Tempo fa, su La Stampa è apparso un articolo nel quale si informa che presto verrà adottato un nuovo sistema per leggere le impronte digitali e cioè non su figura piatta, bensì tridimensionale, fornendo così maggiori margini di sicurezza all’identificazione. Questa notizia mi ha riportato alla mente una curiosità, che ci riguarda da vicino, e che avevo accantonato in attesa di approfondire, per poi pubblicarla. Ma i miei cassetti traboccano di alessandrinità, per cui era finita nel mucchio, senza ricordarmi l’indagine che mi ero ripromesso. L’occasione presentatami, non mi fornisce più alibi e, anche senza la ricerca di ulteriori informazioni, mi è doverosa la pubblicazione per l’attualità del tema.
La biometria, una disciplina a metà strada tra la scienza pura e la tecnologia applicata, trova spunto dallo studio delle impronte digitali ai fini del riconoscimento delle persone. L’impronta di un dito comprende fino a 100 linee (dette minutiae) che hanno la caratteristica di essere assolutamente uniche e che i tecnici chiamano “dermatoglifo”, ovvero la firma della pelle. Neppure due gemelli omozigoti (cioè identici tra loro) hanno impronte digitali uguali. Inoltre le impronte rimangono invariate tutta la vita. È altresì vero che bastano anche una dozzina di minutiae per riconoscere senza ombra di dubbio il dermatoglifo di una persona, ma lo stampo che le dita lasciano su ogni superficie liscia, non porosa ed abbastanza rigida (più difficilmente aiutano quelle su altro materiale difforme) per poter esser utilizzato con certezza deve essere impresso in modo sufficientemente nitido e raccolto in modo corretto.
Le difficoltà, come si può constatare, sono dunque molteplici. Ad ovviare quasi totalmente alle difficoltà ci pensò, nel lontano 1907, udite, udite, il castellazzese Giovanni Gasti, che allora era un esperto della Scuola italiana di polizia scientifica, fondata nel 1902. Egli riprese il metodo “ungherese” per il riconoscimento delle impronte digitali e lo perfezionò in modo da renderlo uno strumento affidabile per le investigazioni ed inattaccabile in tribunale, tant’è che il metodo Gasti è quello tutt’ora usato dalle principali polizie di tutto il mondo!
Ma come si identifica un’impronta? Mediante un sistema di classificazione che è appunto quello raffinato dal nostro concittadino. Poiché i disegni delle creste e dei solchi seguono dei tipi e dei sottotipi Gasti li classificò in tre sistemi di linee: basali (parallele alla piegatura del dito), marginali (che entrano e fuoriescono dai lati del polpastrello) e centrali (al centro dello stesso). Su questa base sono stati identificati quattro tipi principali di impronte: adelta, monodelta, bidelta e composta. Troppo lungo e difficile dettagliare ulteriormente questo sistema complesso di tecnica investigativa; oggi poi il computer ha accelerato i tempi e semplificato la lettura, tuttavia senza il metodo Gasti, non si sarebbe potuto arrivare a questi traguardi.
Ma le sorprese per quanto riguarda il nostro personaggio non sono finite. Nel settembre del 1916, infatti, costituito presso la direzione generale della P.S., fu affidato a Giovanni Gasti – all’epoca vice questore di recente nomina – un ufficio centrale di investigazione, che riuscì, con riconosciuta abilità, a gestire nel difficile periodo della guerra, quello che può essere considerato il primo apparato di polizia politica impostato su criteri moderni e a livello centrale, anche con funzioni di controspionaggio.
Per sottolinearne il notevole profilo, basterà rammentare il suo famoso rapporto su Mussolini ed i fasci di combattimento (giugno 1919), che lo storico Renzo De Felice definisce “nel suo genere un modello, sia per l’equilibrio, niente affatto formale e burocratico, delle parti che lo compongono, sia, infine, per i suggerimenti in esso contenuti…”.
Di fatto, la centralità della struttura del Gasti, la sua dipendenza diretta dal direttore generale della P.S., la competenza a livello nazionale, l’agilità di azione e la disponibilità di una discreta rete di informatori, ne fanno un primo concreto tentativo di impostare su basi professionali e strategiche l’attività di polizia politica.
Forse per l’obiettività e la correttezza del suo rapporto su Mussolini, il Duce, nella prima seduta del governo lo nominò prefetto di Pavia e indi lo chiamò a Roma a disposizione del Ministero degli Interni.
La classificazione Gasti (nella foto):
1 – adelta
2 – monodelta radiale
3 – monodelta ulnare (10–)
4 – monodelta ulnare (11-15)
5 – monodelta ulnare (15+)
6 – bidelta (3+ up)
7 – bidelta (2- up)
8 – bidelta (3+ down)
9 – composta