cantoni alternati a fasce di mattoni; dall’altezza di circa m 3 la struttura è slegata dalla muratura della facciata; è verosimile che il campanile sia stato aggiunto in un secondo momento alla primitiva fabbrica e concepito come accesso alla chiesa. Interno a navata unica con pianta longitudinale irregolare, divisa in quattro campate da archi acuti trasversi. La copertura con volte a crociera è riferibile al sec. XV. L’unico elemento scultoreo ritrovato all’interno è un grosso blocco di pietra da cantoni al centro del quale sporgono due volti umani grotteschi e rozzi. Pavimento in cotto con botole di accesso ai sepolcri sotterranei. Sulla parete destra vi sono frammenti di affreschi con scritte identificanti i Ss. Pietro e Giacomo, e un Santo vescovo (fine sec. XIII); inoltre un Santo togato di epoca più tarda; nell’intradosso di un arco a sinistra un Santo incoronato; all’esterno dell’arco, su un pilastro, un Cristo di Passione (prima metà del sec. XV); all’esterno di un arco appartenente alla vecchia facciata, a sinistra, vi è un tondo con testa di Cristo molto consunta. Sulla parete sinistra c’è un altro dipinto murale più recente di buona fattura raffigurante un giovane santo entro un arco classico con bello sfondo vegetale e scene di caccia (sec. XVI).

La PARROCCHIALE di SAN VITTORE MARTIRE, in via Bonelli, è stata eretta a partire dal 1481 come Convento dei Frati Carmelitani, venne consacrata il 2 maggio 1507 con il titolo di S.Maria del Carmine. Soppresso il convento (di cui si conservano le celle e la canonica) divenne parrocchiale nel 1653. Facciata a salienti con regolare alternanza di fasce in cotto e in pietra da cantoni di tufo delle cave locali, tripartita da contrafforti in mattoni, coronata da archetti pensili in cotto intrecciati, e culminante con cinque pinnacoli. Sopra il portale si susseguono una lunetta ogivale con pittura raffigurante il Salvatore e S. Vittore, un rosone e una finestrella quadrilobata; ai lati vi sono dipinti in quattro piccoli sfondati raffiguranti S. Pietro in Vincoli, S. Martino, S. Giuseppe e S. Giacomo, e due pregevoli vetrate ogivali con S. Evasio e la Madonna di Crea. Interno a tre navate con grandi archi ogivali; la volta è dipinta a cielo stellato. L’altare maggiore marmoreo ha un tabernacolo a tempietto; ai lati sono posti quattro busti argentati di vescovi; al di sopra un Crocifisso pensile. In una nicchia dell’abside è collocata una statua lignea di S. Francesco (metà sec. XVI). Il coro ligneo che alcuni datano nel XVI secolo altri tra fine XVII e inizio XVIII secolo. In capo alle navate laterali si trovano a sinistra l’altare del Sacro Cuore, a destra la cappella della Madonna dell’Assalto, con statua accolta in una nicchia. Balaustrata marmorea di Paolo Bottinelli (1777). Tra la cappella di sinistra e il presbiterio è situato il pulpito di noce. Alle pareti delle navate laterali sono sistemati quattro confessionali (più importanti i due prossimi agli altari, perché in passato riservati a parroco e viceparroco). Via Crucis di legno dipinto della Casa Cristiano Delago (1933). Varie lapidi, un tempo poste sul pavimento, sono murate alle pareti (sepolture delle famiglie Gazzone, Capriolo, Cavallo, Luparia; ricordo di G. Marchisio). In sacrestia ci sono tele che raffigurano: Madonna del Carmine col Bambino che soccorre le anime purganti, Assunta con santi, moncalvesca. Resti di celle del convento si trovano in un corridoio che fiancheggia la parete destra.
In piazza Sant’Antonio si può anche vedere l’antica CISTERNA COMUNALE.

Sulla collina immediatamente a lato del centro storico, troviamo, nella via omonima, nei pressi del cimitero la CHIESA della MADONNA delle GRAZIE, edificata presumibilmente nel XVI sec. con funzione di Cappellania e Romitorio. Si accede al piccolo sagrato attraverso una scalinata. Facciata in due ordini: il primo, predominante, presenta quattro alte lesene, un portale costituito da una sorta di bifora cui manca la colonna centrale e una finestra sovrastante di disegno analogo; il secondo ordine ha due lesene ed è raccordato al primo con volute; al culmine è posto un timpano arcuato la cui base deborda lateralmente completando la curva delle volute. Interno spoglio, con affreschi ottocenteschi sulla volta e in medaglioni. È proprietà privata della vicina cascina Ravizza: nel sottosuolo della chiesa si prolunga un infernot a due camere, datato 1897. Aperta al pubblico il 15 agosto per la Solennità dell’Assunzione.

Ci dirigiamo ora verso la località Uviglie dove si erge, di fronte al capoluogo, il CASTELLO di UVIGLIE, costruito tra il 1239 e il 1271, si erge di fronte a Rosignano, sul lato opposto della valle. Fu dimora nobiliare fin dal sec. XVI ma è estraneo alla vicenda storica della comunità rosignanese, di cui è stato costante minaccia. Dal 1900 diventò proprietà dei Missionari della Consolata. Tra le sue mura trovarono ospitalità in tempi diversi San Luigi Gonzaga, San Giovanni Bosco e i nipoti del Negus d’Etiopia. Importanti gli arredi interni e le strutture architettoniche. Stupendo il giardino all’inglese e il parco ricco di numerose e rare piante. Attualmente è proprietà privata con annessa azienda agricola. (Loc. Castello di Uviglie 73, tel. 0142.488792 – 331.6538771, info@castellodiuviglie.com – http://www.castellodiuviglie.com/

Nel parco del castello troviamo la CHIESA di SANT’EUSEBIO: la costruzione dell’attuale edificio risale all’anno 1700, ed è ricordata da una scritta su targa di marmo presso la porticina laterale: «I. A. P. G. C. V. F. F. – 1700», che potrebbe valere: “Giovanni Antonio Pico Gonzaga conte di Uviglie fece fabbricare 1700”. Nel 1888 sul lato occidentale fu realizzata una nuova entrata con protiro neoclassico (data sull’architrave), su disegno dell’ing. Crescentino Caselli. Edificio a tempietto ottagonale con corpo centrale più alto. Nell’interno, sul fianco Nord del tiburio, al di sopra della vecchia porta d’accesso, c’è un dipinto a finto mosaico con lo stemma dei Pico Gonzaga e il motto «vidi» proprio dei Pico, firmato «Bricherasio 1896»; la famiglia Bricherasio fu proprietaria del castello d’Uviglie nella prima metà del sec. XX.

Sempre nel Castello c’è la CAPPELLINA della PRESENTAZIONE di MARIA al TEMPIO: si trova alla base della torre cilindrica del castello (è detta “cappellina” per distinguerla dalla “cappella grande” ricavata intorno al 1950 in due saloni contigui). In questa cappella, secondo la tradizione, pregò nel 1580-81 S. Luigi Gonzaga .
Sempre in zona si possono visitare le CAVE di TUFO abbandonate, ricche di fascino: d’improvviso si ergono tra i vigneti bianche coste di calcare, un tempo preziose cave da cui venivano ricavati i “cantùn”, la pietra utilizzata per costruire case, chiese, palazzi.

ROSIGNANO_COLMA CASTELLO E CAPPELLAIn frazione Colma possiamo ammirare l’ORATORIO di SAN BARTOLOMEO: prima ancora che Rosignano si costituisse in libero comune, esisteva, ove ora è il Castello della Colma, un antico monastero benedettino con annessa chiesa dedicata a S. Bartolomeo. L’attuale oratorio è una costruzione in mattoni a vista e venne edificato nel XIX secolo dal protomedico Cantamessa (iscrizione marmorea nella cripta). Al suo interno è custodita una tela datata 1715 raffigurante S. Francesco, S. Bartolomeo e S. Pancrazio di Girolamo Tassistro.

Al culmine della collina, detta appunto Colma, si erge il CASTELLO di SANROSIGNANO_COLMA CAPPELLA S BARTOLOMEO BARTOLOMEO. Le origini del castello sono assai antiche, il complesso era stato costruito sul luogo dove sorgeva l’antica abbazia benedettina, numerosi adattamenti ne hanno però mutato le caratteristiche primitive: nell’ultimo secolo, ad esempio, diverse modifiche sono state apportate per scopi agricoli. L’attuale struttura è ottocentesca, realizzata in stile neo-gotico su cui spicca un’alta torre merlata. Il castello era collegato alla Cappella di San Bartolomeo tramite un passaggio sotterraneo, che fu parzialmente ostruito da crolli e quindi definitivamente chiuso.

Torniamo sui nostri passi e in frazione Berroni possiamo vedere l’ORATORIO di SAN PIETRO in VINCOLI le cui antichissime origini si perdono nell’alto Medio Evo, con ritrovamenti nel territorio limitrofo di monete e cimeli ancora più vetusti. Beneficio privato, con attestazioni scritte dell’esistenza della chiesa e della borgata fin dal 1143. All’interno sopra l’altare un quadro raffigurante la Madonna con Bambino e i SS. Pietro ed Eusebio. Nel 1972 sotto il pavimento furono rinvenute alcune tombe coperte da embrici e una lastra lapidea cuspidata, datata «1780», con nicchia arcuata in cui è rozzamente scolpito a rilievo un personaggio femminile incoronato, genuflesso e orante, forse S. Caterina di Alessandria. Sul portale d’entrata c’è un’iscrizione latina datata 1661.

Nella vicina località Castagnoni invece troviamo la CHIESETTA dell’ANNUNCIATA, cappella privata eretta nel 1742 a fianco di antico convento e ancora ben conservata. Esempio delle numerose cappelle private che sorgevano in prossimità di grandi cascine o borghi agricoli, le relazioni settecentesche descrivono oltre venti fra chiese e oratori privati sparsi sul territorio comunale, ed ora in gran parte perdute.

In frazione San Martino da visitare la PARROCCHIALE di SAN MARTINO edificata nel 1868 in stile neogotico, nella parte più elevata della frazione stessa, sul sito di precedenti edifici di culto di cui rimane il campanile di stile barocco, mentre il piano dell’orologio e l’alta cella campanaria furono costruiti in tempi successivi. Facciata a salienti, scandita da quattro paraste culminanti con alti pinnacoli; un quinto pinnacolo situato al vertice, regge una croce “celtica”. Vi sono tre porte, un rosone e due finestre ogivali; la lunetta centrale ha un dipinto monocromo, rappresentante l’Elemosina di S. Martino. Interno a tre navate con archi a sesto acuto e volte a crociera costolonate e riccamente decorate. Altare maggiore di marmo del Bernascone. Sopra il coro ligneo (progettato e realizzato nel 1895 dal celebre liutaio Celeste Farotti, cui si deve anche il completamento della cantoria) c’è un quadro raffigurante S. Martino. Gli altari laterali della Madonna del Rosario e dell’Addolorata sono chiusi da una balaustrata marmorea. Sul pulpito ligneo spicca una mano smaltata reggente il Crocifisso. Alla parete destra è posta una statua di S. Martino in stucco dipinto. Due confessionali imponenti, sistemati alle pareti laterali, provengono forse dalla chiesa antica. Interessante la Via Crucis su tela. Sulla tribuna si trova l’organo a 751 canne della ditta Marelli Giovanni (1891). In sacrestia si trovano un ritratto del benefattore Giacinto Castelli (morto nel 1860) di Emilio Massaza e una lapide in memoria di Bartolomeo Cavagnolo, il cui lascito permise l’erezione della parrocchia.

Da vedere anche l’ORATORIO della VERGINE IMMACOLA di LOURDES edificato nel 1885 dall’avvocato Vincenzo Luparia quale oratorio privato (sul pavimento mosaico con lo stemma di famiglia) in polemica con il Parroco del luogo per il “ius patronato” dei banchi della vicina parrocchiale. All’ingresso si legge «Sacra privata perpetua manento» e in caratteri di bronzo sulla facciata «Chiesa Luparia». In stile neo classico, a forma circolare, sul modello del Pantheon, con cupola emisferica ricoperta di lose e pronao formato da quattro colonne corinzie, sorreggenti trabeazione e timpano. All’interno ci sono due tele del 1918 rappresentanti S. Bernadette e S. Giuseppe col Bambino di Peppina Callori (pittrice invalida della famiglia Callori di Vignale, che trascorreva l’estate alla villa Sofora di San Martino); al centro c’è una statua della Madonna di Lourdes. Passò di proprietà della parrocchia nel 1913. Recentemente restaurata, è utilizzata dalla comunità locale sopratutto nel periodo invernale per le funzioni.

Poco distante, presso l’istituto Luparia, si trova la CHIESA CAMPESTRE di SAN LUDOVICO eretta nel 1700 dal maggiore Giuseppe Maria Luparia di fronte alla sua abitazione. Fu sede di sepolture (1748). Piccolo edificio assai deteriorato e utilizzato da magazzino. Aula rettangolare con abside semicircolare; il tetto e la volta a botte sono in gran parte crollati. La facciata, da cui si è quasi del tutto staccato l’intonaco, presenta muratura in mattoni; le restanti pareti hanno tessitura alternata di filari di mattoni e conci di pietra da cantoni. All’interno c’è ancora qualche traccia di decorazioni pittoriche.
Infine in frazione Stevani si può vedere la PARROCCHIALE di SAN GIACOMO edificata a metà del XIX secolo. Facciata in mattoni scoperti, contornati di finto travertino. Recentemente restaurata si affaccia sulla piccola piazza della frazione. All’interno, di qualche pregio, c’è un antico confessionale.

Ci spostiamo ora a

SALA MTO_PANORAMASALA MONFERRATO

paese di probabile origine longobarda, potrebbe derivare dalla presenza in epoca medioevale di un luogo di raccolta delle provviste, una “sala”, magazzino all’interno del borgo fortificato, la cui grande porta d’accesso del ricetto è ancora oggi visibile, a difesa di una rocca fortificata che nel tempo ha assunto la forma di palazzo signorile in stile neogotico.

La CHIESA PARROCCHIALE di SAN GIACOMO si trova al centro del paese, sotto la cerchia di costruzioni che corrisponde al perimetro dell’antico ricetto; è frutto di diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo. Era in costruzione nel XVI secolo su progetto di Domenico Scovazino, fu ampliata con la Sacrestia nel XVIII secolo, fu consacrata definitivamente nel 1860. Ai primi anni del XIX secolo risale il campanile, mentre le campane sono state fuse nel 1925.
Facciata neoclassica intonacata, cadenzata da due coppie di paraste poggianti su un alto zoccolo ai lati del portale e sormontate da un architrave e da un frontone triangolare dentellato che rinvia a un frontone di minori dimensioni posto a coronamento del portale. In una lunetta sopra il portale è raffigurato S. Giacomo, dipinto di Andrea Conti (primi anni ’80 del sec. XX). Il portone di noce fu realizzato nel 1810 dal falegname Vandino. Interno a navata unica con quattro cappelle per lato, ricche di stucchi. La navata è voltata a botte; il presbiterio ha volta a calotta; l’abside semicircolare è coperta da un catino diviso in tre spicchi. Le volte furono affrescate dai fratelli Ivaldi (1858-59) con scene raffiguranti Angeli musicanti, la Vocazione di Pietro, la Predica delle Beatitudini, ilMartirio di S. Giacomo, la Gloria dello Spirito Santo. A Pietro Ivaldi si devono anche tre riquadri affrescati nell’ottocento nell’abside che raffigurano la Nascita di Maria, l’Annunciazione e la Madonna con S. Giacomo. Altare maggiore di marmo policromo intarsiato acquistato dalla parrocchiale di San Germano e qui sistemato nel 1793; il tabernacolo custodisce una stauroteca. Sopra i passaggi laterali dell’altare sono posti due angeli reggitorcia di stucco dipinto. Gli stalli di noce del coro risalgono al 1813 (falegname Vandino). Entro due nicchie vetrate ricavate nel 1797 nel presbiterio sono contenute a sinistra la statua seicentesca dell’Assunta e a destra la statua di gesso di S. Giuseppe (1860). Parte della parete sinistra del presbiterio è costituita da un tramezzo ligneo, su cui è appesa una tela coi Ss. Sebastiano, Antonio Abate e Rocco; di fronte c’è un’altra tela con le Ss. Orsola, Lucia, Caterina, Apollonia e Agata: entrambe le opere sono di Giorgio Alberini. Sul lato destro si conserva anche una tela ex voto per lo scampato pericolo in seguito a una incursione di Alemanni nel 1691. Bella balaustrata marmorea. Le cappelle laterali sono separate da semicolonne sorreggenti una trabeazione decorata con festoni e ghirlande di frutti e fiori, verosimilmente opera dello stuccatore Salvini, documentato per analoghe decorazioni del coro (1798) e per il rifacimento dell’altare del Rosario (1804). Il vero tesoro sono le tre tele di Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo: Madonna del Rosario (ca. 1610) al terzo altare di destra; Assunta coi Ss. Francesco e Caterina d’Alessandria (ca. 1610) al quarto altare di destra; Salita al Calvario, al quarto altare di sinistra, con stemmi abbinati dei Bellone d’Altavilla e dei della Sala (forse commissionata da Bartolomea della Sala nel 1601 alla morte del primogenito Ottavio). In una nicchia della parete destra di questa cappella è riposta una statua lignea della Madonna del Rosario col Bambino, di Gerolamo Lurasco (1739). Al secondo altare di destra è posta una tela raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Stefano e Antonio da Padova intercedenti per le anime purganti, di Antonio Francesco Mellana (1737). Nella prima cappella di sinistra c’è una tela col Battesimo di Cristo, opera di un certo Cesare, pittore di Moncalvo (1609-10); l’altare fu realizzato da Paolo Felli (1796). Una bella statua settecentesca dell’Addolorata è situata in una nicchia della seconda cappella di sinistra. Il pulpito è opera di Giuseppe Accatino (1798). Ai lati della bussola d’ingresso sono collocate due acquasantiere scolpite da Andrea Pianezza nel 1798. Organo di Luigi Lingiardi (1840), ampliato da Giovanni Mentasti (1880) e ricostruito da Giuseppe Gandini (1905). La sacrestia è un allargamento del presbiterio sul lato di sinistra: vi si trovano alcuni reliquiari (il più elegante è quello di S. Liberata), un bell’ostensorio, varie corone per la statua della Madonna.
La CHIESA di SAN FRANCESCO (sec. XV) domina invece il paese dal punto più elevato; fu Oratorio della Confraternita dei Disciplinanti e rifugio della popolazione durante guerre e invasioni.
Facciata a due ordini con timpano triangolare, nella cui nicchia è racchiusa una statua di cemento della Madonna Immacolata (già attestata nel 1874). L’alto campanile è situato accanto all’abside sul fianco destro. L’ingresso rialzato è preceduto da cinque gradini. Nell’interno subito sulla destra c’è una botola d’accesso alla cripta funeraria dove sono raccolte le spoglie dei frati francescani, custodi nel tempo di questo luogo. Coro ligneo, sopra cui è posta una grande tela raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Francesco e Antonio, di Orsola Caccia (<1656). La balaustrata in finto marmo era già presente nel 1766. Statua della Madonna Addolorata, acquistata nel 1775, ma attribuita alla bottega dei Cassina; un’altra statua lignea raffigurante S. Francesco è riferita a scultore piemontese d’ inizio sec. XVII. Sulla cantoria è sistemato un vecchio organo con canne di legno comprato nel 1842. Dalla destra del coro si accede a una piccola sacrestia.
Per entrare in contatto con il paesaggio, i vigneti e lo spirito dei luoghi il punto privilegiato di osservazione è senz’altro il BELVEDERE antistante l’antica chiesa di S. Francesco, che sorge sulla sommità del paese. Da qui la vista spazia sui paesi e i colli circostanti: Treville con la sagoma della sua Chiesa, il castello di Cereseto, l’altro sito UNESCO del Sacro Monte di Crea, l’imbocco della Valle Cerrina e, sullo sfondo, l’arco alpino.

Il CASTELLO ha subito numerosi rimaneggiamenti nei secoli fino alle attuali forme neogotiche ottocentesche.
Esiste ancora l’ANTICO FORNO COMUNALE che risale al XV secolo: riporta sulla facciata un arco a sesto acuto con fregi in cotto di tipica fattura rinascimentale. Nell’antico forno da pane restaurato nel 2003 per ospitare l’archivio storico comunale, è stato rinvenuto un cantone in pietra con l’indicazione degli anni 1664-1674.
Ci spostiamo ora a visitare la CHIESA di SANTA MARIA MAGGIORE, detta LA MADONNA, presso il cimitero, che risale a epoca medioevale (censita nel 1298 negli estimi della Chiesa di Vercelli come Chiesa di Graffagno, centro abitato oggi non più esistente). Era ancora parrocchia nel 1584. È stata ricostruita nel Settecento con forme barocche. Edificio orientato ad aula rettangolare. All’esterno sulle pareti laterali sono inserite lastre tombali del sec. XIX. Al fondo del fianco destro si eleva il campanile, costruito a fine ‘800. All’altare c’è un affresco raffigurante la Madonna in trono col Bambino.
Sempre nei pressi del cimitero, a circa 250 metri a sud-est, troviamo la CHIESA di SANSALA MTO_CHIESA SAN GRATO GRATO, che, probabilmente risale alla seconda metà del sec. XVII e fu voluta, secondo la tradizione, dall’intero paese come ex voto dopo una grandinata distruttiva o, secondo altre fonti, dopo una pestilenza. Di pregevole fattura la struttura è in mattoni fatti a mano, con inserti di altri laterizi di varie dimensioni. Un bel frontone curvilineo conclude la facciata. La cupola è celata da un grande tiburio ottagonale. Interno con navata unica divisa in due parti: un vano principale d’ingresso coperto da una cupola ellittica su quattro pennacchi, cui segue il presbiterio voltato a crociera e l’abside semicircolare con volta a catino. La cupola è dipinta di blu; al centro è effigiato S. Grato entro un cerchio, da cui si dipartono otto raggi gialli; le figure sui pennacchi sono mal conservate.

A circa un chilometro dal paese, su un piccolo poggio, possiamo vedere l’ORATORIO CAMPESTRE dedicato a SAN GREGORIO. Fu eretto nei secoli XVI-XVII. Piccola aula rettangolare, con parte posteriore più antica, costruita in pietra arenaria alternata a filari di mattoni, e parte anteriore più recente in laterizio. Un piccolo campanile a base quadrata si appoggia all’angolo posteriore sinistro dell’aula.
Infine consigliamo di percorrere il SENTIERO n. 740 “SALA TRA SANTI E VIGNE”, percorribile a piedi, in bicicletta e a cavallo, compie un ampio giro intorno al paese snodandosi tra i filari delle numerose vigne attraverso strade e sentieri sterrati. Lungo il percorso s’incontrano cascinali tipici monferrini, e i resti di numerose chiese.
Lasciamo alle spalle Sala e ci apprestiamo a visitare

TREVILLE
TREVILLE_PANORAMAoriginariamente chiamato “Trevilla”: il primo documento è datato 1202 ed è un decreto attraverso il quale il marchese Bonifacio I Aleramo investì del feudo il nobile Anselmo Musso di Paciliano mentre gli Statuti Locali Trevillesi, tra i più antichi del Monferrato, sono del 1303.
Simbolo del paese è la CHIESA di SANT’AMBROGIO, costruita nel luogo panoramico d’eccezione tra il 1772 e il 1783 su disegno dell’ingegnere Evasio Andrea De Giovanni. Il luogo su cui sorge la Parrocchiale è ancora oggi denominato “Il Castello” o “La Rocca”, per la probabile presenza in tempi antichi di un palazzo signorile, con annessa cappella, probabilmente riconducibile all’attuale cappella invernale. Bella facciata a due ordini, dorico e ionico, scandita da quattro lesene, che delimitano due porzioni laterali lievemente concave, ciascuna con una nicchia vuota al primo piano; anche il fastigio è curvilineo. Semplice portale con timpano triangolare; una lapide posta sopra il portale riporta un brano dal 2° libro delle Cronache: «Elegi enim et sacrificavi locum istum ut sit nomen meum …»; più in alto si apre una finestra cuoriforme. Interno a pianta rettangolare con angoli smussati in curva, presbiterio, abside semicircolare. Ambiente alto e spazioso, povero di decorazioni; illuminazione abbondante attraverso finestre nell’abside e grandi finestre rettangolari sopra gli altari laterali e nella facciata. Volte a botte su vari ambienti, al centro c’è una cupola molto ribassata su pianta ellittica. Tutt’intorno corre un’alta trabeazione con dentelli, sostenuta da grandi lesene doriche. Altare maggiore composto di marmi policromi, risalente alla prima metà del sec. XVIII (marmorari lombardi); la porticina del tabernacolo con l’Agnus Dei è stata disegnata da Mario Surbone (seconda metà sec. XX); sull’altare sono collocati candelabri di rame argentato. In alto sopra il coro e dietro l’organo, è posta una grande tela raffigurante S.TREVILLE_PARROCHIALE S AMBROGIO Ambrogio intento a scrivere il De officiis ministrorum. Ai lati del presbiterio sulla sinistra c’è una pala di notevole fattura con laGloria di S. Francesco Saverio (sec. XVIII) e sulla destra il seicentesco Matrimonio celeste di S. Caterina da Siena(sec. XVII), attribuito a Orsola Caccia. La balaustrata marmorea, di Stefano Bottinelli, abbraccia il presbiterio e due edicole entro nicchie semicircolari con piccolo altare: in un’edicola c’è una pala raffigurante la Pentecoste, nell’altra una modesta statua del Sacro Cuore. Due altari più grandi trovano posto in bracci laterali poco profondi: l’altare dell’Addolorata, a destra, più importante, ha un bel fastigio attribuito al Magnocavalli e reca in una nicchia una statua dell’Addolorata; l’altare del Crocifisso a sinistra, di stucco e scagliola, ha una pala raffigurante il Crocifisso invocato dalle anime purganti. Sul piccolo ed elegante battistero è sistemato il Battesimo di Gesù, opera giovanile di Mario Surbone (1948). Dietro l’altar maggiore è collocato il prestigioso organo Tamburini a trasmissione meccanica e registrazione elettrica, dotato di 18 registri reali, donato dal maestro Angelo Surbone, che effettuò il collaudo nella festa di Cristo Re del 1968. Sul lato destro del presbiterio si apre la cappella invernale ricavata dall’antica chiesetta nobiliare; dietro la mensa d’altare c’è un Crocifisso settecentesco.
Nella parte bassa del paese, è situata la CHIESA di SAN GIACOMO, antico luogo di culto e sede di Confraternite, sorta a guisa di chiesa di guardia alle porte dell’abitato. L’edificio attuale risalirebbe al sec. XVIII. Viene utilizzata per esposizioni d’arte. Paramento in pietra da cantoni e cotto. Campanile a base quadrata sul lato destro. Aula quadrata con abside semicircolare, del tutto spoglia. Il soffitto a catino è affrescato coi quattro Evangelisti.

TREVILLE_CHIESA SAN QUIRICOIn regione Crosia troviamo la CHIESA CAMPESTRE di SAN QUIRICO, in stile romanico, una delle poche ancora esistenti nel Basso Monferrato, risalente al XII sec. e ubicata sul crinale a Nord del paese e sporge di alcuni metri rispetto al crinale stesso. Costruita in conci di pietra da cantoni grigia e qualche grosso mattone. Ha pianta rettangolare con abside semicircolare. Facciata a capanna; portale contestuale alla muratura, architravato e sormontato da un arco di scarico che delinea una lunetta cieca. Architrave e archivolto sembrano essere originali, mentre la lunetta doveva essere aperta. Al culmine della facciata si apre una finestrella a forma di croce; un’analoga apertura si trova simmetricamente nella testata orientale dell’aula, sopra l’arco dell’abside: in entrambi i casi la porzione di muro che sostiene le falde del tetto mostra segni di rifacimenti. La parete meridionale è divisa da una lesena in due specchiature, in ciascuna delle quali si apre una monofora non decorata. La muratura è costituita da grossi conci di pietra da cantoni ben squadrati, intramezzati da due filari di mattoni. Nella porzione orientale è presente un ingresso, tamponato tra il 1724 e il 1736. La parete settentrionale, a sua volta divisa da una lesena e con un’apertura tamponata nella parte orientale, ha muratura formata da conci di piccole dimensioni, irregolari e legati da spessi letti di malta. L’abside è scandita da due lesene e forata da tre monofore a doppio sguancio liscio, formate da tre conci (spalle e archivolto) con decorazione costituita da tre incisioni ad arco. Coronamento con archetti pensili monolitici poggianti su mensoline e fascia di mattoni disposti a denti di sega. L’interno è spoglio, a navata unica con copertura a capriate. Pavimento in quadrelle di cotto; parte absidale rialzata rispetto alla navata. Sulle pareti esterne e interne sono incisi vari graffiti, tra i quali si legge la data «1500» e una iscrizione attestante la dedicazione della chiesa, databile ai secoli XIV o XV. Per il tipo di partitura decorativa absidale e per le caratteristiche della muratura, la chiesetta viene datata entro la metà del sec. XII: a tale epoca apparterrebbero la facciata (esclusa la porzione superiore), la parete meridionale e l’abside.
Le frecce bianco-rosse disseminate nella campagna trevillese, conducono lungo il SENTIERO N.713: il percorso attraversa un tratto di campagna tra i più ridenti del Monferrato. Dalla Piazza Devasini si raggiungono la già citata chiesa di S. Quirico, gli antichi bolli per la canapa, i resti di un antico mulino e la fontana solforosa, ora abbandonata, ma antica meta di scampagnate e danze. Da qui si risale per il paese valicando il Bric dla Crus (della croce), suggestivo punto panoramico.

I BOLLI per la CANAPA sono situati nella valle del Rio Molino (a ovest del paese), a pochi passi dai ruderi dell’ex Mulino di Treville e della Fonte Solforosa. Qui, grandi estensioni di equiseti ci dicono quanto umida e fresca sia questa zona. Tra la vegetazione e in mezzo al bosco vicino alla fonte, si intravedono ancora i numerosi “bolli”. Erano fosse circolari scavate nel terreno e utilizzate per la macerazione delle piantine di canapa che qui venivano coltivate. Erano alimentati dalla fonte del Roncheiz.
L’ANTICO MULINO ad acqua di Treville era situato nel fondovalle a ovest del paese e a pochi passi dalla fonte solforosa. I suoi resti si possono ammirare lungo una diramazione artificiale del Rio di Treville. Del mulino rimangono i due sostegni, in mattoni, della ruota. L’edificio, ora completamente smantellato, fu abitato fino agli anni 60.

La FUNTANNA SULFURUSA era rinomata per la piacevolezza del luogo, l’abbondandanza d’acqua ricca di sali di zolfo, abbandonata ora è in fase di ristrutturazione da parte dei nuovi proprietari.

Il BRIC D’LA CRUS è situato sul crinale ad ovest del paese. Prende il nome da una piccola croce di ferro croce posta alla sua sommità. Su questo luogo e sul suo significato non sono stati trovati documenti negli archivi comunali. Dal Bric, posto da cui si domina un vasto territorio, il parroco benediceva i campi e chiedeva protezione per il raccolto. Negli ultimi anni l’amministrazione comunale l’ha ripulito l’area e l’ha adibito a zona pic-nic con panche, tavoli e una fontana in “tufo”.
Si riparte per raggiungere

OZZANO MONFERRATO

paese sito in area collinare lungo la strada che collega Casale Monferrato ad Asti. Il nucleoOZZANO_PANORAMA storico si estende sul versante sud della collina, ai piedi dell’antico castello e della Chiesa parrocchiale di San Salvatore. In area pianeggiante, lungo la statale Casale-Asti è invece il nucleo abitato denominato “Lavello” consistente nell’ampliamento ottocentesco conseguenza dell’industrializzazione legata all’estrazione e alla lavorazione della calce e del cemento. Il borgo antico ha mantenuto caratteristiche storico culturali di notevole pregio tanto da poter essere considerato a ragione come uno dei paesi artisticamente e architettonicamente più ricchi del Monferrato Casalese. Il borgo è caratterizzato anche dalla presenza di ville e abitazioni private di particolare pregio architettonico in molti casi dotate di splendidi parchi pertinenziali.
Da visitare la CHIESA di SAN SALVATORE, parrocchiale di Ozzano, nella parte alta del paese, sotto il castello. Notevole costruzione tardogotica, probabilmente risalente alla prima metà del sec. XV. L’edificio attuale è il risultato dei diversi interventi che nel corso dei secoli hanno apportato elementi decorativi dei vari stili architettonici che si sono succeduti, andando ad alterare la base trecentesca con elementi rinascimentali, barocchi e ottocenteschi. Il Campanile è una pregevole costruzione in laterizio di pianta quadrata alta circa 20 metri distaccato dal corpo della chiesa e scenograficamente addossato a una parete tufacea. Presenta decorazioni di epoca romanica e ha una cella campanaria aperta da quattro grandi monofore. Reca due fregi a dentelli scalari in laterizi, delimitanti una fascia in cui si apre una finestrella con arco a sesto acuto esternamente e a sesto ribassato all’interno. Un campaniletto a vela si eleva posteriormente sulla copertura della navata centrale. Il Sagrato è realizzato parzialmente con pietre di fiume disposte a composizione di motivi geometrici e regala un bel panorama sui tetti dell’abitato e sull’anfiteatro di colline. La facciata a salienti realizzata in cotto e divisa in tre settori da quattro contrafforti terminanti in cinque pinnacoli a sezione ottagonale; sono presenti due monofore laterali e si può ancora notare, dalla disposizione dei mattoni, la finestra tripartita a semicerchio chiusa nel 1904 a seguito della posa dell’organo. Il portale, neoclassico con timpano neoclassico anch’esso in laterizio a vista e portone settecentesco. Il prospetto laterale destro, in cotto è sull’esterno rinforzato da contrafforti in laterizio, seguendone lo sviluppo si arriverà all’abside pentagonale, anch’essa in cotto con contrafforti che ne scandiscono la divisione delle facce. Alla fiancata sinistra sono addossate una cappella (già dei caduti) rivestita in cemento e la sacrestia. L’interno si presenta a pianta rettangolare, con abside pentagonale orientato verso est sporgente dal corpo di fabbrica, l’edificio è suddiviso in tre navate scandite da sei massicci pilastri tondi in laterizi e conci di arenaria ed è coperta da una volta a botte completamente affrescata. Le navate laterali sono invece suddivise in campate e coperte da volte a crociera con caratteristici costoloni. Gli archi che collegano i pilastri sono del tipo a tutto sesto, mentre l’arco di trionfo ha una leggera curvatura “gotica”, nelle navate laterali sono inoltre presenti mezzi pilastri addossati alla muratura che trovano il loro corrispondente esterno nella serie di contrafforti del lato sud. La visita all’interno si inizia dalla navata laterale destra dove sul muro perimetrale della prima campata si potranno ammirare dei pregevoli affreschi di fine Quattrocento, rappresentanti da destra verso sinistra: San Martino di Tours, una Madonna in trono con Bambino, il Martirio di Sant’Agata e una santa non identificata. La pittura è prettamente rinascimentale nella tipologia degli abiti ma trae ancora echi dalla passata epoca gotica, basti osservare la flessuosità delle braccia e delle mani rappresentate, il senso di pace che trasmette il volto di S.Agata e la dolcezza dell’abbraccio tra la vergine ed il bambino. La seconda campata presenta una porzione di affresco dove viene raffigurato San Giovanni Battista che regge tra le braccia l’agnello simbolo del Cristo, alla sua destra la figura di un frate Francescano con in mano un libro chiuso e alla sinistra San Francesco regge un libro aperto. L’immagine si presenta mutilata nelle sue parti superiore e inferiore dall’avvenuta apertura della sovrastante monofora. Sempre nella stessa campata si notino gli affreschi della volta a crociera rappresentanti il tetramorfo su fondo rosso: un leone (S. Marco), un bue (S. Luca), una figura di angelo (S. Matteo) e un’aquila (S. Giovanni). Giungiamo così al termine della navata dove, dopo due scalini, al di là della balaustra in marmo è la cappella barocca della Vergine del Rosario: in una nicchia è la statua settecentesca della Vergine, le pareti e le volte sono decorate a stucchi bianchi e azzurri, sulla volta quattro angeli sostituiscono i costoloni fondendo nello stesso elemento la funzione decorativa con la struttura architettonica. A centro della Volta la colomba simbolo dello Spirito Santo e alla parete una vetrata che tratta il tema del Sacro Cuore di Gesù. Si giunge ora nell’abside pentagonale dove si potrà ammirare la splendida struttura architettonica con le nervature a costoloni che la caratterizzano, l’unica finestra presente è una monofora con vetrata rappresentante il Pellicano. Nell’abside è anche un coro ligneo settecentesco. Sopra, sull’arco di Trionfo c’è un crocifisso ligneo laccato di scuola altoatesina e sotto l’altare in marmo bianco di Carrara dove sono rappresentate le figure a tutto tondo dei dodici apostoli ai lati del Santissimo Sacramento. Passando alla cappella che chiude la navata sinistra, sopra il paliotto in stucco policromo vi è un interessante pala di scuola Moncalvesca. Si giunge così alla parete di maggior pregio artistico, proprio sopra la porta che dà accesso alla sacrestia: le rappresentazioni della Lunetta dell’Annunciazione e il trittico raffigurante i Santi Rocco, Sebastiano. Il trittico sottostante vede, inserite in un arco rinascimentale, le figure di tre santi, San Rocco a sinistra dell’osservatore, San Sebastiano al centro e una figura ormai illeggibile che tuttavia per la presenza di tracce di pittura che raffigurano un Bordone (caratteristico bastone del pellegrino) si potrebbe identificare con San Cristoforo protettore dei pellegrini, sulla destra. La tipologia degli affreschi ci permette di individuare la presenza della scuola dello Spanzotti. Proseguendo ora per la navata sinistra in direzione dell’uscita, si noteranno nelle nicchie le statue di San Giovanni Battista dell’Addolorata nonché un pregevole Cristo morto di recente restauro. Ritornati all’ingresso possiamo ora concentrare la nostra attenzione sulla navata centrale e più precisamente sulla volta completamente affrescata. Gli affreschi della volta sono sicuramente molto rilevanti dal punto di vista quantitativo ma non si deve dimenticare anche il rilevante aspetto qualitativo. L’immagine Centrale è quella di una Vergine in abito rosso, circondata da Angeli e da nuvole, attorno sono decorazioni pittoriche ornamentali e scene di carattere mitologico o leggendario. Sull’arco di trionfo troneggia l’immagine di Dio mentre sopra i pilastri, a reggere le sorti della Chiesa le figure di sei profeti. Prima di uscire e ultimare così la visita si osservi anche l’organo a canne “ Gandini “ di Varese datato 1904. La sacrestia è un corpo aggiunto a ridosso del fianco sinistro della chiesa, avvolgente in parte anche l’abside; come risulta da un’iscrizione, fu completata nel 1578 da Michele Moratto di Novi; contiene bei mobili intagliati. Sono custoditi due reliquiari settecenteschi dei Ss. Cosma e Damiano.
OZZANO_PANORAMA CON LA NEVEPassiamo ora alla CHIESA di SANTA MARIA ASSUNTA, situata appena fuori dal nucleo storico al termine di Via Santa Maria, presso il trivio Ozzano-Treville-Rosignano. Fu realizzata con funzioni di oratorio estivo dalla Compagnia dei Disciplinanti. La struttura attuale risale al XVIII secolo. Il campanile barocco, situato posteriormente sul lato destro, non è in asse con l’edificio attuale. All’esterno, sul fianco sinistro, è murato un bel capitello trecentesco medievale a crochet probabile elemento decorativo di una precedente struttura. L’interno a navata unica, come caratteristica delle chiese delle confraternite, presenta volta a botte con al centro la colomba simbolo dello Spirito Santo, abside semicircolare e unico altare. Nella chiesa sono custodite interessanti pale perlopiù seicentesche. Nell’abside contornata da un’elaborata architettura decorativa è la pala dell’Assunta, di buona fattura (sec. XVIII). L’opera rappresenta Maria Assunta che si leva dalla tomba terrena piena di fiori e va con le braccia protese verso il cielo a incontrare il figlio che la incoronerà. Alla parete destra sono invece la Madonna con S. Antonio Abate (invocato contro il fuoco di Sant’Antonio) e Sant’Agata (invocata contro il fuoco), tela di fine XIX secolo. Procedendo verso l’altare si incontra l’estasi di S. Antonio da Padova e poi una Madonna coi Ss. Pietro Martire e San Francesco d’Assisi (sec. XVII). Alla parete sinistra sono: La messa di San Gregorio Magno con la particolarità rappresentata della raffigurazione dell’anima dell’imperatore Traiano tratta in salvo dall’inferno. Ultima tela è la rappresentazione dell’Immacolata Concezione (sec. XVII) che contornata dai simboli tipici, calpesta la bestia dalle sette teste (apocalisse). A sinistra dell’altare una pregevole statua barocca, in legno della Madonna Assunta, con piedistallo per il trasporto processionale. Nella chiesa è conservata una lettera del vescovo di Casale Benedetto Erba, datata 20/7/1576, in cui si confermano privilegi alla confraternita dei Disciplinanti.
Nel parco del castello possiamo ammirare la CHIESETTA di SAN GIOVANNI BATTISTA: l’attuale edificio è una cappella in stile neogotico con mattone a faccia vista che venne costruita nel 1878. In facciata è murata una formella circolare con un biondo S. Giovanni Battista e sullo sfondo il castello di Ozzano e lo stemma araldico con il biscione Visconteo. Affreschi interni di Giovanni Giorcelli.
Il CASTELLO: il più antico documento disponibile è datato 1224 ed è una carta di mutuo del marchese Guglielmo VI di Monferrato a favore dell’imperatore Federico II. L’edificio che ci appare, a opera dei signori Gattinara-Lignana, ha nel ‘500 perso le sue caratteristiche difensive medioevali e ha assunto i connotati della residenza civile di rango elevato che però come comprovano gli alti muraglioni può ancora sviluppare una forza difensiva non trascurabile. All’interno si conservano ancora soffitti a cassettoni. Il tratto murario visibile in prossimità del cancello di accesso è quello più antico e risale al XV secolo, si tratta di una porzione di parete terminante con tre merli bifidi (a coda di rondine) e sulla quale si aprono delle finestrelle a doppia ghiera. Il lato ovest (su via Rocca) fa intravedere la cappella gentilizia.

Percorrendo il suggestivo giro delle mura si arriva al sagrato della parrocchiale dove prospettano gli splendidi GIARDINI PENSILI, ampliamento ottocentesco che in una parete tufacea ha inglobato la torre campanaria. Il castello è oggi proprietà della famiglia Visconti ed è chiuso al pubblico, in occasione di alcune manifestazioni però viene reso accessibile il parco con i suoi giardini all’italiana, i giardini pensili e il pluricentenario cedro del Libano.

Su Piazza Vittorio Veneto sorge il PALAZZO COMUNALE, di semplice fattura con struttura di base risalente al XV secolo ampiamente modificata a partire dal XVII secolo. Sulla facciata due lapidi ricordano il 4 novembre e i caduti ozzanesi.

Su Piazza San Giovanni si affaccia CASA BONARIA – SIMONETTI, raro esempio di architettura civile abitativa, risalente al XV secolo. Si tratta dell’edificio privato più antico del paese, con finestre ad arco acuto gotico. La pianta è rettangolare. Il fabbricato si sviluppa su due piani: il piano terra costruito con blocchi di tufo locale, dove si notano due archi chiusi che lasciano supporre la presenza di un locale commerciale medioevale e il piano primo realizzato in mattoni a vista. Il solaio è in legno con pavimento in cotto, molto particolare è l’altana in legno, ad angolo, sorretta da grandi travi in rovere e sporgente dal muro perimetrale.
Sulla Piazza prospetta anche l’edificio di origine seicentesca, anticamente sede della municipalità dove si fa notare il loggiato a tre arcate visibile da Via Trento. Sulla facciata dell’edificio che divide Via Sosso da Via IV Novembre è una stampa raffigurante il Santo patrono Giovanni Battista. L’originale, reinterpretazione dall’analoga opera di Tiziano conservata alla galleria dell’Accademia di Venezia è visibile in Municipio ed è stato eseguito dal pittore Gianfranco Bonaria.

Due passi sono consigliati anche nelle VIE BATTISTI e ROCCA, pregevoli per gli scorci medioevali che offrono. Salendo dalla Casa Bonaria-Simonetti, lungo la Via Battisti, si va verso la parte alta del centro storico, prima dell’inizio della lunga scalinata, sulla sinistra è uno slargo, tipico esempio di architettura rurale residenziale, con basse case costruite a semicerchio intorno al cortile comune e al pozzo per l’approvvigionamento idrico. Sopra l’alto muro è il parco di villa Braccio (accesso a metà scalinata) mentre salendo ancora, a destra della scalinata la facciata dell’ex oratorio in laterizio a faccia vista. Giunti alla cima della scalinata, la strada prosegue sterrata sotto le mura del castello cambiando denominazione e divenendo “Via Rocca”.
Percorrendo Via Rocca si hanno delle belle visuali sul castello e sul suo parco. Sulla sinistra della via Rocca s’incontra anche l’imbocco del piccolo sentiero denominato “Vicolo dei Battuti” che collega la “Rocca” alla ex Via delle fucine. Il Vicolo dei Battuti è legato all’oratorio invernale, oramai andato perduto, della Compagnia dei Disciplinanti.
In via Giovanni Bianco si possono notare nel primo tratto della discesa tracce delle antiche mura, realizzate in laterizio e di una delle due torri a guardia dell’accesso al borgo. A ben guardare infatti un pregevole edificio in laterizio a faccia vista, caratterizzato da un bel loggiato con archi a tutto sesto su colonne (XVI secolo) utilizza come base un tratto della vecchia cinta muraria dove sono ancora visibili le decorazione a scaletta dei mattoni. Subito dopo l’edificio è la torre di cortina a base quadrata. Particolarità del borgo sono le molte abitazioni e ville di pregio architettonico perlopiù dotate anche di notevoli parchi, esse risalgono all’Ottocento e denunciano la funzione residenziale di rango che all’epoca aveva evidentemente il paese. In Via IV Novembre è l’ottocentesca CASA BARBANO con splendidi giardini aperti e visitabili in occasioni di varie manifestazioni, subito dopo è il PALAZZO SQUASSI, quasi un palazzo di città in un contesto di piccolo centro, presenta un grande scalone con volta affrescata. Con accesso da Via Battisti è, immersa nel suo parco, la ottocentesca VILLA BRACCIO e poi in Via Sosso, con ampio parco e bei giardini pertinenziali è la CASA MASSA ex Calleri dove è anche una struttura ricettiva. Infine in via Santa Maria, purtroppo in condizioni di forte degrado, vi è una villa Liberty con parco annesso.

La CHIESA di SAN GIUSEPPE fu realizzata sul finire del XIX secolo grazie a due lasciti in denaro dei fratelli Pietro e Giovanni Sosso, pionieri dell’industria cementizia, vincolati alla realizzazione di una Chiesa nel quartiere “Lavello”. I lavori iniziarono nel 1910 e il 13 ottobre 1912 la chiesa così come ci appare oggi venne consacrata. La facciata a salienti, mattoni a vista, con cinque pinnacoli. Risulta incompiuta nei tre rosoni e nei due portali laterali mai realizzati. L’edificio è in stile neogotico, a pianta a croce greca, si presenta con tre navate divise da sei colonne a fascio con capitelli di foggia bizantina. L’abside semicircolare di chiusura della navata centrale è costruita in pietra da cantone e doveva essere provvisoria in quanto si prevedeva di procedere con la realizzazione del progetto. All’interno troviamo un’interessante Via Crucis in olografia da originale di Luigi Morgari datata 1917. Dietro l’altare è un elegante trittico in terracotta di Giovanni Bonardi (2004). Le navate laterali sono chiuse da altari in cemento su cui sono poste statue di San Giuseppe e della Madonna. Interessanti due tele in controfacciata in corrispondenza dei mai aperti altari laterali, l’una in bella cornice lignea, è di Luigi Morgari e rappresenta la Trinità con i Santi Pietro e Giovanni, L’altra, ben più antica e interessante rappresenta la Trinità nel registro superiore, la famiglia del Battista che va a trovare quella di Gesù nel registro mediano e santi nel registro inferiore. Ha belle acquasantiere di marmo rosso e pregevoli porte lavorate

In località Cinaglio troviamo la CHIESA di SS. COSMA e DAMIANO, già citata nel 1143. Si presenta con pareti esterne in mattoni a vista con inserimenti di pietra da cantoni, su cui si vedono vari graffiti. Facciata a capanna con campaniletto a vela. L’interno prende luce solo da due finestre aperte in facciata; vi sono resti di colonne e capitelli; una grande coi Ss. Cosma e Damiano in venerazione della Vergine (inizio sec. XVII), ricorda i modi di Giorgio Alberini. Da ammirare il panorama.
Concludiamo il nostro GiroVagare a

SAN GIORGIO MONFERRATO

il cui abitato si concentra attorno al castello che da una piccola altura domina la strada di collegamento Asti-Casale.
Iniziamo la visita dalla CHIESA di SAN GIORGIO, la parrocchiale, sita nella parte alta del paese, appena a sud del castello. Costruita in un periodo che va dal 1777 al 1822 anno della sua consacrazione. Il piccolo tempio, dalla forma geometrica imperfetta, fungeva probabilmente da parrocchiale fin dal medioevo e aveva l’entrata rivolta a ponente. La costruzione dell’edificio provocò così una vera e propria rivoluzione urbanistica del paese senza precedenti; si abbatterono, oltre alla vecchia chiesa, anche numerose abitazioni adiacenti e alcune piccole cappelle dislocate nel concentrico, in modo da riutilizzare tutto il materiale di recupero nella nuova costruzione. Il progetto per la costruzione della chiesa fu affidato al padre gesuita Giovanni Battista Colombera di Alessandria. Nella facciata, in parte intonacata e in parte con mattoni a vista, spiccano quattro lesene che le danno un aspetto semplice e solenne. L’interno della chiesa a navata unica è a croce greca, delimitato da otto colonne ornate alla sommità da capitelli corinzi dorati e abside semicircolare. Al di sopra di questi, si trovano raffigurati i 4 Evangelisti, opera di fine ‘800 del pittore Pugno. Sulla volta della cupola un manufatto ligneo rappresenta la Divina Provvidenza. La luce entra nel tempio attraverso sei grandi vetrate ricostruite negli anni ’50 del novecento in stile liberty: quella centrale ritrae S. Vittore, le altre raffigurano vari santi. Nei due altari laterali si trovano rispettivamente in quello destro la statua della Madonna Addolorata, mentre in quello sinistro un grande Crocefisso ligneo. L’ampio presbiterio è sopraelevato di due gradini e delimitato da una balaustrata marmorea, priva di cancelletto; sui lati del presbiterio sono poste due tele di scuola moncalvesca raffiguranti la Madonna del Rosario e la Resurrezione di Cristo. Prima della balaustra, di fronte al pulpito, c’è una grande tela con S. Giorgio, la principessa Selene e il drago. Altre tele:Le stigmate di S. Francesco, Santi in venerazione della Vergine, S. Agostino, Santo frate pellegrino con doppia bisaccia. È presente un coro ligneo. Le due cappelle laterali dalle alte colonne binate sono chiuse da cancellate di ferro; nella cappella di destra in una nicchia è collocata la statua di legno policromo della Madonna del Rosario col Bambino; nella stessa cappella sono murate lapidi funerarie che ricordano i conti Giuseppe, Clara, Alessandro, Camillo Cavalli (1827-28). Nella cappella di sinistra è sistemata la statua del Sacro Cuore di Gesù. Due acquasantiere di marmo bianco sono poste ai lati dell’entrata. L’organo posto sopra l’ingresso è stato realizzato nel 1858 dalla ditta “Vittino”. A lato della chiesa, nel locale utilizzato un tempo dalle Compagnie e Confraternite, si trova la cappella dedicata alla vergine di Lourdes, con la ricostruzione della grotta realizzata negli anni trenta del secolo scorso: vi sono statue della Madonna e di Bernadette di terracotta dipinta e una ceramica sull’altare firmata V. Cerrato (1950). Il campanile, adiacente all’entrata secondaria, è la parte più antica attualmente esistente, eretto accanto alla precedente chiesa. Si può notare che non si trova in posizione parallela alla chiesa, ma essendo una costruzione precedente al 1777 è stato inglobato all’attuale fabbricato, e poi rialzato nel 1818 col materiale ottenuto dalla demolizione delle chiese di S. Anna e della Concezione; è costituito da cinque alzate, la cui base risale agli inizi del sec. XVIII. La cella campanaria ha due campane grandi e due piccole. La sacrestia è collocata alla sinistra della chiesa; vi sono custoditi quadri rappresentanti Cristo alla colonna, il Primato di Pietro, S. Domenico con un martire; statue di S. Giorgio, Gesù Bambino e una Madonnadorata; vari reliquiari tra cui una stauroteca e le statuette dorate di S. Giorgio e S. Vittore, in foggia di cavalieri con elmo crestato.
Passiamo quindi a vedere il CASTELLO, importante nel medio evo per la sua posizione diSAN GIORGIO MONF_IL CASTELLO sentinella sul Po. Attualmente il castello è di proprietà degli eredi dell’antiquario Orlando Crotti, che negli anni settanta aveva sistemato nel maniero sale d’esposizione. Il maniero fu inoltre sede del Tribunale dell’Inquisizione.

A est del paese c’è la BEATA VERGINE ad NIVES (CHIESA del BRICCO), unita al cimitero. Fu eretta nel 1760 dal marchese Antonino Felice Gozzani sui ruderi di una chiesa dedicata a S. Grato. Il portone di legno è affiancato da due piccole finestre “di devozione” munite di inferriate, sotto cui vi sono sedili di pietra. Grande altare marmoreo. Nella parete di fondo, in una nicchia, è posta la statua della Madonna della Neve di recente esecuzione, che sostituisce la statua settecentesca rubata nel 1975, di cui non è rimasta alcuna immagine. Sulle pareti laterali sono murate tre lapidi in ricordo di sacerdoti di San Giorgio vissuti nel sec. XVIII. Al centro del pavimento vi sono due lastre che chiudono l’ossario comunale.

La CHIESA di SAN ROCCO è situata sulla strada collinare per Casale. Graziosa facciata limitata da due lesene angolari sorreggenti la trabeazione e il timpano arcuato, su cui si innalzano tre pinnacoli. Sopra la porta d’ingresso c’è un dipinto con l’immagine di S. Rocco (Giovanna Defrancisci, 1995). All’interno, alla sinistra dell’altare, è posta una statua di S. Rocco.

Da vedere la CHIESA di SAN GIOVANNI, bella cappelletta settecentesca del castello, costruita sul cortile pensile rivolto verso ovest (si raggiunge dal terzo piano del castello). Rettangolare all’esterno e circolare all’interno, con stucchi dorati alle porte, ai coretti e nella cupola, di frizzante vena rocaille, forse opera giovanile di Giovanni Battista Ferroggio (ca. 1750-60; attribuzione su base stilistica). Le pareti interne, un tempo affrescate, sono ora bianche. L’arredo consiste semplicemente di un piccolo altare di marmo bianco e pochi antichi banchi di legno.
Attigua alla cascina San Pietro troviamo la CAPPELLA SAN PIETRO. Alla parete centrale è appeso un quadro raffigurante S. Pietro; nella parete sinistra c’è una nicchia contenente la statua del Sacro Cuore .
Vi sono altre due cappelle: la prima presso la cascina Parona, è dedicata alla MADONNA di CREA (S. Eugenio); la seconda presso la cascina Biliona, è intitolata a SANT’ANTONIO (pavimento in antico cotto piemontese; alla destra dell’altare c’è una piccola statua di S. Rocco, al centro il Sacro Cuore, a sinistra la Madonna di Pompei ). Infine la GROTTA DI LOURDES, presso la cascina Ganora, ai confini tra S. Giorgio e Casale; costruzione del 1958, eretta in ricordo della guarigione di Evasio Ganora (1950).

COSA GUSTARE

Da non dimenticare di assaggiare i salumi cotti e crudi tipici del Monferrato come gli artigianali “di Pessina” a Terrugia e la “muletta” a Sala Monferrato, prodotti con suini allevati sul territorio.
Questo territorio è particolarmente vocato alla produzione vitivinicola con eccellenti vini doc: Barbera, Grignolino, Cortese, Freisa e Malvasia.
A Ozzano Monferrato, nel periodo pasquale, si può gustare il “biciulant”, dolce di pasta frolla benedetto il giovedì di Pasqua.
Invece da non perdere la Torta di Zucca di San Giorgio Monferrato.

1530, L’INQUISIZIONE NEL CASTELLO (www.prolocosangiorgio.it)

Quando Anna d’Alençon affidò a Giovanni Antonio Pico Commissario Generale “super sanitatem” (carica che corrisponde all’attuale Responsabile del Servizio Igiene e Sanita’ Pubblica) la presidenza dell’Ufficio di Sanità, organo responsabile di tutte le misure profilattiche e d’ordine pubblico imposte dall’epidemia di peste nel 1530, Casale e il suo circondario viveva già da un decennio sotto l’incubo della malattia.
Nel maggio di quell’anno, infatti, vennero denunciate e arrestate alcune persone sotto l’accusa di essere “untori”. (…)La Marchesa non affidò al Tribunale d’Inquisizione l’esame degli arrestati, secondo la logica del tempo, ma con idee d’avanguardia sottopose gli eventuali colpevoli ad una Commissione di tecnici , appunto l’Ufficio di Sanità presieduto dal Pico e composto da due membri eletti dal Comune e da quattro eletti dal consiglio marchionale.
Durante il processo, conclusosi in pochi giorni con sei condanne a morte, gli inquisiti avevano rivelato sotto tortura i nomi di altri colpevoli, subito imprigionati in attesa di un secondo processo che si svolse in parte a Casale e in parte nel Castello di San Giorgio.
Il Tribunale d’Inquisizione si riunì il 17 giugno del 1530 nel Castello di San Giorgio per giudicare una quarantina di persone accusate di aver sparso il contagio.
Fra di esse, (…), ebbe spicco una figura femminile di San Giorgio, Valentina Fraccio, che durante l’interrogatorio confessò spontaneamente di avere nell’agosto precedente disseppellito con cinque complici il cadavere di un appestato per reciderne un bubbone ed estrarne la materia infetta, poi mescolata con olio e trementina. L’intruglio, cotto fino ad ottenere un unguento, servi’ a spargere la peste a San Giorgio.
La Valentina non era nuova a queste imprese. Alcune settimane avanti, con due complici passò la notte ad ungere il convento di San Domenico e le porte di case abitate da gente benestante.
Un altro fra i maggiori indiziati e compaesano della Valentina risultò essere certo Frascoto che, messo alle strette ma senza ricorrere alla tortura, dichiarò di nascondere in casa polveri e unguenti da usare contro debitori insolventi o per vendicare torti ricevuti e confermò che almeno sei persone erano approdate a questa pratica per reazione ai torti subiti.
Dalla deposizione del Frascoto affiorò così un mondo sommerso di violenze, di vecchie ruggini e di rancori rimuginati per anni ed esplosi in un mostruoso senso della giustizia.
La macchina della tortura riuscì a strappare negli interrogatori confessioni delittuose, complicità, delazioni e mise in luce personaggi della razza di tal Giacobino che pose un “bollettino” pestifero sopra una pietra sulla quale certi suoi vicini erano soliti sedersi, per farli morire e lucrarne il denaro.
Sempre sotto tortura (…) Giovanni Milanese, compagno della Valentina, confessò nomi di fabbricanti e spacciatori di polveri e unguenti. Lo stesso Milanese adottò alcune precauzioni nel diffondere la peste e cioè una capsula d’arsenico sul petto e colchico aromatico in bocca, due antidoti efficaci per evitare il contagio.
Dall’interrogatorio del Milanese emerse un particolare curioso: nelle faccende delle unzioni le donne furono più accanite degli uomini.
Così vennero alla ribalta la Morona, l’Agnesina, la Cavallina, l’Anastasia, la Beatricina che da anni confezionavano pozioni malefiche e che furono accomunate da un odio e da una ingegnosità che fa meditare.
Dalla deposizione di Giacomo Bertoloto, uno degli ufficiali della sanità, emersero altre complicità e nell’intreccio delle connivenze fecero la loro comparsa vari deputati della sanità, monatti, addetti alla disinfezione e alla costruzione delle capanne per i malati, lavandaie del lazzaretto, tutta una fauna minuta che prosperava sulla peste.
Il processo si protrasse per oltre un mese e si chiuse con la condanna a morte di trenta persone colpevoli di aver perpetrato crimini per ben sette anni, dal 1522 al 1529: un primato, (…), mai più eguagliato nella storia delle unzioni in Italia.

 

Principali fonti:
Siti istituzionali dei singoli Comuni
http://www.alessandriaturismopiemonte.it/ (Provincia di Alessandria)
wikipedia
eventuali siti dei singoli monumenti
www.artestoria.net