I ruderi di Roma [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso.

Premetto che non tifo Feyenoord né altra squadra di calcio di questo pianeta; le vicende di Calciopoli mi hanno allontanato da uno sport malato e irrispettoso dell’educazione dei giovani.
Per una strana coincidenza mi trovavo mercoledì su un treno che giungeva a Roma Termini nel momento in cui sbarcava un nutrito gruppo di hooligans olandesi.
Non promettevano nulla di buono. I suoni gutturali emessi tradivano la loro provenienza e le parole erano già abbondantemente lubrificate di birra e di chissà cos’altro.
Erano invadenti nei modi e nei toni ma – si sa – siamo tutti meridionali o settentrionali di qualcuno e quindi certe differenze culturali non ci devono spaventare.
Penso che in un mondo globale la ricchezza della diversità è un bene inestimabile.

Il giorno dopo visito il Foro Romano, per la prima volta dopo mezzo secolo.
Rivedo Tito, Vesta, Massenzio e tutte le grandi figure che hanno costruito l’Impero e calpestato quelle pietre.
Rimango stupefatto dalla storia e da come centinaia di persone ci entrano dentro in rispettoso silenzio. I giapponesi sono sempre in larga maggioranza e forse sembrano ancor più numerosi per la quantità di foto che riescono a scattare in un battito di ciglia.
Penso che la fotografia digitale sia un gran risparmio per questi pacifici invasori gialli.

scempio_capitaleNel pomeriggio attraverso via del Corso, poi via Condotti e finalmente giungo a Trinità dei Monti. Piazza di Spagna è circondata da polizia, carabinieri ed esercito; lampeggianti ovunque e un silenzio irreale nonostante le migliaia di curiosi che si accalcano per immortalare coi telefonini la Barcaccia del Bernini da poco restaurata e appena danneggiata.
Penso che il consumo consapevole di intelligenza dovrebbe essere inserito nelle Costituzioni di tutto il mondo.

“Sono italiano, ma sono incazzato con gli italiani” mi dice un anziano tassista riaccompagnandomi al treno “se i francesi o gli americani avessero le nostre bellezze artistiche metterebbero i soldati a guardia… e certe cose non accadrebbero! Quando c’erano Almirante, Berlinguer, Andreotti, Spadolini… quelli sì che erano politici veri…”

Penso che i ruderi facciano parte di ciascuno di noi.
Qualcuno li rivive come parte di un libro da leggere.
Qualcuno li porta con sé e ne diviene artefice di nuovi.
Qualcun altro se li porta dentro e divengono tutt’uno con la propria vita.

Ruderi siamo e ruderi ritorneremo.