Baleta (e tréi!) [Ars Eloquendi Goliardiae]

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1970--pontifexdi Antonio Silvani.

Andùma anòn con la storia Goliardica di Baleta, vista attraverso gli occhi, il cuore e, di conseguenza, i disegni di Gino.

Ecco un’opera storica e stranota in quel di Alessandria (vedi foto n. “1“ di questa puntata): piazzetta della Lega Lombarda, una volta il salotto di Alessandria, in un momento di massimo affollamento di qualche lustro fa.

Tra tutta la gente non potevano mancare i Goliardi (evidenziati dal cerchio e dalla freccia), che stano chiacchierando proprio all’altezza del vicolo di Baleta.

Per gli Alessandrini con qualche capello bianco notiamo tre insegne di negozi:

1)-anni-'70-baleta-(2)– l’agenzia viaggi Gallusi che si è trasferita in via Dante;

– il negozio di orologi Omega di cui si sono perse le tracce (era famoso il ritornello: «Dove ci vediamo stasera?» «In piazzetta della Lega, davanti a Omega per farci una…»);

– la libreria Boffi, chiusa ormai da anni;

– al primo piano della casa di destra per una vita campeggiava l’insegna del dentista, Dott. Mincione, che, pensiamo, abbia cavato denti a mezza Alessandria, noi compresi, quando eravamo ancora dei fantolini.

Tutti gli anni Baleta organizzava una favolosa caccia al tesoro che richiamava un fottio di concorrenti, obbligati alle prove più pazze o a reperire e poi portare l’impossibile… tutti gli anni i concorrenti dovevano portare la firma della Sig.na Guazzotti, una vendeuse d’amour molto (ma molto) avanti negli anni, che riceveva nel suo budoir di via Machiavelli.

2)-caccia-al-tesoroQuesta etera che, vista l’età non poteva certamente vantare un andirivieni di clienti a tutte le ore (e quei pochi erano solo vecchi bavosi), durante la giornata della caccia al tesoro di Baleta era ricercatissima da un numero imprecisato ed ogni ano sempre crescente di bei giovanotti. Peccato che le richieste di questa balda gioventù fosse sempre, solo ed esclusivamente legata ad un lavoro scritto… fosse stato almeno orale…

Ecco il manifesto di una di queste cacce al tesoro (vedi foto n. “2“) ove Gino ha inserito due partecipanti, di cui uno ha in testa il Berrectaculum.

In altre due foto Gino descrive due scene di vita quotidiana in quel di Baleta:

– una sala affollata di avventori (pensiamo fosse il bar, vista la bottiglia) (foto n. “3“) tra cui spiccano tre Goliardi;

3)-baleta-con-goliardi– la fascia oraria dalle 13,30 alle 15 in cui gli avventori sono pochissimi e la sala carte e scacchi è ancora chiusa. In questo oraro si svolge quello che Gino chiama il “teatrino delle parole“ (foto n. “4“), è permesso cioè fare un moderato casino, parlare a voce più elevata (i “baletiani doc“, gli aficionados, cioè, del bar possono fare casino come e quando vogliono!) E, guarda che combinazione… combinata, i due casinari sono Goliardi!

4)-baleta-3Un’altra manifestazione che Baleta organizzava almeno una volta all’ano era il “Teatrino“ in cui gli avventori del bar si trasformavano in registi, attori, cantanti, fantasisti e chi più ne ha più ne metta. Per molto tempo il “Teatrino di Baleta“ potè vantare solo interpreti  di sesso maschile anche per le parti femminili, ma poi come è crollata la già citata Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi di Genova (in attività esclusivamente Goliardica dal 1914) così fece Baleta e le donne invasero (cum grano salis) il palcoscenico.

La foto n. “5“ presenta due manifesti relativi al teatrino di due ani diversi.

5-teatrinoVisto che fino ad ora abbiamo parlato di bar ecco un simpatico quanto innocente scherzo che ha come vittime bar, ristoranti, pizzerie, osterie, tavole calde ed affini, nato a Pavia ed esportato (dato che noi eravamo tra gli ideatori ed esecutori) anche in Alessandria. Baleta non fu mai vittima di questo scherzo… sarebbe stato come dare fuoco a casa nostra, ma altri esercizi caddero… eravamo tentati di coinvolgere anche il ristorante di mia madre (occhio, gente, mio nonno era Mario della Bell’Idea!), ma sapendo che ci avrebbe tagliato i viveri unitamente a distretti anatomici a noi molto cari, preferimmo soprassedere!

Dente per dente

Uno dei Capi Ordine è morto, colpito da una Laurea in Medicina e Chirurgia ma è immediatamente resuscitato grazie all’iscrizione alla specialità di Odontostomatologia (che culo, sempre nello stesso Ateneo).

Purtroppo per lui, il genitore ha chiuso i cordoni della borsa, per cui, per mantenersi, è costretto ad attaccarsi al remo come tanti altri milioni di sfigati.

Ma anche in questo caso la Sacra Triade gli è stata benevola e gli ha fatto trovare un incarico di anatomia presso un istituto per odontotecnici a poche decine di chilometri di distanza, a Milano.

Indubbiamente è duro conciliare insegnamento e specialità, lavoro e studio, però una persona intelligente ce la fa e trova anche il tempo per servire Santa Madre Goliardia.

Una sera il futuro cavadenti arriva nel bar, ove solitamente si ritrovano i Goliardi, con una strana luce negli occhi; si siede al tavolo con i Confratelli, e dopo aver sorseggiato una grappa, mostra un sacchetto pieno di denti finti, ponti e pezzi di protesi dentarie, frutto delle ore che i suoi studenti passano nei laboratori dell’istituto ove insegna.

Bisogna assolutamente non sprecare questo tesoro e trovarne la giusta localizzazione.

L’idea arriva quasi subito e quella stessa sera…

…un gruppo di Goliardi, tutti in tiro in giacca, camicia e cravatta ed accompagnati da qualche fanciulla complice, entra in un localino molto in, un’elegante tavernetta in cui si può anche ballare, per lo più frequentata da distinte coppiette e tranquille compagnie.

Quando la gente va a ballare lascia incustoditi i bicchieri semipieni, per cui è un gioco da ragazzi, alzarsi teneramente abbracciati ad una ragazza, fingendo di andare a ballare e, passando davanti ad un tavolino, lasciar cadere con nonchalance un pezzo di protesi in un bicchiere.

Il risultato? Dopo qualche ballo le vittime tornano al tavolo e, un sorso dopo l’altro, arrivando al fondo del bicchiere, sentono qualcosa che urta le labbra, guardano e, se va bene, se la cavano con una profonda sensazione di schifo o con qualche conato secco, se va meno bene, vomitano sul posto.

Più volte questa scena si ripete in altri analoghi locali, però mai nei bar e ristoranti. Ed ecco il perché.

Un gruppo di studenti sta mangiando di gusto in un’osteria o se la ride intorno al tavolo di un bar; ad un certo punto si ode un’esclamazione di disgusto ed una voce irata urla:

– Cameriere!

– Dica, signore.

– Che cos’è questo sconcio? – domanda con faccia schifata uno del gruppo, indicando un dente o un ponte in mezzo al cibo o in fondo al bicchiere,  –  roba da chiamare l’ufficio d’igiene!

Le scuse dei gestori sono sempre le stesse: “sarà uno scherzo”, “è inspiegabile”, “mai successa una cosa del genere” e quando, sempre più indignati, gli studenti si alzano chiedendo il conto, la risposta è scontata:

– Per carità, ragazzi, non se ne parla neanche, dopo quello che vi è capitato!

Quante mangiate e bevute gratis grazie al lavoro dei futuri odontotecnici!