Je suis [Il Flessibile]

caruso_copertinadi Dario B. Caruso

 

Appartenenza.
Parola magica, un tempo valore aggiunto alla vita del singolo che oggi suona come un limite.
L’uomo, animale sociale, abbisogna di un gruppo in cui riconoscersi e in cui riconoscere i propri principi.
Un gruppo di studenti in una classe, una famiglia intorno a un desco, un team di professionisti in una riunione, una compagnia teatrale, un’orchestra, una coppia di sposi, una città, un dio.

“L’uomo fa la religione, e non la religione fa l’uomo. Infatti la religione è la coscienza di sé e il sentimento di sé dell’uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso.
Ma l’uomo non è un essere astratto, posto fuori dal mondo. L’uomo è il mondo dell’uomo, Stato, Società.”

In queste poche righe di Karl Marx – che risalgono alla metà dell’Ottocento – sta probabilmente una delle chiavi di lettura del mondo moderno.
Se è vero che gli estremismi e gli integralismi sono un ribaltamento della necessità dell’uomo di “fare religione” allora la fotografia di ciò che sta accadendo in questi giorni, mesi, anni del terzo millennio è precisa.
Un’ideologia che plasma un individuo per distruggere nasconde la stessa follia che alberga nello scienziato che in letteratura costruisce mostri e robot per soddisfare il proprio bisogno di onnipotenza, facendosi dio.

Le stragi di Parigi di questa settimana avranno lo stesso iter delle Torri Gemelle, dellaCaruso Insieme dei mortali metropolitana di Londra e di tutti gli episodi drammaticamente analoghi.
Solidarietà dei Capi di Stato, marce e sit-in per la pace, guardia alta per un buon periodo di tempo, incontri di pianificazione per combattere il terrorismo internazionale.
Fino al prossimo episodio. Toccherà a Roma o a Berlino?
Perché se l’uomo passa dio è immortale.

La spensieratezza degli anni Ottanta ci portava la réclame della Lancia con il tormentone “Je suis Catherine Deneuve”.
Le preoccupazioni di questi anni ci fanno dire “Je suis Charlie” oppure “Je suis Juif” e poi chissà cos’altro in un continuo mutamento di appartenenza.
Per questo mi sento di dire “Je suis” perché in questo modo, appartenendo a me stesso non appartengo ad altri.
Je suis.