Un salame poco commestibile [Ars Eloquendi Goliardiae]

1970--pontifexdi Antonio Silvani.

Come promessovi la scorsa settimana (ed i Goliardi mantengono sempre le promesse, al contrario dei politici la cui parola vale meno di quella di una puttana o di un tossico in astinenza), ecco la descrizione di un simpatico giochetto sicuramente nato come rappresaglia e poi divenuto uno scherzo di routine. Questo scherzetto ha già conosciuto l’onore della stampa, in quanto è descritto nel libro “Scherzi da prete”, pubblicato tanti anni fa dall’indimenticabile Marcello Marchesi (noto anche come “il signore di mezza età”).

E’ quasi sicuro che l’idea sia nata tra Tanaro e Bormida, però che sia stato Marchesi a prendere lo spunto dai Goliardi…  e se fosse viveversa? Non fa né caldo né freddo!

E come scriverebbe Benedetta Parodi (che, lo ripetiamo, è nipote di uno dei fondatori della Goliardia Alessandrina) nel suo libro “I menu di Benedetta“, ecco la ricetta di questo appetitoso salame:

Ingredienti:

– Tre o quattro fogli di carta di giornale (oppure un resistente foglio di carta da pacchi dalle dimensioni  di un giornale).

– Un chilogrammo abbondante (non è richiesta la bilancia di precisione per calcolare il quantitativo, si può andare anche a occhio) di residui organici semi-solidi, di consistenza cremoso-fluida, non importa se umani, canini o felini; si sconsiglia invece il letame in quanto la presenza della paglia potrebbe inibire la riuscita; è altresì sconsigliato l’uso di sterco equino in quanto, essendo ricco di fibre, non garantirebbe la fluidità desiderata.

– Un accendino (o dei fiammiferi).

– Una vittima.

– Uno stuoino posto dinanzi alla porta dell’appartamento della vittima.

– Una via di fuga.

Preparazione, che deve essere effettuata sul posto, cioè a pochi metri dallo stuoino della vittima (l’androne delle scale, specialmente se buio e/o con qualche angolo cieco si presta perfettamente):

–  Accertarsi (senza che se ne accorga) che la vittima prescelta sia in casa.

– Versare la cremina del colore della Nutella (ma che Nutella non è) sui fogli di giornale sovrapposti (o sul foglio di carta da pacchi), avendo cura di tenere sollevati i bordi dei lati più lunghi e facendo attenzione che queste estremità ripiegate restino perfettamente asciutte; se fossero anche solo leggermente umide, lo scherzo non riuscirebbe.

– Arrotolare su sé stessa la carta contenente la cremina fino dare al tutto la forma di un salame.

– Ripiegare verso l’alto gli estremi di carta (mantenuti asciutti) del salame (ripiegarli solamente, senza attorcigliarli tipo carta da caramella).

– Porre il salame sopra lo stuoino della porta di casa della vittima.

– Dar fuoco ai bordi ripiegati e, nel contempo, suonare insistentemente il campanello (meglio ancora sarebbe suonare il campanello e bussare sonoramente alla porta) e nascondersi velocemente.

– A questo punto il padrone di casa apre la porta e smoccola perché non c’è nessuno, ma poi vede il salame dai bordi fiammeggianti e, per spegnere il fuoco, lo calpesta con foga…

… dopodiché lo sfacelo!

N.P.

Qualche benpensante schizzinoso potrebbe obiettare che la preparazione di uno scherzo del genere richieda di maneggiare della merda, per cui, oltre ad essere una cosa poco fine, il giochino si ritorcerebbe contro chi lo fa.

Innanzitutto i Goliardi per queste preparazioni impiegano le matricole, che, essendo merda, giocano in casa, ma poi, cara la mia gente, continuiamo a ricevere badilate di merda da quando siamo nati: da chi ci governa, dai nostri insegnanti, dai nostri datori di lavoro, dalla vita stessa che è un merdaio, per cui, se una volta tanto dobbiamo maneggiare della merda per goderci qualche attimo di allegria, facciamolo tranquillamente senza pensarci sopra!

Terminata questo scatologico, promesso preambolo, entriamo nel vivo del capitolo e riprendiamo la storia della Goliardia Alessandrina.

Corre all’incirca l’ano 1963, Attila il Cruento muore come Pontifex Maximus, risorgendo immediatamente come Santo dell’Ordine e Grande Elettore.

1)-Giorgio-CamperiIl Conclave elegge Alarico il Truce (vedi foto “1“), vulgo Giorgio Camperi (chiamato anche Campari, per ovvi ed intuibili motivi), futuro valente medico, di cui non si sa più nulla, essendosi trasferito da Alessandria subito dopo la laurea.

Anche Alarico è stato un Pontifex degno della sua carica e, cosa fondamentale, matto al punto giusto… ma una vena di pazzia ha sempre caratterizzato i Goliardi, pazzia spesso affiorante anche dopo, quando “… salve nostra adolescenza / te commossi salutiamo, / per la vita ce ne andiamo…”.

N.P.

Abbiamo parlato qualche riga fa di “conclave”: ma dove avveniva questa sacra elezione (non fraintendeteci, non parliamo di erezione, che può avvenire dovunque, bensì di elezione…)?

Come abbiamo già detto le amministrazioni comunali illuminate di allora davano alla locale Goliardia una piccola sede, una stanza, i Goliardi non chiedevano di più. Oggi che tutti si riempiono la bocca con la parola volontariato, dette amministrazioni pretendono che tutti lavorino gratis et amore Dei (tranne qualche strapagato prescelto dai partiti al potere), ma se per caso questi gruppi di volontari avessero mai bisogno di un locale, anche per una sola serata, per uno spettacolo, una manifestazione, ecco che scatta l’affitto da pagare (i partiti politici sono esclusi da questo osceno balzello).

Altro N.P.

2)-giovinezzaI versi “salve nostra adolescenza… ecc.” sono tratti dall’inno Goliardico, composto da Giuseppe Blanc e Nino Oxilia nel 1909, dal titolo “Commiato” (vedi foto n. “2“) ed era la celebrazione della giovinezza e della Goliardia al momento di entrare nella fase adulta della vita. Dopo circa venti anni il regime fascista, perpetrando la sua abitudine alla sopraffazione, fece suo questo inno, che, purtroppo, col suo squallidissimo testo (quello definitivo di Salvator Gotta), passò alla storia  come l’inno del partito nazionale fascista, dal titolo “Giovinezza“.

3)-1961---i-grigi---veglione-della-matricola-(Boccassi-iniziato-all'AGA)Nella foto n. “3“, scattata nei locali del Circolo Alessandria, possiamo apprezzare il battesimo della mATRICOLA Ugo Boccassi, futuro, distintissimo (si fa per dire) Dott. Ugo Boccassi, stimato (si fa sempre per dire) editore alessandrino, ricercatore e spesso memoria storica di tradizioni, fatti, dialetto, storia, pettegolezzi, aneddoti, personaggi della città di Gagliaudo. Goliardicamente il suo nome è Gagliaudo II in esilio a Pavia, relativamembro al dialetto la sua firma è Ass an Buca (Asso o, a piacere, Asse in Bocca).

Nella foto vediamo Alarico il Truce (“a“) col pastorale pronto a battezzare la merdosa mATRICOLA (“b“) in ginocchio al suo cospetto. Un Goliarda (“c“) ha pronto il rubro licore, attinto dal fonte battesimale, fondamentale in questa cerimonia, mentre ignoriamo il contenuto della terrina nelle mani del Goliarda (“d“): sicuramente sarà qualche emerita e puteolente schifezza da gettare al battezzato. Il Santo Sümia I il Buono osserva interessato qualcosa o (sicuramente) qualcuna fuori dalla scena. Le Sacre Mutande (vedi freccia) contemplano dall’alto il rito.

4)-1961---i-grigi---veglione-la-fanciulla-del-19-gennaioEcco ora un dagherrotipo (foto n. “4“) che sottolinea come Gagliaudo II (Ugo Boccassi) abbia sempre avuto un gusto sopraffino nella scelta delle proprie donne. Questa scena avviene nel corso del Veglione dedicato alla “Fanciulla del 18 gennaio” (avremo modo di esporre il perché di questa manifestazione) che si svolge, tanto per cambiare, nei locali del Circolo Alessandria.