L’arte della manipolazione [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso.

Conosco un tipo abilissimo con la creta.
Riesce a prendere un blocco informe e con pochi colpi di mano è capace di scolpire un’aquila stilizzata, il corpo di una donna, un volto umano.
Se poi ti volti per qualche minuto, ti distrai per una telefonata o ti lasci andar via da una melodia alla radio e poi ritorni – con la mente e con gli occhi, intendo – l’aquila è piumata, la donna è soda e ben tornita, il volto è vivo.
Incredibile.

Sono doti innate, quelle di riuscire a plasmare.
La chiamano arte della manipolazione.
Non è un’arte che mi appartiene, e questo mi fa male.
Non invidio ma ammiro coloro che hanno questa capacità; sono persone speciali, ricche di idee e di fine manualità.

Conosco poi un altro tipo, abilissimo con le parole.
Riesce a prendere un frigorifero e con poche frasi ad effetto pronunciate col tono vagamente ipnotico gli fa credere di essere una lavatrice.
Se poi ti distrai per qualche minuto – magari per spegnere il fuoco sotto il bollitore e versare una tazza di tè – ecco che il frigorifero ha messo su le ruote e si crede un sidecar.
Incredibile.

Sono doti innate, dicevo, quelle di riuscire a plasmare.
Anche questa è arte della manipolazione.
Neppure questo aspetto artistico mi appartiene; talvolta sono illusionisti e lo fanno per il piacere e il divertimento di un pubblico, altre volte sono arrivisti e persone di malaffare.
In quest’ultimo caso né invidio né tantomeno ammiro costoro, sanguisughe dell’anima.
Quant’è facile vivere di luce riflessa godendo del merito di un’energia che appartiene ad altri.

Mi rendo conto che per noi flessibili anche gli aspetti primari possono divenire di secondo piano.
In un certo senso artisti della manipolazione, ma solo su noi stessi.
Quanto mi invidio…