L’evoluzione di alcune specie [Il Flessibile]

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caruso_copertinadi Dario Caruso.

La spiegazione dei fatti è un processo talmente soggettivo da far pensare che il nero a volte può essere confuso con il bianco.
È la grande forza su cui si basa la professione dell’avvocato: quella di far credere (o perlomeno supporre) che l’ucciso si sia tolto la vita lasciando così l’assassino libero di reiterare.

Quando Charles Darwin (1809 – 1882) teorizzò l’evoluzionismo ne “L’origine della specie” (1859) lo fece a ragion veduta dopo decenni di studi, di viaggi e di ricerche.
Senza alcuna nozione di giurisprudenza comunicò alle signore dell’alta borghesia cattolica e perbenista – quindi non senza mugugni –che il loro bisnonno era uno scimpanzè.

084Ma ci sono specie che non si evolvono.
In queste settimane sto facendo degli studi musicali approfonditi sui musicisti di tutte le epoche.
Attraversando la storia da Bach a Lucio Dalla; mi rendo conto che tutti i compositori/cantautori, come qualsiasi essere umano dotato di arte, hanno avuto un percorso, una progressione, insomma un’evoluzione che li ha maturati. Ciò si può leggere nelle loro opere/canzoni.
Perfino Mozart e Gershwin, pur avendo vissuto solamente per una manciata di anni, hanno disegnato un’iperbole che si tronca miseramente dopo trentacinque anni ma che racchiude un processo di crescita intellettuale e professionale.

Vasco Rossi no.
Il Blasco si è fermato all’adolescenza. I suoi testi sono sempre quelli, le musiche pure, nulla si sposta di una virgola, neppure l’abbigliamento. Lo dico con un certo affetto poiché le sue canzoni hanno attraversato la vita di quelli della mia generazione e seguenti.

Solo un esempio:
Tu che dormivi piano (1978)
“Tu che dormivi piano/ quasi non ti sentivo/ ed allungavo la mano/ tra le lenzuola il tuo viso/
Io respiravo piano/ in quel silenzio calmo/ il giorno entrava dal vetro/ più che indeciso sorpreso”

Piccolo fiore (2004)
“Vuoi da bere/ vieni qui/ tu per me/ te lo dico sottovoce/
amo te/ come non ho fatto in fondo/ con nessuna/ resta qui un secondo”

Qualcuno potrà obiettare che non si possono paragonare Mozart e Vasco Rossi. Io rispondo che non si tratta di paragoni, si tratta dei secoli che passano e della storia che si evolve.
Basta prendere un libro di testo di scuola media per capire che i valori assoluti non esistono se non nella testa di ciascuno di noi; in trenta pagine si attraversano duemila anni di musica.
E i ragazzi di oggi hanno necessità di fare ordine e anche di capire la grandezza che è direttamente proporzionale alla distanza temporale dall’adesso.

Allora chiedo aiuto agli avvocati per far sì che il cerchio si chiuda nella mia, di testa.
Vorrei dimostrassero che l’evoluzione vale per molti ma non per tutti, che Darwin era un sognatore e non uno scienziato, che Mozart era solo uno sporco ubriacone, che Vasco Rossi non è un genio della musica, che la matematica è un’opinione, che l’Italia è un’infradito, che la libertà appartiene anche ai diseredati.

Che gli avvocati fanno gli avvocati per vocazione e non per denaro e fama.
E non cambieranno mai.