5 domande a… Nicola Robotti

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nicolino_robottidi Andrea Antonuccio.

Lo avevamo intervistato un anno fa, via Skype, mentre era ancora in Perù a capo di un progetto legato alla promozione del caffé e del cacao. Ci aveva in qualche modo preannunciato che di lì a poco avrebbe preso una decisione importante e definitiva per la sua vita. E così è stato. Oggi, Nicola Robotti da Solero (Nicolino, per i numerosissimi amici) è a tutti gli effetti un seminarista della Fraternità San Carlo Borromeo a Roma. Ma come ci è arrivato, il nostro eroe, fino a Roma? E soprattutto, perché? E’ quello che stiamo per scoprire insieme… Buona lettura!

1) Nicola, nella nostra ultima intervista ci avevi detto che qualcosa stava bollendo in pentola. Ma da qui a vederti in seminario…
Effettivamente è stata una sorpresa per tutti, in primis per i miei genitori, che tutto si aspettavano tranne che un figlio seminarista. Ma per me è stato un percorso verificato e ragionevole, sviluppatosi nel tempo. Non un “colpo di testa”, ecco…

2) Perché sei andato a Roma e non, per esempio, ad Alessandria?
La verifica di cui ti parlavo l’ho fatta proprio con quelli della Fraternità San Carlo, che ho scelto per una vicinanza affettiva e per così dire, “di storia”. Alcuni miei amici, o amici di amici, erano stati lì e mi avevano detto cose grandi e belle.

3) Tu hai quasi 37 anni. Perché hai aspettato così tanto a deciderti?
Semplicemente perché non ho deciso io. Mi spiego meglio… la chiamata al sacerdozio non è una cosa che ci si può fabbricare da soli, a tavolino o dopo una particolare elucubrazione. E’ qualcosa che ti ritrovi addosso e che puoi riconoscere subito, o dopo un po’ di tempo. Ma l’importante è riconoscere!

4) E’ vero che alla tua veneranda età ti sei rimesso a studiare?
Sì, è vero… alla mia età fa un certo effetto tornare a scuola, ad essere sincero. Studio filosofia alla Pontificia Università Lateranense, con buon profitto. Quest’anno ho sostenuto dodici esami e sono perfettamente in corso. Quando studiavo Scienze Politiche in Cattolica non ero mica così bravo!

5) Ultima domanda: com’è la vita in seminario?
La vita della Fraternità San Carlo aiuta il seminarista a fissare il centro dell’attenzione su Gesù Cristo. Tutto è pensato perché la persona possa vivere la propria vocazione senza distrazioni o perdite di tempo. Tu pensa che nei primi due anni di seminario c’è il “silenzio tecnologico”: niente cellulare, e un computer in comune con tempi razionati. Può sembrare una assurdità, di questi tempi in cui siamo tutti interconnessi, ma è un modo intelligente di educarsi all’essenziale. Sto facendo una esperienza di bellezza e pienezza che mi corrisponde totalmente. E’ una strada che non so dove mi porterà… ma so che è per me!